giovedì 5 febbraio 2009

L’enogastronomia
Il vino

La provincia di Alessandria occupa un ruolo non certo secondario nella produzione vitivinicola vanto di tutto il Piemonte, con la difesa di vini rari (Carica l’asino e Timorasso) e la produzione di 37 vini fra D.O.C. e D.O.C.G.

Barbera Il vitigno piemontese più rustico, forte, ottimo per l’invecchiamento, passa dal giovanile ros-so rubino (piacevolmente pungente) al più maturo rosso granato attenuando l’intenso profumo, rimane adatto all’abbinamento con piatti robusti.
Ci sono 6 certificazioni D.O.C.: Barbera del Monferrato e Barbera d’Asti (contenenti anche Freisa, Grignolino e Dolcetto), Gabiano e Rubino di Cantavenna, Colli Tortonesi Barbera e Piemonte Barbera.

Dolcetto Vitigno diffuso nell’Acquese e nell’Ovadese, citato in un documento del 1593, di dolce ha solo il nome, essendo il “secco” per eccellenza, ammandorlato, con un retrogusto amarognolo che lo rende adatto a gustosi risotti al tartufo come alle carni bianche.
Il Dolcetto di Acqui e quello di Ovada (con uve dolcetto al 100%) sono affiancati dal Monferrato Dolcetto e dai Colli Tortonesi Dolcetto.

Grignolino Anticamente chiamato “barbesino”, coltivato nel Casalese e nell’Astigiano fin dal 1252, color rubino chiaro, dal profumo poco intenso e dal sapore tannico, è un vino non facile, dal carattere “anarchico”, con una mutevolezza che lo rende sovente incompreso, ma anche molto amato, come un figlio capriccioso, capace di sorprenderci (da provare coi piatti di pesce!).
D.O.C. sono il Grignolino del Monferrato Casalese e il Piemonte Grignolino.


Cortese Si ottiene dal vitigno bianco Corte-se, ben ambientato nelle terre attorno a Tortona, Acqui e Novi. Il Gavi è un vino asciutto, fresco, dal colore paglierino, leggermente ammandor-lato, dal profumo insieme delicato e persistente: è ottimo per un aperitivo e si sposa alla perfezio-ne con piatti di pesce (gli antipasti), con carni bianche e con focacce.
Il Cortese di Gavi (o Gavi tout court) è D.O.C.G., mentre D.O.C. sono il Colli Tortonesi Cortese, il Cortese dell’Alto Monferrato, Il Monferrato Casalese Cortese e il Piemonte Cortese.

Moscato bianco Vitigno amato già dai Fenici, il moscato dall’Oriente ha raggiunto l’Acquese e l’Astigiano, dove è divenuto estre-mamente ricercato per la sua giusta dolcezza e la bassa alcolicità che lo rendono perfetto per i dessert e per i brindisi conviviali. La produzione alessandrina è concentrata nelle colline del Monferrato e soprattutto a Strevi.
Qui nascono l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti (entrambi D.O.C.G.) affiancati dai D.O.C. Piemonte Moscato e Piemonte Moscato Passito.

Brachetto Ricavato da uve a bacca nera (diffuse fin dal sec. XV), è un vino dolce e liquo-roso, color rubino chiaro, dal profumo mu-schiato, con sentori di frutta matura, da gustarsi giovane. Esiste anche la variante spumante.
D.O.C.G. il Brachetto d’Acqui (o Acqui, cui è dedicata l’Enoteca regionale), D.O.C. il Piemonte Brachetto.


“un vino racchiude in sé molto più di quanto certe definizioni convenzionali possano lasciar intendere: un vino, infatti, al di sopra e al di là del colore, della limpidezza, del profumo e del sapore che lo definiscono, esprime l’anima e la personalità, la storia e le tradizioni delle genti e dei luoghi che lo hanno prodotto”
(Mario Soldati)



I prodotti dell’agricoltura

La morfologia differenziata del territorio della provincia di Alessandria da esito a una particolare ricchezza e varietà di prodotti tipici.
I terreni di pianura, collina e montagna sono da sempre amati e coltivati con cura, all’insegna di una produzione di qualità che è fiore all’oc-chiello della zona e dà il meglio di sé nella produzione di qualità di verdura, frutta, formaggi e salumi, tutelati dall’Assessorato provinciale per la Promozione dei prodotti tipici e di pregio.


La produzione di frutta e verdura è calata quantita-tivamente rispetto ai secoli scorsi, ma si è mantenuta immutata la qualità di varietà locali gustose e ricercate quali la fragola alessandrina (del sobborgo di Casalbagliano) e la preziosa fragolina di Tortona, la pregiata e saporita pesca di Volpedo, l’albicocca di Volpedo, la ciliegia “precoce”di Rivarone, la ciliegia “bella di Garbagna” e le mele della Val Curone (www.vallicuronegrueossona.com), la castagna, la Mela Carla e la fagiolana (legume molto richiesto nella vicina Liguria) della Val Borbera (http://www.valborberaespinti.it).


E ancora la rapa rossa e la scorzonera (radice amara bianco-giallognola) di Casalcermelli, il sedano di Alluvioni Cambiò, la zucca di Castellazzo Bormida, le patate di Castelnuovo Scrivia, i meloni di Isola Sant’Antonio, l’aglio di Molino dei Torti. Tutti questi prodotti di nicchia danno vita ad abbinamenti enogastronomici unici.

Gastronomia

L’Alessandrino e il Casalese hanno tradizioni culinarie dai sapori tipicamente monferrini, dove robusti e ricchi di storia sono i primi piatti, come il pollo alla Marengo, gli agnolotti di stufato (conditi col sugo del medesimo stufato), gli agno-lotti di arrosti (insaporiti dal cavolo), i bolliti misti conditi con le tre salse tradizionali (bagnetto verde, rosso e salsa bianca) e la “bagna cauda” che nel suo ingrediente principale (l’acciuga) testimonia la passione locale per il salato (si dice che un alessandrino che debba scegliere fra un pasticcino e un’acciuga scelga sempre l’acciuga!). Tipici della Fraschetta (i sobborghi di Alessandria) i gnocchetti di verdure e formaggio, bolliti dopo esser stati fatti “rabatare” (rotolare) nella farina, da cui il nome di rabatòn.

Le terre confinanti con la Liguria hanno subito un influsso gastronomico oltre che culturale, e si ha oggi la possibilità di gustare aromi medi-terranei abbinati a gusti più tipicamente locali, per esempio con l’abbinamento di piatti di funghi e selvaggina a pesci conservati sotto sale (l’antica Via del Sale passava proprio di qui) come stoccafissi e acciughe.
L’influsso ligure ha prodotto una passione per le focacce (inimitabile la morbidezza della focac-cia di Novi, prodotto IGT) che si affianca alla ricca produzione di pane e grissini delle rinoma-te panetterie.
Le cuoche amano poi ricorrere alle erbe per rendere unici i propri piatti, arricchiti da odori e sapori nella cui produzione eccelle la Comunità Montana dell’Alta Valle Orba, Erro e Bormida di Spigno, che rivaleggia con la Provenza per erbe officinali e aromatiche (e per gli olii essen-ziali) coltivate sui versanti meno adatti all’agri-coltura con tecniche biologiche e biodinamiche.
Nella zona di pianura troviamo le influenze della cucina lombarda (e longobarda) con l’abitudine di servire risotti, verdure in carpione (tipica presenza anche nei menù degli agricoltori monferrini) e piatti a base di rane (per l’influenza dei vicini vercellesi e lomellini).
Pregevoli al palato e indimenticabili sono i formaggi. La produzione delle zone collinari acquesi fa concorrenza alle robiole caprine di Roccaverano (la cui zona di produzione sconfina in territorio alessandrino) e lungo tutto l’arco ap-penninico piemontese si producono da secoli le inconfondibili formaggette (o robiole) il cui gusto è prodotto inconfondibile dovuti all’unione di pascoli stesi al sole, latte caprino (a volte con una percentuale vaccina) e stagionatura tradi-zionale, vanto della Comunità montana Suol d’Aleramo - Comuni delle Valli Orba, Erro e Bormida (http://www.cm-ponzone.al.it).
Prodotto unico è il Montebore, antichissimo formaggio dalla forma tronco-conica schiacciata (ora a componente vaccina al 70 % e caprina al 30%) la cui produzione a rischio di scomparsa è ricominciata da pochi anni sotto la dicitura DOP, e rappresenta vanto (oltre che presidio enogastro-nomico) delle Val Curone (www.vallicuronegrueossona.com) e Borbera(http://www.valborberaespinti.it).
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Fra i salumi non ha bisogno di presen-tazione il filetto baciato di Ponzone (http://www.comuneponzone.it), prodotto unico del suo genere in Italia, ottenuto avvol-gendo il cuore del filetto suino (aromatizzato adeguatamente) con una pasta di salame pure suino. Apprezzatissimi il prosciutto cotto di Tortona (privo di polisfofati e di glutine), la testa in cassetta della Val Lemme, la pancetta, la coppa e la testa in cassetta tipici della Val Borbera (privi di conservanti chimici) e la muletta monferrina (prodotta nel casalese e stagionata per 3 mesi).
Caratteristici due piccoli formati: il cacciatore monferrino (del peso massimo di 4 etti, da consumare giovane entro i tre mesi, una porzione creata apposta per non far perdere tempo ai cacciatori!) e il salamino di vacca tipico di Mandrogne (carne bovina mista a lardo suino trito, ottimo sia bollito che alla griglia).

I dolci dell’alessandrino sono prodotti in varie-tà (e quantità) tali da fare la felicità dei golosi, che possono ad ogni passo scoprire prodotti indimenticabili. Ogni cittadina ha il proprio tesoro particolare, dalla ricetta mantenuta rigo-rosamente segreta e passata invariata attraverso i maestri pasticcieri. Le vetrine delle pasticce-rie traboccano di baci di dama, di baci dorati (con l’impasto arricchito di cacao), di canno-ncini ripieni di zabaione e di cioccolato, di bavaresi, di polentine di Marengo (torte di mais povere all’aspetto ma friabili e gustose), di creme di cioccolato (la famosa Giacometta, dal nome della compagna della maschera Gian-duia), di canestrelli (ciambelle mignon di pasta frolla ricoperte di zucchero).

Quasi ogni città produce un proprio tipo di amaretti, da Acqui (pregiati i morbidi amaretti del Sassello) a Ovada (http://www.comune.ovada.al.it) e a Gavi (http://www.immagine.com/gavi) (morbidissimi, dall’inconfondibile forma triangolare), mentre il Novese è rinomato per la lavorazione del cioccolato, del torrone e del croccante (che ad Alessandria sono prodotti tradizionalmente legati alla festa di Santa Lucia). A Casale Monferrato da più di un secolo si cuociono i krumiri, paste frolle prodotte secondo una ricetta custodita gelosamente, piegate a forma di “v” ed esportate in tutto il mondo nelle inconfondibili scatole di latta.

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