LA FELICITA’
E’ il vero albero della vita, la fonte dell’eterna giovinezza, il filtro dell’immortalità così tanto ricercato nelle leggende, nelle fiabe e molto probabilmente, nel fondo del cuore di tutti noi! Ma cosa intendiamo veramente per essere felici?
Le risposte a questa domanda credo siano le più disparate, dal semplice “voglio uscire la sera e rientrare quando ormai è l’alba” del ragazzino adolescente nel pieno della sua crisi d’autonomia, al desiderio di pace universale professato da Ghandi. Vedo negli occhi dei lettori molti sguardi perplessi, forse il paragone gli ha scioccati, forse ritengono la mia affermazione un’iperbole, una boutade, lasciatemi spiegare il concetto poi, è assolutamente lecito possiate dissentire.
La felicità è l’espressione di una gioia profonda, vitale, contagiosa e appagante che potremmo provare se… La felicità non è uno status di vita, è una speranza! Non è una condizione nella quale possa trovarsi qualche fortunato, è preghiera che raggiunta quella meta, qualunque essa sia, questa sia l’ultima.
Sì, perché se dopo questa noi avessimo una meta ulteriore, la nostra sensazione di essere felici crollerebbe per gli sforzi, le tensioni, le delusioni, le aspettative che la nuova meta da raggiungere ci porterebbe. Cerchiamo la felicità senza sapere che felicità è proprio non dover cercare nulla, essere in pace e appagati, avere ciò che si desidera perché si desidera proprio e solo ciò che si ha… e questo non fa parte dell’indole dell’essere umano.
La ricerca del Nirvana? Non così come è inteso nelle religioni orientali. No è la ricerca di spiritualità che professano tutti credo, non è una fuga dalla realtà, no! E non perché non possa essere quella una soluzione, ma sembra non esserla per la nostra mente ed il nostro cuore moderno ed edonista che richiede di avere di più, avere più di altri, richiede il potere e la competizione, richiede soldi, richiede soddisfazione continua di desideri e bisogni ormai troppo spesso indotti da altri.
Per il nostro mondo, per la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne una meta spirituale è inaccettabile. C’è chi propone l’amore come alternativa alla spiritualità, ma l’amore non è l’alternativa, l’amore è spiritualità. L’amore è il motore dell’universo, ma sulle labbra dell’uomo ha preso il sapore di possesso, dovere, sesso, status sociale.
Amare non è questo. Amare è dare! E in un mondo nel quale impariamo a competere da quando nasciamo, dare è ormai un’utopia. Diciamo di amare la persona che abbiamo accanto e che lei è la nostra fonte della felicità ma, dopo poco, non sopportiamo nemmeno la sua voce.
L’amore è finito e con esso la felicità? Non credo signori, l’amore non è mai esistito perché l’amore vero non finisce e quella parvenza di felicità provata con la conquista viene cancellata dal desiderio di provare altro, un’altra emozione, un’altra situazione, un’altra vita! La felicità sembra non esistere, la felicità è come giocare al superenalotto, aspettare la felicità è come aspettare una vincita improbabile… e io credo sia colpa nostra che avremmo tanto per essere felici, avremmo, moltissimi motivi per goderci l’esistenza e non siamo capaci di farlo.
Allora smettiamo di parlare di felicità, di amore e di speranze, smettiamo di lamentarci e impariamo ad apprezzare la vita!
giovedì 21 maggio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento