martedì 28 ottobre 2008

CHE COSA SUCCEDE IN ITALIA?

Gentili lettori, mi permetto di scrivere questa lettera di protesta, per rendere noto di alcuni fatti che io ritengo siano “SINGOLARI” che capitano in Italia, il nostro paese, che dovremmo salvaguardare e difendere, soprattutto dalla invasione degli stranieri.
Bene, è proprio così?, non credo proprio. Cito ad esempio un fatto che in questo periodo accade in provincia di Alessandria.
Un gruppo di ragazzi giovani alquanto “VIVACI” si è permesso di occupare un capannone dimesso nelle vicinanze di una strada statale molto trafficata, per fare un tekno party con musica ad alto volume per tutto il giorno, con spaccio di sostanze stupefacenti alla luce del giorno, senza che nessuno osi avvicinarsi. Mi domando, ma dove sono le forze dell’ordine, quelli che dovrebbero difenderci, sono sulle strade solamente per fare delle multe ai trasgressori del codice della strada quando hanno bisogno di un po’ di soldi per far quadrare il loro bilancio personale?
Questo è solo un fatto, ma ne posso citare anche altri. Per esempio le panchine della nostra città sono imbrattate di scritte di ogni genere, frequentate da personaggi di dubbio gusto, che lasciano alla fine del loro passaggio ogni genere di schifezze per terra. Con buona pace delle persone, la maggior parte anziane, che vorrebbero passare delle ore serene della loro giornata di pensionati proprio su quelle panchine.
Altro fatto che questa volta riguarda l’Italia in generale. Perché noi dobbiamo accogliere quelle persone che arrivano dall’estero con qualsiasi tipo di mezzo (ad esempio gommoni) con la speranza di trovare un lavoro? Forse gli italiani non hanno anche loro bisogno di trovare un lavoro? Glielo dobbiamo lasciare a queste persone per dovere di accoglienza perché facciamo parte dell’Europa? Ditemi voi!
A questo punto mi fermo, perché ho l’impressione di essere stato un pochino polemico e non vorrei essere preso in odio da qualcuno. Saluto tutti e attendo delle risposte, preferibilmente esaurienti. Grazie!

Petruzziello Riccardo
ALESSANDRIA PULITA

Sono voluto andare a vedere la nuova stazione di Alessandria a lavori ultimati e ho passeggiato nei Giardini Pubblici dove anche lì sono terminati i lavori per la pavimentazione. Beh, non nascondo di avere avuto l'impressione di vivere in un'altra città da quella dove ho vissuto fino ad ora.
Ho un sogno! Vorrei che rimanesse per sempre così. E' vero che ci sono alcune cose da migliorare tipo i cartelloni con gli orari dove sotto vi è un cartello che dice che i dati possono essere non attendibili, o che nei giardini pubblici alcuni prati non hanno l'erba perchè sono stati appena seminati. Dettagli, a me piace già così.
Quando mai mi è stato concesso l'onore di non vedere ad Alessandria passeggiare nei giardini pubblici, dove ci dovrebbero andare le persone anziane e le famiglie con bambini dei brutti ceffi, per la maggior parte drogati, che spacciano la droga alla luce del sole, oppure vedere dormire sulle panchine della stazione delle persone (poverine) senza fissa dimora a volte ubriachi perchè purtroppo trovano come unica fonte di sostegno l'alcool che scorre nelle loro vene? Bene, stà succedendo ad Alessandria.
La mia città stà finalmente,piano piano, uscendo dall'incubo dove è vissuta in questi ultimi anni. A chi devo dire grazie? Non saprei dire, ma io dico grazie. Ma ho un sogno! Vorrei che rimanesse per sempre così.

Petruzziello Riccardo

venerdì 17 ottobre 2008

NON BISOGNA FIDARSI NEMMENO DELLE AZIENDE NOTE

Il caso di un consumatore, indotto a cambiare contratto della luce e del gas.
Mesi per ritornare alla precedente situazione.

Il caso riguarda un alessandrino, un pensionato di 78 anni, con moglie e mamma di 100 anni. Al suo campanello l’11 febbraio si presenta un ragazzo “Enel”. Chiede di firmare alcuni moduli per risparmiare sulla bolletta Enel e gas.
Il nome Enel è una garanzia e si fa convincere a firmare, ma visti i modi spicci e una certa dose di prepotenza ci ripensa immediatamente e chiede all’addetto, poi rivelatosi promotore di Enel Energia (una filazione di Enel), di stracciare il tutto. L’addetto mugugnando straccia alcuni fogli, ma dopo tre mesi il pensionato riceve una lettera di Enel Energia in cui si dice che dal 1° luglio avrebbe ricevuto gas per uso domestico da Enel Energia e questo perché l’addetto non ha stracciato tutti i fogli in suo possesso: ne ha tenuto uno che ha consegnato all’azienda.
Il pensionato invia una lettera raccomandata al Garante della concorrenza a difesa del consumatore, per segnalare il caso per una pratica commerciale scorretta: ingannevole e aggressiva.
A giugno finalmente il pensionato riceve comunicazione da Enel Energia di essere stato “liberato” dal problema, ma intanto si deve recare all’Amag a ripristinare il suo vecchio contratto (spesa variabile da 40 a 100 euro). A luglio finalmente arriva una lettera dal Garante del consumatore che avvisa di avere inserito la pratica in una corposa documentazione di casi simili a quelli del pensionato, ma la storia non è ancora terminata, perché a settembre (il 18 per la precisione) arriva a casa un incaricato di Enel Energia per sapere come si sono svolti i fatti e chiede di firmare un foglio in bianco per evitare danni al venditore che, altrimenti, verrà multato da Enel Energia con circa 1500 euro.
Il racconto toccante, dell’addetto è che i venditori vengono “pressati” a fare contratti. Il pensionato non firma e si rivolge all’associazione consumatori Federconsumatori (0131/325150) che consiglia di non firmare nulla e prende atto che il pensionato ha già svolto ogni azione (raccomandata, avviso al Garante) che poteva intraprendere. Ma poiché l’azione ha creato disagi a tutta la famiglia si potrebbe ancora ipotizzare una denuncia per “danni esistenziali”.
Ogni commento è ovviamente inutile. L’attenzione non è mai troppa e vale sempre il consiglio, prima di firmare, di leggere attentamente anche le clausole scritte in formato minuscolo sui contratti. Se poi non si è sicuri, meglio chiedere consiglio a un’associazione consumatori che di questi contratti ne conosce a iosa. Terremo informati i lettori se la vicenda dovesse avere ulteriore seguito.
GUARDIA MEDICA PEDIATRICA PER CURARE I BAMBINI

La richiesta è stata avanzata dopo una serie di proteste di numerose mamme alle prese con i figli malati nei giorni festivi e prefestivi. Una guardia medica pediatrica.
E’ quanto chiede con un ordine del giorno, il consigliere comunale dell’UDC Giovanni Barosini. Al sindaco e alla giunta è stato chiesto di intervenire, adottando gli strumenti più opportuni, presso la Regione e l’Azienda sanitaria locale proprio per fare in modo di istituire una rete di servizi attraverso i quali si realizzi un percorso assistenziale articolato per fare fronte ai bisogni di salute del bambino.
Per portare il problema all’attenzione di tutti Barosini chiama in causa anche la convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia, secondo quale lo Stato riconosce l’infanzia come bene sociale da salvaguardare e sul quale investire. “Una città capoluogo di provincia come la nostra, scrive nel suo documento il consigliere dell’UDC, non può ignorare una grave carenza organizzativo-sanitaria che mette in serio pericolo la salute e la vita di un vasto bacino di cittadini indifesi”.
La presa di posizione di Barosini arriva dopo la segnalazione di molte mamme che hanno portato alla luce una serie di problematiche legate alle malattie di figli nei giorni festivi e prefestivi. Non solo l’assenza e l’irreperibilità del pediatra, ma anche pronto soccorso sovraffollato perché nel fine settimana si moltiplicano gli accessi di genitori preoccupati della salute dei propri figli. “Ogni cittadino adulto, spiega in conclusione Barosini, ha il diritto di scegliere un medico di medicina generale tra coloro che sono convenzionati che deve essere reperibile fino alle 20 nei giorni feriali e fino alle 10 nei prefestivi.
Oltre tali orari il cittadino può rivolgersi al servizio di comunità assistenziale o al pronto soccorso per casi urgenti. Negli orari di non reperibilità del pediatra, invece, non esiste un analogo servizio medico specifico di comunità assistenziale riferito ai bambini. Ecco perché mi sembra che non si possa più aspettare e che sia necessario un intervento forte dell’Amministrazione”.
SVILUPPO CULTURALE

E’ trascorso più di un anno, ormai, dall’insediamento di questa amministrazione di centrodestra in Alessandria. Certamente è possibile anzi, doveroso, tracciare un primo indicativo nonché cauto bilancio.
Ebbene, si era partiti con la voglia, anzi la necessità, di modellare una nuova Alessandria; volevamo, e vogliamo fortemente, una città ispirata a valori forti, intensi e partecipati. Stella polare della nostra azione: la persona-cittadino e la famiglia. L’obiettivo è quello di una loro crescita, in senso globale, culturale, etico, oltrechè prettamente materiale. Da subito questa Amministrazione si è impegnata con un’offerta ricca e articolata, sia culturale che socio-educativa, per far uscire dalla nebbia la città e fare brillare di luce nuova la vita culturale alessandrina.
La cultura giammai potrà essere considerata un elemento marginale; occorre allestire grandi spazi per supportare ed integrare la partecipazione alle tante occasioni, come si è fatto per esempio in Cittadella e con il Concorso Ippico. Significative sono le scenografie delle offerte: ambienti storici ed importanti per Alessandria, che offrono un palcoscenico naturale alle iniziative proposte.
La partecipazione alle attività culturali è sinora massiccia e quindi incoraggiante: grande pubblico agli spettacoli teatrali e numerosi visitatori alle varie mostre organizzate. Tutto questo è solo l’inizio, occorre continuare con l’equazione “cultura uguale sviluppo uguale socialità”. La grande progettualità, sin qui dimostrata dall’Amministrazione Fabbio, favorisce lo sviluppo di Alessandria e dà una dimensione nuova alla città, che si inserisce in un programma indirizzato a smuovere il torpore e far emergere Alessandria dal grigiore che spesso l’ha contraddistinta.
Una luce nuova e colorata di cultura che spicca nella nebbia, che pian piano si riduce. Attenzione, con tutto ciò non si devono perdere assolutamente di vista le problematiche che quotidianamente rendono preoccupante e affliggono la vita dei cittadini.
Sicurezza, caro-vita, disoccupazione, problema casa, tutela ambientale. Le sfide da affrontare a muso duro e vincere sono tante, ma la determinazione e la competenza di questa compagine politica sta conducendo a graduali ma significativi risultati. Alessandria sta crescendo e su questo non v’è dubbio. Cittadini e Amministrazione contate pure sull’apporto dell’UDC.


Giovanni Barosini
Capogruppo UDC

MANDIAMOLI A LAVORARE!

MANDIAMOLI A LAVORARE : Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma và?!) un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa Euro 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione é stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO: Euro 19.150,00 AL MESE;

STIPENDIO BASE: circa Euro 9.980,00 al mese;

PORTABORSE: circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare);

RIMBORSO SPESE AFFITTO: circa Euro 2.900,00 al mese;

INDENNITA' DI CARICA: (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00); TUTTI ESENTI DA TASSE
+
TELEFONO CELLULARE: gratis;

TESSERA DEL CINEMA: gratis;

TESSERA TEATRO: gratis;

TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA: gratis;

FRANCOBOLLI: gratis;

VIAGGI AEREO NAZIONALI: gratis;

CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE: gratis;

PISCINE E PALESTRE: gratis;

FS: gratis;

AEREO DI STATO: gratis;

AMBASCIATE: gratis;

CLINICHE: gratis;

ASSICURAZIONE INFORTUNI: gratis;

ASSICURAZIONE MORTE: gratis;

AUTO BLU CON AUTISTA: gratis;

RISTORANTE: gratis

(nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).

INOLTRE:
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi ( per ora!!!);

Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti),
più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera.
(Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio);



La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.



La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!



Far circolare.......si sta promovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari............ queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani......

giovedì 9 ottobre 2008

ALESSANDRIA





Alessandria è situata tra i fiumi Tanaro e Bormida, ai piedi delle colline del Basso Monferrato, ad un'altitudine di 95 metri dal livello del mare. E' un'importante nodo ferroviario e stradale al centro del triangolo industriale Torino - Milano - Genova.



Nel corso del XII secolo, nell'Italia Settentrionale si assiste alla nascita dei primi liberi comuni in cui desideri autonomisti si scontrano con la figura autoritaria dell'imperatore Federico Barbarossa. Alessandria sarebbe stata concepita come fortezza federale architettata dalla Lega Lombarda per contrastare la discesa del Barbarossa in lotta con i comuni del Nord Italia, supportati dal Papa Alessandro III, da cui la città ha preso il nome dopo la sua fondazione, il 3 Maggio 1168.



Storicamente conosciuta come roccaforte militare, grazie alla sua posizione strategica, nel corso dei secoli ha subito l'attenzione di molti condottieri, trovandosi coinvolta anche in conflitti che non la riguardavano. Da Federico Barbarossa a Napoleone, la storia della città è costellata di episodi legati più all'arte militare, che all'arte umanistica. Ne ha risentito lo sviluppo urbanistico che si è mantenuto rigorosamente all'interno dei due fiumi che la cingono.



La Cittadella, il massimo esempio di architettura militare presente in città, sorge sulla riva sinistra del Fiume Tanaro nell'area occupata dall'antico villaggio di Borgoglio. Voluta da Vittorio Amedeo II, fu realizzata su progetto di Ignazio Bertola e completata in seguito da altri architetti. La Cittadella è giunta pressochè intatta ai giorni nostri. Di dimensioni imponenti, ospitava polveriere, magazzini, arsenali, un ospedale e si dimostrò una fortezza difensiva inespugnabile. Oggi, in occasione di alcune feste, viene aperta al pubblico, suscitando sempre un grande interesse.



La città di Alessandria è stata anche teatro di una storica battaglia che ha contribuito a celebrare la gloria di Napoleone. Il 14 Giugno 1800, nella piana di Marengo, alle porte di Alessandria, le truppe napoleoniche sconfissero gli Austriaci. Negli anni recenti, il luogo della battaglia ha assunto fama leggendaria ed è diventato meta di pellegrinaggi da parte di coloro che celebrano ancora oggi il mito napoleonico. La pianura teatro della battaglia ospita la villa sede del Museo della battaglia di Marengo con cimeli, armi, documenti, stampe, pannelli e plastici che ricostruiscono la celebre battaglia.



Il marchio Borsalino è ciò che ha reso Alessandria famosa nel mondo. La storia del cappellificio Borsalino si intreccia fin dai suoi esordi con quello della città. Il suo trasformarsi da impresa artigianale a industria scandisce i tempi della metamorfosi di Alessandria verso l'industrializzazione. Il museo testimonia una manifattura artigianale che è arte e perizia, arricchita dall'esperienza e raffinata col tempo. I cappelli del museo, presentano fogge, qualità del feltro, finizioni che conferiscono robustezza, leggerezza, ingualcibilità e impemeabilità: i segreti della produzione del cappello Borsalino. Il museo comprende i campioni di tutti i cappelli prodotti dallo stabilimento a partire dal 1857.



L'esposizione prpone ai visitatori circa duemila cappelli delle più diverse forme e colori esposti negli storici armadi disegnati da Armando Gardella. Sono stati catalogati e scelti oggetti che hanno segnato le fasi della produzione, con l'intenzione di tutelare la storia, il patrimonio estetico e culturale dell'azienda.



Negli ultimi anni Alessandria, entrando anche a far parte del Circuito Città d'Arte della Pianura Padana, ha preso coscienza delle proprie potenzialità turistiche e dell'interesse espressse dai suoi tesori nascosti, dai suoi siti museali, dalla vie e piazze che hanno impreziosito diverse zone del centro cittadino: si rivela una città ricca di siti architettonici di pregio, di una rete museale di grande interesse e di peculiarità gastronomiche di antica tradizione. Il sistema dei musei civici costituisce un vanto per la vita culurale della città: ne fanno parte il Museo del Cappello Borsalino, le Sale d'Arte, il Teatro delle Scienze, i Percorsi del Museo Civico, il Museo del Fiume, il Museo Etnografico, l'Antiquarium Forum Fulvi, il Museo della Battaglia di Marengo e la sala espositiva Esperide. Sono molte le persone che visitano la città e diverse sono le iniziative atte a promuovere ulteriormente il nostro territorio, sia come meta del turismo di giornata, sia come principale punto di riferimento rispetto alle diverse opportunità turistiche offerte dal territorio della provincia. La quantità e la qualità di eventi culturali sono progressivamente cresciute offrendo ai turisti e ai cittadini diverse occasioni di svago e di divertimento.
ALESSANDRIA

Le origini della città di Alessandria risalgono al 1168 quando attorno al castello di Rovereto, nella zona dove sorge la chiesa di Santa Maria di Castello, viene a formarsi il primo insediamento urbano di un certo rilievo.
In seguito la borgata fu accresciuta dall’arrivo di rifugiati provenienti da Milano a da Tortona; città che erano state conquistate dalle armate dell’imperatore Federico Barbarossa.
Venne a formarsi così una vera città cui fu dato il nome di Alessandria, in onore del papa Alessandro III promotore della Lega Lombarda ed oppositore delle mire espansionistiche del Barbarossa.
Gli abitanti proclamarono dunque la propria autonomia verso l’imperatore, che rispose subito con le armi; infatti il 29 ottobre 1174 un corpo d’armata del Barbarossa si presentò sotto le mura cittadine per intimare la loro resa..
Assalti frontali, scalate alle mura, colpi d’ariete, scavi sotterranei, false promesse e scherni (“Alessandria della Paglia” per via dei tetti fatti poveramente con paglia di frumento), tutto fu tentato contro la città giunta ormai allo stremo delle forze.
Poi, fortunatamente iniziarono forti piogge che fecero straripare il Tanaro e la Bormida, inondando le campagne circostanti e trasformandole in un pantano, ostacolando cos’ i movimenti degli assedianti.
Seguì anche un inverno eccezionalmente rigido e siccome nei dintorni non vi era più nulla da razziare questo provocò tra le forze nemiche molte controversie e defezioni; Barbarossa si vide così costretto al ritiro, dirigendosi verso l’amica città di Pavia.
Purtroppo l’iniziale solidarietà sociale lasciò il posto a lotte intestine, per cui Alessandria cadde successivamente sotto il potere degli Angioini, dei Marchesi di Monferrato, dei Visconti, degli Sforza e per oltre un secolo e mezzo degli spagnoli.
Nel 1707 entrò a fare parte dei domini sabaudi ed in questo periodo furono erette le imponenti fortificazioni che caratterizzarono la città.
Il 14 giugno 1800 gli eserciti francesi e quelli austriaci si scontrarono a Marengo, per disputarsi il controllo dell’Italia settentrionale; qui il genio di Napoleone e l’eroismo del generale Dessaix ottennero una delle più brillanti vittorie della storia, sottraendo così anche Alessandria al dominio austriaco.
Alla caduta di Napoleone questa parte d’Italia tornò ai Savoia divenendo parte del Regno di Sardegna, da allora la città condivise le sofferenze e le aspirazioni dei patrioti italiani; in essa il 10 marzo 1821 Santorre di Santarosa sventolò il tricolore italiano e, nel 1833 essendo stata scoperta una cospirazione della “Giovine Italia” vi fu fucilato Andrea Vochieri.
Con l’aiuto giunto dai patrioti di ogni regione d’Italia, Alessandria durante le guerre per l’indipendenza fu munita di cento cannoni, ancor oggi ricordati dall’omonimo corso.
Nel 1921 per frenare le lotte dei braccianti, scesero in campo le prime squadracce fasciste, finanziate dai latifondisti che vedevano minacciato il proprio potere.
In queste fasi i braccianti giunsero a far morire il bestiame nelle stalle, squadre armate picchiarono braccianti isolati, incendiarono fienili e casolari.
Il 22 agosto 1922 venne bruciata la sede della Camera di Lavoro e rappresentanti socialisti e di altri partiti furono imprigionati; iniziò così il periodo della lotta clandestina che portò poi alla Resistenza antifascista.
SUA ECCELLENZA IL PIEMONTE

A Torino il 19 ottobre al Circolo della Stampa è stata presentata la Guida “Sua Eccellenza il Piemonte. Viaggio attraverso i percorsi enogastronomici piemontesi alla scoperta delle eccellenze della Cooperazione: La pubblicazione, promossa da Fedagri, era già stata presentata a Roma il giugno scorso.
“La nostra associazione rappresenta nella regione una realtà consistente di imprese agricole, ha spiegato il presidente di Fedagri Piemonte Tommaso Mario Abrate, si sfiora infatti la cifra di 25 mila aziende, che sono associate in 216 cooperative, con un fatturato di oltre 655.021.185 euro”. “Garantiamo prodotti sicuri, dalla provenienza garantita e certificata, ha continuato Abrate, espressione del territorio piemontese e capaci di permeare la cultura locale con le loro tradizioni e la loro storia. Non dimentichiamo che il Piemonte è una terra che primeggia per prodotti a denominazione di origine. Questa guida è dunque per noi un importante biglietto da visita”. “Le cooperative hanno anche un altro importante valore aggiunto, ha affermato il presidente di Fedagri Paolo Bruni, nelle aree marginali del nostro territorio, quali le aree montane, garantiscono un’azione di presidio e di contenimento dei rischi idrogeologici e ambientali”.
“Con riferimento al problema attuale dell’aumento dei prezzi, ha aggiunto Bruni, si tenga conto che la materia prima, ad esempio nel caso del pane, incide al massimo per un 9 % sul prezzo del prodotto finito, ed è un dato su cui riflettere. Inoltre si consideri che nelle spese familiari l’alimentazione si aggira attorno al 16 % e questa percentuale non è destinata a crescere. Occorre dunque affrontare mercati nuovi, come quello asiatico, in cui la capacità di spesa della popolazione sta crescendo”. “Il Piemonte è un territorio meraviglioso, ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Mino Tarocco, un traino importante per la commercializzazione e promozione dei nostri prodotti agroalimentari. Ma si tratta anche di un territorio che ha radici e storie antichissime, come questa pubblicazione dimostra. Saluto con piacere questa iniziativa editoriale di Fedagri Confocooperative: progetti come questi rappresentano il volto migliore della cooperazione in Italia, una realtà produttiva fondamentale che la Regione sostiene”.
L’autrice del testo, la giornalista Mariuccia Assola, si è soffermata nella descrizione di alcuni contenuti sui prodotti e sui percorsi di particolare interesse racchiusi nella Guida, che è in distribuzione per tutto il mese di ottobre con la rivista Il Gambero Rosso.

mercoledì 8 ottobre 2008

PIEMONTE, REGIONE D'EUROPA





Tra colli, montagne e laghi, il Piemonte scopre i suoi tesori: paesaggi mozzafiato, edifici che richiudono la grande storia d'Italia, festival e sagre enogastronomiche. Per una regione che non smette mai di stupire.



Una grande regione europea dal passato orgoglioso e dall'affascinante patrimonio ambientale, rivolta al futuro e pronto a cogliere sfide importanti, come quella dei giochi invernali. Porta naturale verso la Francia, il Piemonte occupa, rispetto all'Europa, una posizione di ideale centralità, che deve essere in grado di comunicare e promuovere sfruttando tutte le meraviglie culturali, paesaggistiche, gastronomiche di cui dispone. Il Piemonte è, infatti, palcoscenico ideale per promuovere l'italianità anche all'estero: area montana famosa per la sua natura ma anche per lo sport, questa regione è anche Langhe e Monferrato coi loro prodotti esclusivi, vini, tartufi, carni pregiate, è laghi, dagli scenari malinconici e attraenti allo stesso tempo; è turismo storico, grazie al regno di Casa Savoia e le sue dimore; è spettacolo, come per le iniziative legate all'arte contemporanea, ai grandi festival, alle mostre internazionali. Non dimentichiamo che questa regione ha visto nascere cinema, moda, griffe sportive, grandi spettacoli. Insomma un territorio tutto da scoprire "gustando" le peculiarità di ogni provincia.



Iniziamo dal cuneese, la "provincia granda" che offre un territorio vasto e ricchissimo di bellezze paesaggistiche e storiche. Pur restando al di fuori del circuito olimpionico le montagne delle Alpi marittime offrono impianti sciistici, piste, strutture alberghiere degne di nota, quali la rinomata stazione turistica di Limone Piemonte, sul confine francese, che rappresenta inoltre un facile accesso per la Costa Azzurra attraverso il Col di Tenda. A partire dalla stagione 2005/2006, la "Riserva Bianca" si presenterà con una veste totalmente nuova: dopo essersi vista assegnare i Campionati Mondiali Master di Sci Alpino per il 2007, Limone continua lo sforzo per rilanciarsi come stagione sciistica capace di competere con le migliori realtà dell'arco alpino con nuovi impianti e nuove piste, ma anche puntando sulle nuove tendenze del turismo con una diversificazione dell'offerta dei servizi sia per la stagione invernale che estiva. Non dimentichiamo un accenno sulla comodità d'accesso alla valle, attraverso l'antica via ferroviaria che "buca" le montagne per riaffiorare in Liguria.



Molte altre località del cuneese possono essere menzionate per le loro capacità di rispondere alle esigenze di sportivi e amanti della vera montagna: Artesina, Pratonevoso, Entraque e Valdieri, per lo sci di fondo, la Val Maria e la Val Varaita con magnifiche passeggiate in ogni stagione. Quando si pensa a questa provincia, non si può fare a meno di parlare delle Langhe e delle sue colline. Oltre a magnifici belvedere su vigneti e pioppeti, con la corona delle Alpi innevate in lontananza, le Langhe riservano proposte gastronomiche uniche, sagre. castelli e santuari. Alba è conosciuta per le manifestazioni folkloristiche di grande richiamo: la Giostra delle cento torri, il Palio degli asini, la Sagra Nazionale del Tartufo. Poco distante Ginzane Cavour; questo antico borgo, sede del prestigioso premio letterario, è dominato dal castello, amata residenza di Camillo Benso conte di Cavour, nonchè sede dell'Enoteca regionale Cavour e del Museo etnologico. Bellissimo il Santuario di Vicoforte Mondovì, uno dei più imponenti monumeti del Piemonte, affiancato dal monastero cistercense del XVI secolo.



Spostandoci verso Torino, si trovano tracce delle dimore sabaude tra cui il castello di Racconigi, casa di campagna di Carlo Alberto di Savoia, oggi inserito tra i beni protetti dall'Unesco. D'altra parte, testimonianze dello sfarzo dei Savoia sono riconoscibili in tutta la regioe, con lo stile barocco che trova massima espressione nelle residenze reali attorno al capoluogo: il castello di Venaria, la Versailles sabauda, la palazzina di caccia di Stupingi, alto esempio di architettura juvarriana; nel basso canavese il castello di Agliè. Tornando in provincia di Cuneo il castello di Govone e quello reale di Valcasotto. Impossibile enumerarli tutti: il Barocco accompagna, tra la fine del Cinquecento e per tutto il Settecento, la nascita e lo sviluppo dello stato sabaudo, ritrae l'ascesa di una dinastia, rappresenta e celebra la forza di un ducato, poi regno, che avrà un ruolo fondamentale nella storia italiana. Da qui se ne spiega l'importanza e la diffusione. Ma sono ancora intatti anche numerosi esempi di architettura medioevale: l'abbazia di Staffarda, vicino a Saluzzo, è un opera dal grande valore artistico per la sua equilibrata commistione di stile romano-gotico e per essere stata una pagina importante della storia dei monaci cistercensi. La storia piemontese brulica di castelli e chiese, cosicchè anche la provincia di Asti presenta i suoi gioielli: l'abbazia di Santa Maria di Vezzolano è uno di questi; complesso abbaziale di potere strategico durante il Medioevo, è legato alla leggenda che vede Carlo Magno come protagonista della sua fondazione, voluta in seguito alla sua guarigione dall'epilessia per intercessione della Madonna. Tra una visita e l'altra, le provincie di Asti e Alessandria non smettono di sorprendere per le ricchezze delle loro terre: come non menzionare Acqui Terme, rinomata località del Monferrato meridionale, famosa per il centro termale e per le sue specialità enogastronomiche (in particolare gli amaretti e i caratteristici baci acquesi, i tartufi e funghi da gustare in autunno con gli otiimi vini rossi locali e per il festival nazionale di danza. Da non perdere, a poca distanza dalla Basilica della cittadina, la Bollente, elegante edicola ottocentesca da cui scorga acqua a 70-75°C.



Anche Casale Monferrato conserva importanti monumenti medioevali, romantici e gotici: il Duomo, la chiesa barocca di San Filippo Neri, Palazzo del Municipio, la Sinagoga ebraica, costruita nel 1595 e radicalmente ristrutturata nel 1857-66, sede del Museo Isrealitico.



Dopo l'alternarsi di pendii e alture tondeggianti tra Langhe e Monferrato, ecco che si arriva in pianura. A valle di Casale Monferrato si estende un tratto del Parco fluviale del Po che qui si esprime nel suo volto più naturale e selvaggio, con ghiareti, isole e lanche che favoriscono la presenza di rare specie faunistiche, gli aironi prima di tutti. Nella prima parte del parco, invece, allontanandosi dal confine lombardo, il paesaggio è caratterizzato dall'intervallarsi di colline e risaie che, su sponde opposte, offrono spettacoli di rara bellezza. Le risaie sono, infatti, la peculiarità dell'area vercellese, zona interessante sia dal punto di vista naturalistico che artistico.



La Valsesia ospita due Sacri Monti: il Sacro Monte di Sant'Anna di Montrignone nei pressi di Borgosesiae, un pò più a nord, il più famoso dei Sacri Monti, la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo. La storia dei Sacri Monti iniziò più di cinquecento anni fa, quando, nel 1491, giunse a compimento la prima cappella del Sacro Monte di Varallo, il più antico: la montagna, come luogo fisico, si avvicina al cielo e favorisce il rapporto fra umano e divino. Infatti, il Sacro Monte fu inteso come luogo idoneo a riproporre l'esperienza ascetica di San Francesco qando si ritirò sulla Verna in contemplazione della Passione di Cristo. Una fitta rete di Sacri Monti si sviluppò in molti paesi europei introducendo nuovi temi devozionali. Il Piemonte annovera dodici Sacri Monti, sei dei quali sono stati istituiti a parco o riserva naturale al fine di garantirne la salvaguardia e di contribuire al loro rilancio.



Un paesaggio che riposa lo sguardo, un'oasi di pace che incanta: questa la prima impressione quando si arriva sul Lago Maggiore, il più grande della regione. Questo, insieme al Lago d'Orta, è da sempre meta di turismo colto e raffinato, attratto dalla ricca vegetazione, dai tesori artistici, dalla cornice delle montagne e da quel romanticismo costituito dalle isole. Sull'Isola Madre, alla fine del 1500, Carlo Emanuele I di Savoia fece costruire la splendida Villa Borromeo, con giardini a terrazze incantevoli. Il clima mite favorisce tuttora la sopravvivenza di specie subtropicali, come il cipresso di Kashmir, alto trenta metri, camelie rosa ciclamino e rosa pallido, palmeti, mirti, agrumi, tra i quali vivono fagiani cinesi e pavoni bianchi. Altrettanto sontuosi i giardini dell'Isola Bella, in stile barocco, in cui l'esotismo della vegetazione (compare l'albero del tamarindo, del caffè, il banano, il fiore di loto, il papiro egiziano) e gli ampi spazi verdi sono arricchiti da giochi d'acqua, scalinate, arcate, statue. Sulla sponda occidentale del lago, a Pallanza, si possono visitare i giardini delle eleganti ville fatte costruire a partire dall'Ottocento dalle nobili e borghesi famiglie milanesi e novaresi: Villa San Remigio, che ospitò anche Gabriele D'Annunzio, e Villa Taranto, acquistata nel 1931 dallo scozzese Neil Boyd McEacham, artiere della regina d'Inghilterra, da lui trasformata in uno dei più grandi e curati giardini all'inglese d'Italia. Ed infine, sul lungolago di Stresa, si affaccia a Villa Pllavicino, che ospita 40 specie di mammiferi e uccelli esotici che volano liberi su un territorio di circa 15 ettari. Tutta la zona dei laghi del novarese e del Verbano Cusio Ossola diventa teatro naturale per eventi internazionali di musica e danza: a Stresa, la musica classica è protagonista con le Settimane musicali di Stresa, sotto la direzione artistica di Gianandrea Noseda; sulle rive del Lago d'Orta, il Festival cusano di musica antica emoziona a metà giugno. Nei giardini e nelle dimore storiche della provincia di Verbania e Novara per la danza si tiene il Festival dei Laghi, che ha premiato Carla Fracci, Oriella Dorella, Luciana Savignano.



Più a occidente, anche il lago meno noto di Viverone offre bellezze tutte da scoprire. Lasciatevi rapire dall'incanto di una passeggiata lungo le rive verdeggianti o dal piacere di una gita in barca. Oppure sfruttate le tante opportunità di sport: vela e windsurf, equitazioe e golf, trkking e mountain bike, deltaplano e parapendio dalle montagne circostanti. Qui ritroviamo altri famosi Sacri Monti, tra cui il Sacro Monte di Oropa, che richiama ogni anno grandi masse di pellegrini e devoti di Sant'Eusebio, vescovo martire di Vercelli del IV sec. d.C. Siamo in provincia di Biella, patria della lana e dei filati.



Nel capoluogo, tappa d'obbligo è la "Fondazione Cittadellarte", un imponente di archeologia industriale dotato di parco e cortile con déhors. Troneggiano i più significativi reperti di arte contemporanea, in particolare dell'Arte Povera. L'area espositiva è posta su più piani, ed una menzione speciale va all'ultima sala in "piccionaia", con igloo-concept realizzati nei materiali più vari. Nel loggiato superiore collaborano studenti e giovani artisti coordinati dallo stesso Michelangelo Pistoletto, che, con la moglie e alcuni fidi collaboratori, sviluppa nuclei progettuali in raccordo con il dualismo arte-impresa. Per chi non ama i luoghi chiusi, ma vuol comunque gustare sensorialmente l'arte, da oltre vent'anni esiste il "Macam" di Maglione, "Museo all'Aperto". Tra i più interessanti work in progress contemporanei. Ogni anno artisti di notorietà internazionale aggiungono i loro contributi creativi alla collezione, che è patrimonio fruibile da tutti i visitatori del luogo. Siamo ora in un'area geografica di grande interesse scientifico: l'anfiteatro morenico d'Ivrea, nel territorio canavesano, una struttura geologica originata durante le fasi di glaciazione del Pleistocene che ci ha lasciato i suoi minerali e le sue forme uniche in Europa.



Ma la maggiore attrazione turistica di Ivrea, cittadina posta proprio all'ingresso della Val d'Aosta, è il carnevale con la storica battaglia delle arance, momento fondamentale per la collettività eporediese. E da qui, ecco i svettanti massicci del Monte Rosa e del Gran Paradiso. Luoghi di alpinismo per eccellenza, le località montane oggi offrono moderne attrezzature e accoglienza per tutti i gusti. Dallo sci in ogni sua disciplina alle passeggiate e ai trekking, agli sport di acqua e di aria.



Il Parco del Gran Paradiso, che si estende per 70.000 ettari di territorio protetto, ospita flora e fauna rigogliose: castagni, faggi, larici, ma anche pascoli alpini fioriti. Il re di questo paradiso, tutelato e protetto, è lo stambecco, cacciato per l'ultima volta da Vittorio Emanuele III nel 1913. Accanto a questa specie vivono camosci, cervi, caprioli, marmotte. Molti di questi animali selvatici si possono osservare al Gran Piano di Nasca, che si raggiunge dal Colle del Nivolet, tra prati verdi fitti di eriofori e corsi d'acqua. Tornando verso Torino, ancora un tuffo nel passato coi castelli di Mazzè e il castello della famiglia Valperga a Masino: questi edifici meritano una sosta, anche solo per ammirare l'affascinante anfiteatro della Serra morenica.



Si conclude qui il nostro tour ideale in giro per il Piemonte alla scoperta di luoghi, tradizioni, peculiarità che rendono questa regione unica, aperta al turismo internazionale e ricca di opportunità suggestive e sorprendenti.
TRA LE ANTICHE COLLINE RICCHE DI VIGNETI





Un territorio ricco e suggestivo, che ospita migliaia di ettari coltivati a vigneto. Il Roero, tra Langhe e Monferrato, si può definire la terra del vino. In questo luogo vengono coltivati Arneis e Nebbiolo, Barbera, Bonarda, Favorita e Brachetto. E proprio qui è nata l'Enoteca Regionale del Roero, che rappresenta l'intera produzione dei vini della zona e offre ai visitatori vendita e degustazione di etichette selezionatissime.



La vite e il vino, sulle colline del Roero, sono cultura, passione e orgoglio contadini, da sempre. Lo dimostrano gli archivi, l'arte, il paesaggio, l'architettura delle case agricole, la cultura materiale e la quotidianità di queste colline. Il territorio del Roeroè un territorio omogeneo, compreso tra il corso del Tanaro e le province di Asti e Torino: si trova quindi tra Langhe e Monferrato, nel cuore delle colline del vino. Qui il territorio presenta caratteri geomorfoligi omogenei e un'identità culturale derivata da forti momenti di aggregazione e di coesione storica. Il Roero, che deve il nome ai Signori che ne ebbero per molto tempo il dominio, è una piccola regione compresa in un approssimativo quadrato tra Alba, Bra, Sommariva Bosco e Govone. E' una regione collinare, ricoperta da prati, vigne, rigogliosi pescheti, boschi di castagne e campi rossi di fragole. Lungo la dorsale delle colline da Pocapaglia a Montà ci sono le "rocche", fosse profonde e affilate che tagliano nel vivo la collina, mettendone a nudo le stratificazioni del terreno.



Questo itinerario si svolge lungo una serie di splendidi paesi arroccati sulle colline, ognuno dei quali ospita ancora un castello o una fortezza oppure una rocca: un viaggio immerso nell'atmosfera del passato, verso splendide costruzioni, ma anche verso ruderi sgretolati dal tempo. Paesaggisticamente, il Roero presente due volti, corrispondenti alla diversa natura geologica dei suoli; a dividerli è la selvaggia frattura delle rocche, che attraversano tutto il territorio, da Bra a Cisterna d'Asti; i versanti collinari confluenti del bacino del Tanaro, sono il regno della viticoltura e della frutticoltura. Particolarmente suggestivo risulta il paesaggio viticolo: tanti piccoli vigneti, rigorosamente di collina, come tessere di un mosaico disegnano di regolari geometrie i versanti collinari rivolti al sole.



Il Roero è un territorio che negli ultimi anni ha rafforzato la sua immagine puntando su un rapporto sinergico tra la bellezza del paesaggio e la bontà dei suoi prodottie, tra questi, i vini. E su questo territorio, con questa storia e questa passione, si è costituita l'Enoteca Regionale del Roero, ossia una società consortile a responsabilità limitata di cui sono soci i comuni di Canale, Baldissero, Castagnito, Castellinaldo, Cisterna, Corneliano, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello, Piobesi, Pocapaglia, Priocca, Santa Vittoria, Santo Stefano Roero, Sommariva Perno, Vezza, Alba, Bra. Tra i molti vitigni coltivati nella zona, Arneis e Nebbiolo sono di gran lunga i più diffusi, e poi Barbera, Bonarda, Favorita e Brachetto. Se nel Roero sono circa 2200 gli ettari coltivati D.O.C. si può ritenere che la superfice complessiva coltivata si attesti intorno ai 3500 ettari: sono spesso vigneti ubicati in posizioni assai irte, ripide, tali da rendere gravoso e sofferto il lavoro dei viticoltori. Tra i tanti eccellenti vini che si producono, sono due "grandissimi" a dominare la scena, caratterizzando profondamente l'immagine enoica di questo territorio: il Roero ed il Roero Arneis. Dal colore rosso rubino, brillante nella sua prima giovinezza, dai profumi che ricordano la viola, il lampone, la pesca e dal gusto secco, nervoso, il Roero D.O.C.G. si pone quale vino a tutto pasto, interessante per la sua innata versatilità. Finezza, eleganza e delicatezza: queste le caratteristiche che le sabbiose terre del Roero donano ai loro vini che si presentano da subito interessanti, ma con grandi e armonici bouquet da sviluppare con l'invecchiamento. Il profumo è intenso, pulito, con note di ciliegia marasca, ribes nero, mora e sensazioni retro olfattive di fieno e pepe. Il sapore è caldo, asciutto, con nota vanigliata appena accennata; ricordo di tabacco e cuoio. La sensazione tannica è in leggero esubero, con finale di marmellata di lamponi. Il Roero Arneis D.O.C.G. è invece un vino bianco secco dal colore giallo paglierino, con riflessi verdolini o dorati; dal profumo tenue e delicato, complesso, invitante e seducente con sentori di fiori ben armonizzati con sensazioni de frutta fresca. Il gusto è piacevolmente secco con vena delicatamente acidula, che dà freschezza e persistenza gradevole e un ottimo retrogusto leggermente amarognolo. Al 1303 risale la più antica citazione del Nebbiolo, e l'Arneis forma toponimo già nel 1400 mentre la Favorita compare con segnalazioni di vinificazioni in purezza nel 1617. L'Enoteca Regionale del Roero rappresenta l'intera produzione dei vini del Roero e in essa sono presenti le aziende che hanno titolo ad effettuare le operazioni di vinificazione, produzione e imbottigliamento dei vini Doc e Docg della zona medesima e anche i vini diversi dai precedenti purchè derivanti da uve prodotte nel territorio del Roero.



L'Enoteca ha trovato sede a Canale, nell'ex Asilo Infantile Regina Margherita, complesso edilizio dello scorso secolo accuratamente restaurato. Insediata in ambiente raffinato e luminoso, in una storica dimora del centro di Canale, questa Enoteca è sicuramente un prezioso biglietto da visita per i vini di oltre un centinaio di aziende "roerine". Quindi, vien dato adeguato spazio ai più tipici Roero ottenuti dall'uva nebbiolo ma ci sono posti in vetrina anche per gli eleganti bianchi Roero Arneis e Langhe Favorita. Non mancano l'invitante Bonarda, il Brachetto e il Castellinardo, pregiata sottozona del Barbera. Varcato il cancello, su cui spicca il caratteristico stemma dei Roero, attraversato l'ampio cortile si giunge all'ingresso della struttura che al pian terreno ospita le strutture espositive, di informazione e pubbliche relazioni, oltre agli uffici; la cantina di conservazione e l'ampia sala di esposizione e di degustazione; una grande sala per le conferenze, la segreteria e l'ufficio turistico. Al piano superiore si apre l'elegante Ristorante "All'Enoteca", che dispone di due sale. Qui in un ambiente curato e discreto, l'offerta della tradizionale cucina piemontese, proposta con estro e creatività e dei vini rigorosamente selezionati, si esprime ai massimi livelli di raffinata qualità. Attualmente sono presenti in Enoteca i vini provenienti da circa 100 aziende, che sono stati selezionati da una Commissione di degustazione. Questa commissione permanente di degustazione garantisce e assicura, con la sua opera di assaggio i caratteri di tipicità e la qualità dei vini ammessi e successivamente offerti in degustazione ai visitatori.



Attualmente sono a disposizione per degustazione e vendita i vini Roero Docg, Nebbiolo d'Alba, Barbera d'Alba, Bonarda, Roero Arneis Docg, Favorita, Passito di Arneis. L'Enoteca Regionale del Roero, previa prenotazione, allestisce inoltre degustazioni guidate dei propri prodotti anche per i gruppi turistici di circa 20/30 persone. Qui all'Enoteca ci sono tutti i presupposti per creare un ambiente piacevole, discreto e raffinato, dove l'attenta proposta dei piatti della tradizionale cucina piemontese e la selezione rigorosa dei vini, tutti di ottima qualità, rende la sosta piacevole ed estremamente appagante per il visitatore.
ITNERARIO ALLA SCOPERTA DELLE TERRE PIEMONTESI





Vigneti, noccioleti e boschi. Ma anche castelli, torri e borghi medievali. E poi i cortili delle cascine che riportano alle veglie contadine e le piazze assolate. Dove sembrano ancora riecheggiare i giochi e le feste popolari. Le Langhe e il Roero si svelano al visitatore. Territori dai mille volti. Ciascuno dei quali è depositario di storia e tradizioni.



Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino. Siccome sono ambizioso, volevo girare per tutto il mondo e, giunto nei siti più lontani, voltarmi a dire in presenza di tutti "non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di là". Con queste parole Cesare Pavese ricorda Santo Stefano Belbo nelle Langhe cuneesi in cui è nato nel 1908. E anche se soleva dire "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via", le Langhe restano una terra affascinante. Che riserva molte sorprese a chi ha il piacere di soggiornarvi, avvolgendone i sensi. Colline degradanti ricoperte da vigneti che paiono immensi se ci si ferma a osservarli dai tornanti che salgono su fino ai castelli e ai borghi che dominano l'orizzonte. Le Langhe e il Roero racchiudono un patrimonio inestimabile, un paesaggio fortemente caratterizzato dalla presenza della vite, una cultura che ha plasmato le colline e che offre agli occhi dei visitatori accostamenti cromatici spettacolari che variano con il susseguirsi dei mesi e il cambiare delle stagioni.



Il nostro viaggio tra Langhe e Roero seguirà idealmente la Strada Romantica realizzata dalla Gal Langhe e Roero: undici tappe che rivelano al viaggiatore lo straordinario paesaggio naturale e umano di questa terra. Dal Roero all'Alta Langa, attraversando la Langa del Barbaresco prima e quella del Barolo poi, questa strada porta i visitatori nei luoghi più suggestivi del territorio, invitandolo a leggere il paesaggio che lo circonda e suggerendo gli aspetti della cultura e della tradizione che ne hanno modificato il carattere. Una vera e propria interpretazione emotiva del territorio che toccherà i più affascinanti belvedere della zona. La prima di queste tappe è la rocca che domina Vezza d'Alba da cui si può godere una vista di 360 gradi sulle colline del Roero e sui suoi paesi, sui boschi e filari di viti. A Magliano Alfieri è consigliata una sosta al Castello e alla chiesa di Sant'Andrea. Se vi soffermate sul sagrato potete ammirare la valle del Tanaro, i primi rilievi delle Langhe, e, sulla destra, l'abitato di Alba. Colline, viti, boschi, borghi e castelli e poi, il fiume, il Tanaro tanto caro a Giuseppe Fenoglio, che attraversa Alba, la città delle cento torri e dal profumo di tartufo e che rappresenta lo spartiacque naturale tra Langhe e Roero.



Sembra che il cuore della gastronomia piemontese sia da ricercare proprio sulle colline che, tra settembre e dicembre, si arricchiscono dei famosi tartufi bianchi. "Cercatelo con i vostri tabui sotto le placide quercie o sotto gli antichi olmi, esplorate attorno ai solenni salici o fra la dirompente robinia: quando apparirà al vostro sguardo dal cuore della terra in tutta la sua sovranità, non potete che rimanerne conquistate". Queste parole si possono leggere sul sito dell'Unione delle Associazioni trifulau piemontesi, che sostiene l'attività dei "cercatori di tartufo" salvaguardando il mondo della trifola che da anni raccoglie attorno a sè atmosfere, leggende, fantasie. Sì, perchè la storia del tartufo ha origini antiche e ricca di sorprese.



La genesi ci narra di Giacobbe come un gustatore di "dudaims" e i greci ci hanno lasciato il termine ydnon da cui deriva quello di idnologia, la scienza dei tartufi. Plutarco lo definiva "un connubio tra pioggia, calore e terra" mentre secondo Plinio era "un vero miracolo della natura". La sua fortuna ovviamente è in parte dovuta alle presunte proprietà afrodisiache, ragione per cui il tartufo viene dedicato ad Afrodite, la dea dell'amore. Se nel Medioevo il tartufo viene estromesso dalla cultura ufficiale, sopravvivendo solo nelle tradizioni popolari, nel Settecento fu finalmente riscoperto. E ancora oggi, quando l'autunno diffonde nell'aria i suoi profumi e ci mostra i suoi caldi colori. Alba indossa il suo abito più bello per accogliere coloro che amano il nobile tubero. Ogni anno infatti la cittadina ospita la Fiera del Tartufo Bianco. Nata nel 1929 come Fiera mostra campoinaria a premi dei rinomati Tartufi delle Langhe, è inserita a tutti gli effetti nei festeggiamenti della Festa Vendemmiale. I tartufi, che normalmente si vendevano a 120 o 150 lire al chilogrammo, nel sabato di fiera potevano raggiungere anche le 200 lire. Sospesa durante la guerra, venne riproposta nel 1945 come testimonianza del desiderio degli Albesi di riprendere e di riscoprire le antiche tradizioni. A quel punto il prezzo del tartufo aveva raggiunto le 3000 lire al chilogrammo. Oggi è un evento internazionale che vede sfilare oltre all'ormai celeberrimo Tuber Magnatum Pico, anche i grandi vini, i salumi e i formaggi tipici. Letteratura e gastronomia, ecco due modi per accostarsi a queste terre.



Seguendo il percorso che Cesare Pavese racconta ne "La Luna e i falò", in "Paesi tuoi" o ne "I mari del sud" è possibile compiere un vero e proprio viggio letterario. "Sentivo tra i peschi arrivare il treno e riempire la vallata" dice Pavese e ancora oggi il profumo dei peschi di Santo Stefano Belbo si spande nella vallata. La prima Fiera del Pesco si tenne proprio in quel 1908 in cui nasceva Pavese, una fiera che era l'espressione di una comunità che attraverso l'innovativa cultura della pesca cercava di migliorare la propria condizione economica e sociale. Oggi il pesco roerino è un presidio tutelato da Slow Food. Il nostro viaggio tra Langhe e Roero può poi continuare fino all'antico borgo di Neive, in provincia di Cuneo, uno dei borghi più belli d'Italia per merito delle sue incantevoli dimore storiche. Il centro storico presente un impianto medievale con le caratteristiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli e addossate l'una alle altre. Il nome di questa cittadina viene legato a quello del suo parroco, don Giuseppe Cogno, che nel 1961 fondò la Cantina del Parroco di Neive.



Era nato a Novello, vicino a Barolo, e nelle sue vene scorreva il tenace sangue del langarolo. Negli anni sessanta fu nominato parroco della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Neive dove, per convincere i giovani del paese a restare a lavorare la terra invece che emigrare verso Torino, non esitò ad utilizzare le vigne della parrocchia. E' anche grazie all'opera di questo intraprendente prete, infatti, il quale arrivò a produrre fino a 90 mila bottiglie l'anno tra Barbaresco, Dolcetto e Barbera, se Neive è oggi uno dei luoghi di elezione del Barbaresco. La Cantina San Michele, erede diretta di quella fondata da Cogno, ne persegue gli obiettivi: le ridotte produzioni per ettaro, la particolare collocazione dei vigneti, le tecniche di coltivazione e di vinificazione aggiornate al progresso tecnologico ma sempre nel rispetto della tradizione. E' solo in questo modo che vengono garantite salubrità ed eccellenza dei vini. Su ogni borgo di Langhe e Roero veglia un castello. Dalla sommità delle colline gli antichi manieri raccontano la storia di questa terra e delle famiglie di cui portano il nome: Falletti, Roero, Alfieri. O narrano ancora le leggende di cui sono stati protagonisti.



Come il Castello della Volta di Barolo o quello di Pruneto, circondati da un'aura di mistero e di tradizioni popolari. Il Castello di La Volta, visibile sin dalla piana di Alba che da quella di Narzole, si trova sulla cima della dorsale che conduce da Novello a La Morra. Dal Castello si gode un panorama di una bellezza solo leggermente inferiore a quello del famoso belvedere di La Morra. Da una parte, il mare collinoso dell'astigiano, dell'Alto Monferrato e delle Langhe e dall'altro, la valle del Tanaro e l'altipiano che si estende da Mondovì a Cuneo, sotto l'imponente cerchia delle Alpi Marittime e Cozie. Secondo alcune memorie, conservate nell'archivio storico di Casa Barolo, durante le guerre tra Francesco I re di Francia e Carlo V imperatore di Spagna, i francesi occuparono queste terre considerandole come imperiali e ordinarono la distruzione dei castelli di La Morra, L a Volta e Barolo, tutti di proprietà dei Falletti. Proprio Scipione Falletti, che si trovava in Francia tra il 1510 e il 1520, riuscì a far sospendere la demolizione. Purtroppo questo suo intervento non riuscì a salvare il Castello dalle distruzioni delle guerre successive. Treiso era con ogni probabilità il punto in cui era stata posta la pietra del terzo miglio della strada romana Magistra Langarum che da Alba Pompeia conduceva nella Provenza francese. Intorno a Treiso sorgono diverse cappelle campestri e monumenti, tra cui quello dedicato ai caduti in ricordo degli eroi della Resistenza.



Una delle leggende legate al borgo di Treiso narra di sette fratelli blasfemi che, colpiti dall'ira divina, sprofondarono nelle gole naturali del territorio. Oggi queste zone, chiamate appunto gole delle Rocche dei Sette Fratelli, si possono ammirare ancora. Su queste colline sono state scritte intere pagine di storia d'Italia.



Beppe Fenoglio, narratore, partigiano e testimono di quegli anni, definì Treiso "un paese per vivere in pace" in contrasto con il dolore che trasudava dalle pagine dei suoi romanzi. Oggi su queste colline, in autunno, si vendemmia il Nebbiolo da Barbaresco, da cui nasce l'omonimo vino. Quasi al confine tra Langhe e Monferrato, Trezzo Tinella è un piccolo borgo circondato dai boschi. Dal Boscasso sembra di essere sul tetto del mondo. Da lì si possono vedere le montagne che si rincorrono tra la Valle d'Aosta e la Liguria. In queste terre le tradizioni contadine e la necessità di commercio hanno creato certe figure che sono ormai entrate nella leggenda, come i cadreghé, costruttori artigianali di sedie, e i cartuné, carrettieri. Il loro andare di cascina in cascina per portare prodotti e notizie da altre città alimentavano scambi e leggende. La narrazione era un bene prezioso nelle veglie che, dopo il tramonto, trasformavano le cascine in veri e propri teatri improvvisati. Benevello, Bossolasco e Murazzano si trovano vicino allo spartiacque tra il bacino orografico del Belbo, a sinistra, e del Cherasca. Qui si possono distinguere i versanti a franapoggio, con pendenze più dolci ed esposti a nord-ovest, che ospitano seminativi, cascine e coltivi, da versanti a reggipoggio, esposti a sud-est e coperti di vegetazione.



Nello semisferio di Benevello è tuttora praticato lo sport tradizionale delle genti della Langa e dell'entroterra ligure, il "balon", o pallone elastico, descritto da Pavese, Fenoglio e Arpino con maestria.



Benevello segna l'ingresso nell'alta langa, il belevedere naturale sul territorio circostante. Qui le colline sono ricoperte da boschi rigogliosi con cui gli uomini della Langa hanno instaurato un legame forte, reso indispensabile da un'economia semplice e indissolubile grazie al rispetto per la natura. Al centro del paese si trova un castello, risalente al 1100 che, ancora oggi, costituisce il cuore del centro storico. Stiamo per entrare nella terra del Dolcetto e del Barolo, tra colline e vigneti, dove regnano armonia e quiete. E' qui che sorge Sinio, antico borgo di origine medievale con un concentrico a forma di scudo araldico, una struttura non particolarmente diffusa nelle Langhe. Sinio è dominato dal castello, sorto sulle rovine di quello precedente andato distrutto per volere degli Sforza nel 1413 e risorto grazie alla famiglia Del Carretto. A Sinio il 14 agosto rivive la tradizionale "Notte delle Masche" con le fattucchiere, ritenute responsabili dei sortilegi e degli avvenimenti terribili che popolavano i racconti dei vecchi del paese, e gli incubi dei più piccoli. Cissone, borgo che domina la vallata selvaggia e ricoperta di boschi scavata dal torrente Riavolo, sembra avere origini romane. La conferma arriva dal ritrovamento della stele funeraria che oggi è conservata nel Municipio. Spostandosi da Cissone verso Serravalle Langhe è possibile vedere il classico paesaggio "a mosaico" della Langa originaria: in uno spazio ristretto convivono mais e grano, noccioli, pascoli, boschi e qualche vigna.



Bossolasco, la "perla delle langhe" nonchè "Paese delle rose", merita senz'altro una sosta. Crocevia per Dogliani, il paese ha origini antichissime. Nel 173 a.C. venne promossa da parte del console Pompilio Lenate una sanguinosa campagna punitiva nei confronti dei Langharoli, rei di non rispettare il potere di Roma. I superstiti trovano rifugio presso il Belbo, a pochi chilometri dalla sorgente, tra lre boscaglie. Il piccolo agglomerato che, in seguito, sorse in quella zona venne chiamato Buxale ad Belbum, vale a dire "luoghi che alimentano i bossi presso il Belbo". Il paese fu poi trasferito in collina e assunse il nome di Buxlacum. L'ultimo dei marchesi di Bossolasco, della famiglia dei Balestrino di Alberga, lasciò a ricordo del suo dominio il palazzone di mole quadrata che ancora oggi domina la piazza della chiesa. Oggi Bossolasco è conosciuto soprattutto per le passeggiate che propone alla scoperta della natura, come quella della "Lavanda" sul declivo del boschetto di conifere dello Squailetto o quella della "Torre del Cassino", romantica stradina attraverso castagneti ricchi di funghi, fontane e ruscielli. Definito "scudo e chiave del Piemonte", il paese di Murazzano si trova in una posizione davvero strtegica. La sua torre quadrata, che raggiunge i 33 metri di altezza, è la meglio conservata tra quelle che punteggiano le colline dell'Alta Langa. In periodo di scorrerie saracene, la torre aveva funzione di avvistamento e segnalazione. Ma questo antico borgo lega il suo nome a uno dei formaggi più famosi del Piemonte, il Murazzano. L'origine della più antica e prelibata tra le Robiole del Piemonte risale addirittura ai Celti: il termine "rubeola" indicava infatti il tipico colore rossiccio assunto dalla crosta del formaggio quando la stagionatura veniva prolungata nel tempo. Nelle Langhe il Murazzano è l'emblema di una tradizione contadina radicata che vede nella robiola una fonte essenziale di sostentamento, frutto del duro lavoro della terra. Non ci si deve stupire pertanto se le sue origini sono ammantate di leggenda. Normalmente il Murazzano viene consumato alla fine del pasto, in solitudine o abbinato ad altri formaggi piemontesi ma è strepitoso se degustato con pepe e olio extravergine di oliva. Per i vini non ci si deve allontanare da quelli delle Langhe. Notevole l'abbinamento con il Barbera d'Alba.



Con i suoi 896 metri sul livello del mare, Mombarcaro è il punto più alto delle Langhe. Nei suoi dintorni meritano una passeggiata la chiesa sconsacrata di San Rocco, piccolo edificio in pietra definito da Fenoglio "una più nera nave ormeggiata sulla nera cresta del nulla" e la pittoresca borgata di Cadilù, epicentro del breve e sarcastico racconto "Pioggia e la sposa", sempre di Fenoglio. Monbarcaro deriva il suo nome dal latino mons, che significa "monte" e barcari, barbarizzato da barche, il monte da cui sorgevano velieri e grosse barche. Un nome emblematico per quella che viene definita "la vetta delle Langhe". Da qui, infatti, lo sguardo può spaziare dalle cime delle Alpi Marittime alle nevi perenni del Monte Rosa e si dice che, nelle giornate particolarmente limpide, sia possibile scorgere il luccichio delle onde del mare di Liguria. I dintorni di Monbarcaro stupiscono: la campagna è punteggiata da piccoli borghi, spesso costituiti da poche case in pietra lungo la strada.



A ridosso della Valle Bormida e dall'Alta Valle Belbo, si trova Camerana, una serie di borgata adagiate su un'ampia conca del fondovalle lungo la Bormida. Tra i rigogliosi boschi della Selva Pallarea e del Foresto, il pianoro si protende verso la Valle Belvo fino al capoluogo, il borgo la Villa, annunciato dallo svettare dell'antica torre che si erge ancora in piedi a dispetto del passare dei secoli. L'antico maniero, di cui oggi restano solo le mura e le fondamenta, risale al X secolo: in un documento del 967 si fa menzione di un piccolo appostamento difensivo.La posizione era strategica, a cavallo delle maggiori vie di comunicazione che collegavano l'entroterra piemontese con la riviera ligure, la cosiddetta "via del sale". In seguito, la fortificazione fu trasformata in un castello. Demolito il maniero nel 1937, si salvò solamente la torre. Ma questo avvenne solo per il fatto che nessuno sapeva come abbatterla. Dalla sua sommità si gode la vista del borgo di Villa e si può osservare l'intera Valle Bormida. Anche qui, come in molti altri luoghi di questo itinerario ideale, è la natura a farla da padrona: la Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo è una zono incontaminata, perfetta per passeggiate a cavallo o escursioni. Nelle Langhe sono molti i frutti spontanei che la natura offre all'uomo: noci e castagne con il loro alto valore energetico sono ingredienti di base di numerose ricette tipiche della cucina langarola. Le piante e le erbe aromatiche sono spesso utilizzate per cucinare: l'ortica, ad esempio, viene usata come ripieno per gli agnolotti, mentre la malva è conosciuta per le sue proprietà sedative. Ve ne sono alcune però che sono soggette a protezione assoluta: stiamo parlando di circa 70 specie di piante di cui è assolutamente vietata la raccolta nel territorio di Langhe e Roero, tra cui spiccano 43 varietà di orchidee, circa la metà del patrimonio italiano.
LA MAGIA DEL CIOCCOLATO





E' il peccato di gola assoluto, uno dei simboli gastronomici del terzo millennio. Anche sulla tavola di Natale oltre a panettone e pandoro trionfani i dolci al cacao.



Ci sono le regole ci sono le eccezioni. Una regola in materia di dolci per le massime ricorrenze della cristianità dice: panettone e pandoro a Natale, uova di cioccolato a Pasqua. Poi ci sono gli uomini con le loro passioni e i loro piccoli vizi, con quegli strappi alle regole che permettono di andare avanti e di ingoiare rospi amari, grossi e indigesti. Così da una decina di anni, cacao e cioccolato sono diventati il peccato di gola assoluto. Se si dovessero scegliere un paio di simboli nel nuovo secolo, forse a livello di "salato" si potrebbe promuovere il tonno appena scottato e non vi è dubbio che a livello dolce il più votato sarebbe il cioccolato. Le carte dei ristoranti, alla voce dessert, sono almeno per metà piene di preparazioni al cacao e aprono pasticcerie e gelaterie dove il cioccolato è ovunque, anche nell'insegna. E ancora le barrette dai mille profumi che fanno impallidire i ricordi di quando, io ragazzino, potevo scegliere solo tra cioccolato bianco e quello al latte, perchè già quello fondente era una rarità solo per adulti.



Nel settore si confermano fuoriclasse come Amadei, Domori e Valrhona; e spuntano i nuovi campioni come l'Offelleria Rizzati e Giraudi con lavorazioni sempre più spinte verso giochi di texture, di forme e di colori, azzardando insoliti accostamenti con spezie, vino e birra. Tra i grandi maitre chocolatier italiani spicca Gobino, tradizionalmente legato al suo Piemonte, che crea creme al gianduia e gianduiotti, senza disconoscere le potenzialità dei vari cioccolati monorigine per le loro svariate sfumature gustative, ideali in degustazioni magari insolite con distillati di birra di Vittorio Capovilla e un nuovo laboratorio in Torino. Il cioccolato interpretato da Boidi della pasticceria Giraudi in provincia di Alessandria è unico. Afferma che i clienti vogliono per la maggiore prodotti legati fortemente alla tradizione, come i cremini e le creme al gianduia, anche se riconosciamo la bravura di questo artigiano in processi innovativi, con giochi di consistenze e spessori nati da prodotti aggiunti al cioccolato come caffè, pistacchi e nocciole.



Il suo gioco si completa con i "cioccolatini d'aperitivo", ripieni di varie tipologie di formaggi, del bravo affinatore Guffanti (alias Carlo Fiori) o a cui vengono aggiunti vari tipi di sale. Per Devoti la tendenza è comunque rivolta verso la semplicità, cercando di partire dall'inizio, per far conoscere profondamente il vero gusto del cioccolato al consumatore, partendo dal blend per ottenere migliori cioccolate da tazza e giocare sulla qualità nutrizionale e gustativa delle creme spalmabili, che dovrebbero essere assaporate in un'ottica di raffinatezza assieme a un buon vino. Per assaggiare tutte e tre le creme di Rizzati bisogna essere fortunati: questo pasticcere di Ferrara è stato il primo in Italia a proporre creme di cioccolato fondente al vino rosso, con l'Amarone o con il Sassonero. Invece, col mastro birraio Teo Musso collabora da anni per proporre cioccolatini e creme alla birra doppio malto Noel.



Rizzati allievo del grande Catinari, è un crogiuolo di idee. Produce ben ottanta tipologie diverse di praline come quelle al tartufo, alle mandorle, zucca candita violina, pistacchi di Bronte, caramello e burro salato fino alle nuove praline serigrafate dal n° 1 a 15 ognuna contenente uno scrigno fatto di varie spezie. Le sue nuovr concezioni di canditi sono incredibili; si va dalla giuggiola candita e ricoperta di cioccolato 70 %, fino alla rivisitazione dell'arancia candita. Caffarel seguendo l'idea del Bicerin torinese ha creato Monvisio, una pralina con all'interno, in armonico equilibrio, panna, caffè e liquore. Venchi per il dolce Natale propone Tuffée Prestige confezionati interamente a mano in tre sorprendenti varietà: Prestige Oro, Rosso o Argento. Venchi produce da anni il tradizionale gianduiotto, fatto secondo tradizione con una massa di burro di cacao e crema gianduia di nocciole del Piemonte e cioccolato.

venerdì 3 ottobre 2008

AMBIENTE E MEZZE VERITA’

“Sulla salute della gente non si deve creare allarmismo per fini politici”
Nelle ultime settimane la nostra città è stata oggetto di una serie di accuse di un certo ambientalismo di maniera, usato a fini strumentali politici come elemento di accusa verso il Sindaco in carica, quasi che i problemi ambientali abbiano una origine recentissima.
Da tale quadro la nostra città è stata dipinta a tinte fosche, quasi come un girone infernale, infestato da miasmi e microbi (con tanto di fotografie sulla stampa di grottesche mascherine mediche, che notoriamente hanno una funzione ben diversa e non servono certo ad impedire di aspirare bacilli, come sanno, seriamente, gli addetti ai lavori). Allora, poiché il tema ambientale è una cosa seria, cominciamo a parlarne in modo serio, con dati e informazioni.
Intanto non è affatto vero che la nostra città è una specie di agglomerato di inquinamento da terzo mondo.
Infatti, il Rapporto Ecosistema Urbano 2008. effettuato da Legambiente con l’elaborazione dell’Istituto di Ricerche Ambiente d’Italia, e pubblicato su il Sole 24 Ore nel mese di ottobre 2007 (su dati dei Comuni del 2006, e quindi ben prima della nostra amministrazione), indagando sul quadro ambientale nei 103 comuni capoluogo di provincia attraverso una serie di parametri (e non solo pretestuosamente su uno), dimostra che non c’è una città in grado di stagliarsi nettamente sopra le altre per qualità ambientale complessiva.
Vero, dirà qualcuno, che la logica del “mal comune mezzo gaudio” non soddisfa, ma intanto documentiamo ai nostri denigratori due cose semplici e vere: la prima, che non è vero che siamo un caso limite, la seconda, che l’ambiente non è di destra o di sinistra.
Si rileva poi una seconda considerazione: le condizioni di salute di un territorio non si misurano, negli studi seri, solo puntando il dito (per ragioni evidenti di parte) su una questione, ma analizzando un paniere di indicatori (nello studio in esame ben 125), che osservano molti elementi (Pm10, passeggeri del trasporto pubblico, sistemi di raccolta rifiuti, sistemi di smaltimento fanghi, depurazione, NO2, solo per citarne alcuni).
Ma accettiamo pure (per ora, indicheremo prossimamente altri temi su cui vi sono ben altre responsabilità) il confronto su un solo parametro, quello del Pm10 o polveri sottili: ebbene, nel 2006 la nostra città era al 75° posto in classifica, con valori sopra la media, ma per onestà intellettuale noi riconosciamo che non era la sola, trovandosi con ben altri 33 Comuni capoluogo a segnalare, con le centraline, valori al di sopra del limite normativo.
Una sola domanda: perché allora, con un Sindaco di sinistra, l’Assessore Provinciale all’Ambiente non aveva nulla da dire? Non mi pare corretto interpretare i dati per fare politica. E poi gravissimo farlo usando la demagogia per creare allarmismo tra i cittadini. Parliamo pure dei Pm10, che, a giudizio di questi ambientalisti a metà, sarebbero la causa delle malattie della gente (tanto da dover mettere mascherine per girare in città, poco prima di evacuarla). Ebbene, si leggano la dichiarazione del famoso oncologo Umberto Veronesi, intervenuto a Milano alla presentazione dello “Studio su mobilità e inquinamento da Pm10 in ambito urbano”.
“Non è vero, ha detto Veronesi, che le polveri sottili (Pm10) sono tra le prime cause di tumori polmonari”.
Sulla base della triste classifica rappresentata dal rapporto ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (dati 2004), Veronesi ha indicato che ai primi posti per i rischi alla salute ci sono la cattiva alimentazione (35%) ed il fumo da sigaretta (30%), mentre l’inquinamento atmosferico incide in modo marginale, collocandosi penultimo in classifica (2%). Non basta: un altro luogo comune vuole che siano le auto le principali responsabili di tale inquinamento, che pure come abbiamo ricordato ha un peso minore sulle gravi patologie. E’ una convinzione errata. Secondo gli ultimi dati ufficiali (anno 2004) della Commissione Europea, pubblicati su Il Sole 24 Ore, il traffico privato contribuisce alla produzione della CO2 di origine umana solo per il 12% contro il 14 dei trasporti pubblici, il 16 delle attività industriali, il 19 dei consumi domestici, il 39 degli impianti di produzione di energia. Secondo i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità, sopra citati, il traffico stradale che va a gasolio è responsabile solo del 29% delle emissioni di Pm10, ma le auto incidono, su tale percentuale, solo per l’8%, e di questa ultima percentuale, solo l’1% è generato dalle vetture che sul libretto di circolazione risultano compatibili con le direttive Euro 3 e Euro 4, cioè quelle di ultima generazione.
Come si legge, non sono opinioni, ma dati, e non di parte, perché tra le fonti di uno studio commissionato al Csst (Centro Studi Sistemi di Trasporto) si posso citare l’Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e servizi tecnici) e l’Arpa (Agenzia regionale prevenzione e ambiente della Lombardia.
E non si pensi che il parco auto di recente generazione sia minoritario, perché a livello italiano esse oscillano tra il 30% ed un 45% del totale. Quindi, impedire a tale parco auto di circolare, ad esempio con sistemi di chiusura totale del traffico, incide in misura millesimale sul contenimento delle polveri sottili.
Vogliamo allora costringere le persone anziane a non circolare in centro città perché non hanno le risorse finanziarie per acquistare un’auto di nuova generazione? Ma quanti chilometri percorrono queste persone, qualcuno lo ha calcolato, oppure si vuole andar dietro alle esigenze di incremento di vendite delle case automobilistiche? Seriamente, recenti studi, basati sulla chiusura dei principali centri urbani italiani negli scorsi anni, dimostrano che gli stop al traffico non servono a ridurre la quantità di polveri sottili presenti in atmosfera, perché sono altre, come si è visto, le principali cause inquinanti: sono le fabbriche, le centrali termiche, i sistemi di riscaldamento.
Ma è comodo, per giustificare scelte politiche quali la chiusura del centro storico, usare l’ambiente come deterrente, sfruttando l’ignoranza della gente su questi temi così specifici e per addetti ai lavori. Comodo, ma politicamente scorretto.
Per questo, se vogliamo ragionare di ambiente in termini seri e non con una presuntuosa ottica di parte, dobbiamo predisporre piani integrati di difesa dell’ambiente, che esaminino tutti i parametri, basati su dati e non su opinioni, con il supporto di autorevoli esperti, affinché vadano veramente a difendere i cittadini, e non a costituire errate premesse preconcette e, come si è dimostrato, del tutto inutili a ottenere una reale tutela della salute pubblica.

Piercarlo Fabbio
IO SONO ONOREVOLE





Io che mi alzo al mattino anche quando ho sonno, e vado a lavorare con i mezzi pubblici schiacciato tra la gente, magari sotto l'ascella di qualcuno più alto.



Io che pago l'abbonamento ai mezzi pubblici con i miei soldi, e non mi muovo abusando di automobili pagate da altri.



Io che lavoro onestamente e con serietà, che mi impegno per essere più professionale.



Io che faccio la spesa con attenzione per far quadrare i conti.



Io che pago l'affitto con i miei soldi.



Io che butto le carte di caramella nel bidone, e non per strada.



Io che offro un caffè al mio collega.



Io che in metropolitana mi alzo per far sedere una signora.



Io che pago il conto in pizzeria.



Io che a volte perdo il sonno per la difficoltà della vita.



IO SONO ONOREVOLE, e tutti quelli come me.
PIEMONTE SEMPRE PIU’ POVERO E PENALIZZATO

Il sostegno della Regione Piemonte al sistema imprenditoriale è sensibilmente diminuito con la Giunta-Bresso. La conferma viene da un recente studio, il rapporto Met (Monitoraggio economia territorio): nel corso del 2006, ultimo anno rilevato, le agevolazioni erogate dalla Regione alle imprese sono state pari al 35% del totale delle risorse pubbliche erogate, contro un 46% riferito al 2004, ultimo anno in cui ha governato in Piemonte una Giunta di Centrodestra. Nel corso degli anni il peso degli aiuti regionali è andato costantemente aumentando, anche per l’attenzione del decentramento legato alla legge Bassanini.
Con la Giunta-Bresso si è avuta una secca inversione di tendenza, che probabilmente è stata determinante anche nel ridurre il complesso delle risorse assegnate alle imprese. Ad esempio, nel 2004 sono stati erogati aiuti per 350 milioni di euro, contro i 313 del 2005 e i 318 del 2006.
Sono elementi che confermano il sostanziale immobilismo della Giunta di Centrosinistra in materia di attività produttive. Il trend calante del sostegno alle attività produttive, industriali ed artigianali, è rilevabile anche nel rapporto relativo all’incidenza delle erogazioni sugli investimenti: era il 5,2% nel 2004, è sceso al 4,4% nel 2006.
L’aumento dell’indebitamento della Regione non è servito ad alimentare gli investimenti né pubblici, né privati. E’ un fatto grave che rischia di minare la competività del Piemonte nel prossimo futuro. Inoltre, contrariamente alle ottimistiche promesse della Giunta, i tempi dei pagamenti si sono allungati, mettendo in grave difficoltà interi reparti dell’economia. Ciò non tocca unicamente le risorse direttamente erogate dalla Regione, ma anche quelle che passano tramite i Comuni e gli altri Enti, che gestiscono fondi regionali. Le attese si allungano in modo scandaloso, compromettendo i bilanci di molte aziende. Anche il blocco degli impegni stabilito dalla Giunta negli ultimi due mesi del 2007, non è stato che un espediente contabile,, che di fatto ha trasferito molte spese nel 2008, accrescendo le difficoltà a darvi copertura.
Invece, a quanto risulta dalle dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Padoa Schioppa, i conti dello Stato sarebbero floridi. Allora viene spontaneo chiedersi perché il Governo non versi alla Regione i 4 miliardi di euro che deve al Piemonte? A fine anno l’ormai (fortunatamente) ex presidente Prodi aveva annunciato la riduzione del deficit al 2%, un dato migliore delle attese, e nei giorni successivi lo stesso ministro Padoa Schioppa, solitamente prudente, ha diffuso una nota in cui certifica la buona situazione dei conti pubblici, soprattutto per l’accresciuto gettito fiscale, cioè per il fatto che gli italiani pagano più tasse. Ma di ciò ha beneficiato unicamente il Governo, che ha persistito nel tenere ben stretti i cordoni della borsa rispetto invece ai soldi che deve alle Regioni ed agli Enti Locali, che presentano difficoltà più o meno gravi di cassa.
E la Regione Piemonte è costretta ad iscrivere il proprio bilancio qualcosa come 4 miliardi di euro di residui passivi, cioè di somme accertate, derivanti per la maggior parte da trasferimenti statali. Io stesso ho presentato un’interrogazione alla Giunta-Bresso per chiedere il motivo per cui non ritenga di sollecitare il Governo a pagare il dovuto alla Regione. Intanto siamo ormai giunti a metà del cammino dell’ottava legislatura della Regione Piemonte e, con la chiusura del 2007, inizia il primo periodo dei bilanci.
Dopo l’anno che ci siamo lasciati alle spalle non possiamo che registrare un risultato complessivo che, come tutti i piemontesi possono constatare ogni giorno, non può che avere un segno fortemente negativo. A cominciare dalla situazione dei trasporti, il 2007 non può che essere definito un “Annus Horribils” per l’intero territorio regionale, sia sotto l’aspetto delle prospettive future sia per quanto concerne l’amministrazione del quotidiano. La concentrazione della TAV e del Terzo Valico ancora latita e l’impegno della Giunta a sostegno dei progetti continua ad essere altalenante, nella speranza che la decisione finale (qualunque essa sia) venga presa da altri e la maggioranza non debba così subirne le conseguenze.
Contemporaneamente la fotografia della rete dei trasporti pubblici regionali è, ogni giorno, più drammatica: i pendolari soffrono quotidianamente sia per i ritardi sia per condizioni igieniche e di sicurezza costantemente in peggioramento. Con il 2007 e la pianificazione dei nuovi orari, è poi stata addirittura “metabolizzata” la dilatazione dei tempi di percorrenza: il nuovo record, per i treni in arrivo a Porta Nuova tra le 8 e le 10 del mattino, assegna il ritardo in ben il 53% dei casi.
Incapacità amministrativa della Giunta, che Alleanza Nazionale ha continuato a sottolineare e denunciare in tutto il corso dell’anno, soprattutto quando diventa grave, come nel caso del “colpo mortale” assestato dalla Presso al Sistema Sanità del Piemonte. Se infatti l’agonia dei trasporti e delle comunicazioni della Regione, tra Ztl e limitazioni, colpisce sia i pendolari e le fasce deboli sia l’artigianato, il commercio e la piccola imprenditoria, il nuovo Piano Sanitario aggredisce in modo indiscriminato tutti i piemontesi. Avevamo ribadito in Aula come, dietro al nuovo Piano, non vi fosse altro che aumenti di spesa e tagli ai servizi.
Purtroppo in pochi mesi le nostre considerazioni hanno avuto la conferma nei fatti: la dilatazione sconsiderata delle liste d’attesa e una spesa balzata dai 6 miliardi di euro nel 2004, ai 7 miliardi e mezzo nel 2007, non sono che i primi risultati, mentre le province piemontesi già temono per la sopravvivenza delle proprie ASL e delle proprie strutture ospedaliere e l’indice di gradimento della nostra Sanità viaggia in picchiata. Sempre nel 2007 sono poi stati completamente dimenticati dall’amministrazione Presso sia i piccoli Comuni sia le esigenze delle categorie produttive: solo garantirà alle famiglie piemontesi una reale e concreta libertà di scelta del modello educativo (aumento degli assegni di studio, dotazioni organiche e rimborsi per il trasporto).
E’ una buona legge sullo studio, che consentirà a tutti di scegliere dove studiare senza creare alcun favoritismo per i ceti ricchi. Ci auguriamo che, con il 2008 e le tante nuove sfide che attendono il nostro Piemonte, ci possa essere una collaborazione maggiore e meno spirito di parte. Fin qui l’azione Presso e della sua Giunta non ha dato certo risultati positivi, vedremo ora cosa riserverà il futuro: Alleanza Nazionale saprà sempre continuare ad essere presente e fare la propria parte.
IL PETROLIO VOLA: CI SALVA L’EURO. PER ORA

L’inarrestabile corsa del prezzo del petrolio, che ieri ha toccato la quota record di 89 dollari, verso la barriera psicologica dei 100 dollari al barile (una misura internazionale che equivale a 159 litri) è un evento dal quale gli italiani non hanno ancora subito le conseguenze nelle loro tasche. Nel senso che, ad esempio, il prezzo della benzina non è schizzato all’insù come sarebbe stato normale. Il merito? E’ tutto del dollaro la cui persistente debolezza ha finora compensato quasi del tutto l’impennata del prezzo del greggio.
Ma fino a quando potrà durare la forza dell’euro che ci consente di acquistare petrolio pagandolo quasi allo stesso prezzo di prima solo perché servono meno dollari in cambio di un barile? La pacchia (si fa per dire) non potrà durare a lungo. La debolezza del dollaro, infatti, è destinata a finire quando George Bush lascerà l’anno prossimo la Casa Bianca al suo successore (Hillary Clinton, Barach Obama o chi altri) il cui obiettivo primario sarà quello di ridurre l’impegno delle truppe americane in Iraq. A quel punto il biglietto verde tornerà a rafforzarsi e noi finiremo inevitabilmente per sentire la morsa piena del prezzo del petrolio. A meno che il prezzo del barile, nel frattempo, non torni a scendere a livelli più accettabili (che gli esperti indicano tra i 40 ed i 60 dollari).
E’ una previsione verosimile? Tutto dipende dalle tensioni in Medio Oriente (il braccio di ferro tra gli Stati Uniti e l’Iran non depone bene in questo senso) e dalla ripresa economica mondiale sulla quale pesa non poco l’enorme fame di energia di paesi come Cina e India che stanno crescendo a un ritmo del 10% l’anno.
Per non legare i nostri destini a quanto succede fuori da casa nostra, l’Italia ha una sola strada da percorrere che, a parole, il Governo ha già detto di voler seguire: quella di usare l’elevatissima tassazione della benzina come cuscinetto per compensare il rialzo del petrolio.
Ogni volta che sale il greggio, il Governo ridurrebbe le tasse in modo di lasciare invariati i prezzi al consumo. Ma la confusa situazione politica italiana renderà possibile tradurre questa semplice promessa in realtà?
ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE

E’ ovvio che ogni giorno per raggiungere il risultato di economizzare sulla spesa e ottenere comunque piatti appetitosi è necessario impegnarsi un po’ nella scelta degli ingredienti, nel modo di cucinarli e dedicare un certo tempo non solo alla preparazione ma anche all'ideazione degli stessi. Ed è proprio il tempo che manca a molte donne che lavorano e che nelle poche ore libere hanno sulle spalle le faccende, la cura dei figli e tutto quanto fa riferimento alla famiglia.
Le operazioni necessarie per la spesa e la cucina pur essendo importanti per l'andamento familiare vengono spesso infilate di corsa, nei ritagli di tempo, tra una cosa e l'altra. Ed ecco che si comprano ingredienti che fanno risparmiare tempo (ma assolutamente non denaro) come l'insalata già lavata, le verdure surgelate perché già pronte per essere cucinate, i sughi in vasetto che basta solo scaldare e molti altri piatti già pronti solo da infilare per qualche minuto nel microoonde.
Il conto della spesa sale perché oltre al prezzo dell'alimento in se, si paga anche il tempo è stato necessario a qualcun altro per prepararlo, grande azienda o artigiano che sia. In tempi in cui molte famiglie dichiarano di non arrivare alla fine della terza settimana, proponiamo due esempi di menù a costo molto contenuto completi di primo secondo e contorno, dolce o frutta di stagione, completamente cucinati in casa.
Con Euro 7,862, per quattro persone pari a 1,96 Euro a persona
Calorie totali 6570 pari a 1642 calorie a persona
Spaghetti al sugo di salsiccia Euro 1,955
Ossibuchi di tacchino impanati alle erbe aromatiche Euro 3,787
Insalata Euro 0,58
Semolini dolci agli amaretti Euro 1,54
SPAGHETTI AL SUGO DI SALSICCIA
500 grammi di spaghetti 0,54 euro - 1775 calorie, 150 grammi di salsiccia 0,77 euro - 837 calorie, 100 grammi di cipolla 0,069 euro - 20 calorie, 400 grammi di pelati 0,49 euro - 88 calorie, 20 grammi di olio di oliva 0,086 euro - 180 calorie.
Totale 1,955 euro - 2900 calorie.
OSSIBUCHI DI TACCHINO IMPANATI ALLE ERBE AROMATICHE
800 grammi di ossobuchi 3,24 euro - 1692 calorie, 50 grammi di farina 0,031 euro - 180 calorie, 2 uova 0,43 euro - 150 calorie, 20 grammi di olio di oliva 0,086 - 180 calorie, pane grattugiato, rosmarino, alloro, aglio.
Totale 3,787 euro - 2202 calorie.
Preparazione: Passare nel mixer la farina unendovi qualche foglia di alloro, due o tre rametti di rosmarino senza il ramo legnoso centrale, uno spicchio d'aglio. Infarinare con questo composto gli ossibuchi bene da ambo i lati poi passarli prima nell'uovo e poi nel pane grattugiato. Friggere come d'abitudine.
INSALATA
400 grammi di insalata verde 0,49 euro - 96 calorie, 20 grammi di olio d'oliva 0,086 euro - 180 calorie, aceto, sale.
Totale 0,58 euro - 276 calorie.
SEMOLINI DOLCI AGLI AMARETTI
125 grammi di semolino 0,40 euro - 450 calorie, 250 grammi di latte 0,30 euro - 170 calorie, 50 grammi di zucchero 0,044 euro - 197 calorie, 50 grammi di amaretti 0,50 euro - 120 calorie, 1 uovo 0,21 euro - 75 calorie, 20 grammi di olio d'oliva 0,086 euro - 180 calorie, pane grattugiato.
Totale 1,54 euro - 1192 calorie.
Preparazione: Preparare un semolino con il latte e lo zucchero, incorporandovi poi gli amaretti pestati. Lasciate raffreddare il semolino preparato, dopo averlo steso ad uno spessore di due centimetri. Tagliare a quadretti, e passarli nell'uovo e poi nel pane e friggere a piacere nell'olio ben caldo.
MORTI BIANCHE:ADESSO BASTA!!!

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Sono queste le parole del primo capoverso dell’articolo 1 della Costituzione Italiana che molti forse hanno dimenticato o che peggio ancora ignorano.
Il lavoro deve essere uno strumento per vivere e non il mezzo per trovare una morte atroce e ingiustificabile. Ha colpito tutti la tragedia che si è consumata nelle acciaierie della Thyissen Krupp di Torino dove otto persone hanno perso la vita. E la scia di “morte bianca”. Ma quanti ogni giorno mettono a rischio la propria vita, quanti sono vittime di incidenti e quante morti bianche?
Troppe. Ma non basta bisogna aggiungere anche la beffa che arriva dura e ghiacciata dal memorandum della multinazionale che attribuisce la colpa di quanto avvenuto agli operai che hanno operato evidentemente con negligenza e accuso l’unico sopravvissuto alla squadra arsa viva nell’acciaieria di divismo televisivo.
Questi “Jaccuse” sterili sono disgustosi ma ancora di più allarmanti. Bisogna alzare il livello di guardia nel mondo del lavoro e lanciare una adeguata cultura alla prevenzione. La sicurezza sul lavoro è un dovere che non scaturisce da un adempimento di legge, è un dovere morale che fa parte della cultura del rispetto della vita umana e non del semplice raggiungimento del profitto.
I lavoratori sono padri di famiglia, giovani in cerca di futuro e di sicurezza. Dovremmo fermarci e pensare che il luogo di lavoro è la prima casa di ciascuno di noi e a nessuno piacerebbe vivere in una casa che nasconde insidie, incuria e menefreghismo. E quanti clandestini utilizzati “in nero” nei cantieri, nei lavori stagionali, sottopagati, sfruttati che mettono a rischio la loro vita?
Questo non fa onore a una società come la nostra, in prima linea nella battaglia contro le ingiustizie e a favore dei diritti dell’uomo. Lavorare in condizioni sane e sicure non è forse un diritto?
Impegniamoci tutti, amministratori in testa, forze politiche al seguito perché creando una sinergia coesa e una rete strutturale istituzionale si possa dire basta alle morti bianche e alla scarsa tutela dei diritti dei lavoratori.