martedì 10 febbraio 2009

ALESSANDRIA

Chiesa di Santa Maria di Castello
Già Duomo di Alessandria, questa chiesa è la custode delle testimonianze più antiche sulla fondazione di Alessandria. Su questo territorio sorgeva infatti il castello di Rovereto, accanto al quale la primitiva chiesa di Santa Maria fu costruita intorno al IX secolo. L’edificio originario è ancora riconoscibile in alcuni particolari dell’interno, ma la chiesa fu ristrutturata nel Quattrocento seguendo i canoni tardo-gotici, gli stessi dell’annesso convento e del chiostro, atto ad ospitare pellegrini e viandanti e oggi Ostello della gioventù, nonché sede di Alexala, ente di valorizzazione del territorio e di informazioni turistiche. Dopo la soppressione napoleonica, il convento venne adibito prima a magazzino, poi a ospedale e quindi a carcere e scuola. Tra le opere presenti nella chiesa, il Compianto su Cristo Morto, gruppo in terracotta policroma del XVI secolo, ristrutturato di recente dal maestro di Aramengo Guido Nicola, la Madonna con Bambino ad affresco attribuita a Giorgio Soleri (XVI secolo), e il coro seicentesco in legno.
Chiesa di Santa Maria di Castello
piazza Santa Maria di Castello
tel. 0131223489 (abitazione del parroco)
Visite: dal lunedì al venerdì dalle 17.00 alle 19.30; il sabato dalle 14.00 alle 19.30; la domenica dalle 8.00 alle 12.00

Piazza della Libertà
Nell’antica piazza della città, per secoli vero centro civico e sede dell’antico duomo di San Pietro fatto demolire nel 1803 da Napoleone, oggi sorgono i più importanti palazzi di Alessandria. Sul lato meridionale il Municipio, soprannominato Palazzo Rosso per il colore della facciata, da un disegno del 1772 di Giuseppe Caselli. Sul lato orientale l’imponente Palazzo Ghilini, in stile barocco piemontese, un tempo sfarzosa residenza dei marchesi Ghilini e oggi sede della Prefettura e dell’Amministrazione Provinciale. Parzialmente nascosto, sulla destra di Palazzo Ghilini, sta Palazzo Cuttica di Cassine, oggi sede del conservatorio “Antonio Vivaldi”, edificato alla fine del Seicento come dimora familiare. Gusti rococò e neoclassico si ritrovano negli interni e nel balcone esterno sorretto da cariatidi. Proseguendo lungo via Parma si arriva alla cattedrale di San Pietro (con la seconda torre campanaria più alta d’Italia), di stile neoclassico, eretto nel 1875 da Edoardo Arbiorio Mella. Sul lato nord di piazza della Libertà, il Palazzo delle Poste e dei Telegrafi, edificato in puro stile razionalista nel 1939 da Franco Petrucci, vanta un pregevole mosaico di Gino Severini sulla parte bassa della facciata, che racconta la storia dei servizi postali e telegrafici. Nell’angolo nord-occidentale l’ex Comando del Presidio Militare (in fase di restauro), ove durante il Medioevo sorgeva la sede del governo della città.

Museo del Cappello Borsalino
Il Museo è ospitato all’interno della storica sede della fabbrica di cappelli, fondata nel 1857 da Giuseppe Borsalino, che ha reso Alessandria famosa nel mondo. L’esposizione è collocata nella Sala Campioni, e comprende i campioni di tutti i copricapo realizzati dalla Borsalino dall’anno della fondazione fino a oggi, per un totale di circa 2000 esemplari, esposti negli storici armadi della Borsalino, disegnati da Arnaldo Gardella. Ogni sezione del museo racconta, con percorsi multimediali, il fitto intreccio tra la fabbrica e la città, che prosegue da oltre 150 anni. Il resto della struttura è occupato quasi interamente dall’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, che la utilizza come sede principale.
Museo del Cappello Borsalino - via Cavour, 84
tel. 0131326463 (Ufficio Borsalino) e 013140035 (Ufficio Cultura del Comune)
Visite: mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00 (per gruppi e scuole su prenotazione allo 0131234794)

Palazzo Monferrato
Il suggestivo palazzo, fatto edificare nel 1931 dalla Camera di Commercio di Alessandria, affronta con superbi risultati l’eclettismo architettonico del Novecento, opera dell’ingegnere Giovanni Chevalley. Lo stile si esplicita nella fusione di elementi barocchi a parti di impronta espressionista, con la contrapposizione di soluzioni auliche a semplici scelte funzionali. Dopo la ristrutturazione, il Palazzo ospita mostre, esibizioni ed eventi culturali, tesi a valorizzare il binomio arte-territorio. L’interno si estende per circa 2000 metri quadrati su quattro piani; da citare il salone in marmo, caratterizzato da una grande pittura murale, e la scala d’onore in travertino, che richiama lo stile dei palazzi nobiliari in età barocca.
Palazzo Monferrato - via San Lorenzo, 21 - tel. 848886622
Visite: durante le esposizioni a seconda degli orari stabiliti


A pochi chilometri...
Castellazzo Bormida (11 km) dove, all’ingresso del paese, si è accolti dal Santuario della Creta, meglio conosciuto come Madonnina dei Centauri, protettrice dei motociclisti. Ogni anno, in luglio, il Santuario accoglie migliaia di motociclisti da ogni parte del mondo, che formano un festoso corteo che si muove lungo le strade della provincia.


ACQUI TERME

Antiche terme di Acqui
L’antico nome romano della città, Aquae Stellae, allude all’abbondante presenza di acque termali, le stesse di cui già Plinio il Vecchio scriveva nel I secolo d.C. A quel periodo risalgono le prime strutture, parte delle quali ancora presenti oggi, che alimentavano piscine private, fontane e complessi termali. Dopo la scomparsa di numerose strutture nel corso dei secoli, dagli anni Trenta ad oggi le Terme di Acqui hanno vissuto una costante crescita, sia strutturale sia qualitativa, puntando sulla ricerca scientifica relativa alla fangobalneoterapia, con la costruzione di alcuni reparti di cura e la fondazione del Centro di Studi di Reumatologia e Fangobalneoterapia. Per pernottamenti c’è il sontuoso Grand Hotel Nuove Terme, collegato internamente allo stabilimento termale.
Terme di Acqui - via XX Settembre, 5 - tel. 0144324390 - termediacqui.it
Grand Hotel Nuove Terme**** - piazza Italia, 1 - tel. 014458555 - antichedimore.com

La Bollente
L’acqua sgorga da questa antica sorgente a 75° C. In epoca medievale, la piazza antistante era sempre animata da botteghe e ospizi, che traevano dalla fonte il proprio lavoro. Alla fine del XVI secolo i Gonzaga, privilegiando le fonti al di là del fiume Bormida, ne oscurarono l’importanza addirittura interrando la sorgente. Soltanto nell’Ottocento si decise di valorizzare di nuovo l’area, con la costruzione nel 1879 di un’edicola marmorea in stile contemporaneo. Suggestivo il colpo d’occhio che si ha guardando verso la Porta della Bollente, che collega direttamente con corso Italia, che un tempo era la porta di accesso principale della città.
Curiosità: si dice “sgaientò” il gesto augurale che chiunque arriva ad Acqui, in piazza della Bollente, è invitato a fare: mettere una mano nell’acqua sulfurea - bollente appunto - che sgorga dalla porta.

Palazzo Robellini
L’esterno del palazzo, con l’imponente colonnato, richiama gli anni dell’edificazione, ad opera di Giovanni Antonio Robellini, sul finire del Cinquecento. Gli interni si presentano invece più moderni, grazie alla ristrutturazione del XVIII secolo dei Dagna Sabina, a cui sono attribuiti lo scalone e gli ambienti aulici. Ai piani, Palazzo Robellini ospita attualmente gli uffici comunali dell’assessorato alla cultura e la sala mostre civica. Nelle ampie cantine ha invece sede l’Enoteca Regionale di Acqui Terme, dove sono stati selezionati i migliori vini della zona, proposti all’assaggio e all’acquisto. Sosta imperdibile.
Palazzo Robellini - piazza Levi, 7 - tel. 0144770272
Enoteca Regionale di Acqui Terme - piazza Levi, 7 - tel. 0144770273/4
Visite: martedì, giovedì, venerdì e sabato dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00; la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 (chiuso lunedì e mercoledì)

Castello dei Paleologi
Sebbene sia conosciuto come il castello dei marchesi del Monferrato, la prima proprietà risale al 1056. Era il vescovo di Acqui Terme a utilizzare l’edificio come residenza privata. Passato nelle mani della famiglia dei Paleologi, Guglielmo VII ne promosse la ricostruzione nel decennio 1480-1490. Nel corso degli anni il castello subì numerosi rimaneggiamenti, dei Gonzaga prima, degli architetti Scapitta e Ferroggio poi: fu quest’ultimo a edificare nel 1789 le carceri. Dai tempi dei marchesi del Monferrato la funzione del castello rimase solo più militare: ne sono testimonianza i gravi danni alle cortine, inadeguate alle armi da fuoco francesi che la espugnarono nel 1746. Dal 1967 il castello ospita le collezioni del Museo Civico Archeologico, con reperti dal periodo preistorico all’epoca romana; il parco interno è stato ristrutturato e trasformato in una zona di tutela di animali e specie vegetali. Merita una visita per le suggestive scalinate che portano nelle varie sale del castello.
Castello dei Paleologi - via Morelli, 2 - tel. 0144.770272
Visite: dal mercoledì al sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30; domenica dalle 15.30 alle 18.30 (chiuso il lunedì e martedì)


A pochi chilometri...
Merita una visita Cassine (13 km), dove ogni anno ai primi di settembre si tiene la Festa Medievale, una rievocazione storica ambientata nelle vie del paese. La chiesa di San Francesco, a Cassine, rappresenta un perfetto esempio di stile gotico lombardo del XII secolo, con i due campanili (uno del Seicento) e la facciata in cotto decorata con archetti pensili.
Strevi (7 km) è un paese costituto da due nuclei, che gli abitanti chiamano “di sopra” e “di sotto”. La città annovera anche la Valle Bagnario, dove si produce il vino passito di uve moscato detto Strevi.


ALFIANO NATTA

Tenuta Castello di Razzano
Il castello sorge su un antico sito romano, con un impianto originale risalente con molta probabilità alla metà del IX secolo. La preziosa dimora nobiliare risale al 1697, e conobbe momenti di particolare prestigio durante il Settecento grazie alla famiglia Caligaris, che ne conservò la proprietà per oltre 200 anni. Dagli anni Sessanta la proprietà è passata alla famiglia Olearo che ha ridato splendore al castello, utilizzando le antiche cantine per l’esposizione dei vini prodotti in azienda, un museo delle contadinerie e varie sale di degustazione. All’interno del maniero è presente un relais con suites che si affacciano sulla bella corte che ospita un rigoglioso giardino all’italiana.
Tenuta Castello di Razzano - loc. Razzano, 2 - tel. 0141922124 - castellodirazzano.it


ALTAVILLA MONFERRATO

Cappella Votiva “La Rotonda”
La Cappella è inserita nel parco della casa di Mazzetti d’Altavilla, storica distilleria del Monferrato. L’edificio fu costruito dall’abate spoletino Agostino Vitoli, attivo nell’area di Casale Monferrato a partire dal 1785. Edificio a pianta circolare, alta oltre dodici metri, la Cappella è conosciuta come “La Rotonda” per via della sua forma e della parte superiore, costituita da lesene pure in mattoni. L’architettura è di impronta neoclassica, anche se lo stile del Vitoli presenta elementi di discontinuità con la concezione del neoclassicismo illuminista.
Cappella Votiva “La Rotonda” - viale Unità d’Italia, 2 - tel. 0142926147 - mazzetti.it
Visite: su prenotazione


BOSCO MARENGO

Complesso Monumentale di Santa Croce
Fu per volere di papa Pio V, Antonio Ghisleri, originario di Bosco Marengo, che il complesso conventuale domenicano di Santa Croce fu fatto edificare durante gli anni dei suo papato, tra il 1566 e il 1572. La chiesa, splendido esempio di Rinascimento alessandrino di Ignazio Danti, ebbe in origine il compito di custodire le spoglie del pontefice (che rimasero invece a Roma). All’interno, forti testimonianze artistiche si ritrovano nelle opere del Vasari (suoi, tra gli altri, l’originario altare maggiore, il Giudizio Universale e l’Adorazione dei Magi), l’imponente mausoleo di Pio V, in marmo verde e porfido, un crocifisso ligneo del 1570 attribuito al Siciliano. La chiesa, recentemente scelta dal World Political Forum come propria sede, sta subendo in questi anni importanti opere di restauro. Anche il primo chiostro dell’originario convento domenicano è in fase di restauro.
Complesso Monumentale di Santa Croce - piazza Vasari - tel. 0131299410
Visite: su prenotazione


CAMINO MONFERRATO

Castello di Camino
L’edificazione del castello viene fatta risalire attorno all’anno 1000, anno in cui, secondo gli archivi, gli aleramici fecero costruire l’imponente torre di 44 metri. Nel 1323 il maniero passò nelle mani della famiglia Scarampi, banchieri di Asti, e così rimase fino al 1950. Come molti dei castelli del Monferrato, Camino fu teatro di uno scontro epico, al limite della leggenda, raccontato da Matteo Bandello nella sua XIII novella. Per merito delle numerose opere di restauro e di un ottimo stato di conservazione, possono ancora essere ammirate le mura e le torri merlate del nucleo originario. Del Settecento la costruzione delle finestre ad arco sulla sommità della torre, la posa dei balconi in pietra sulla facciata e il rifacimento dello scalone e della sala dal ballo. Recentemente è stato anche restaurato il ponte levatoio. All’interno del castello oggi vengono organizzati eventi, prodotti i vini tipici del Monferrato, e nell’ala sinistra del maniero è stata realizzata un’affascinante foresteria con posti letto. Da visitare anche l’ampio parco che circonda il maniero.
Castello di Camino - via Castello, 30 - tel. 3355383307 (Associazione culturale di promozione sociale “Castello di Camino Monferrato”) - castellodicamino.it
Visite: su prenotazione

Tenuta Monastero di Rocca delle Donne
Il monastero sorge su uno sperone di roccia tufacea, sede di antichi insediamenti fatti risalire ai primi comitati degli Aleramici, intorno alla fine del X secolo. La leggenda vuole però che siano stati addirittura i Cimbri, di stirpe germanica, a rifugiarsi su questa roccia dopo la sconfitta contro il console Mario, chiamando il loro insediamento Rocca delle Donne. Fino al 1492, anno della chiusura, il monastero rivestì grande importanza, anche grazie alla guida di Adalasia, sorella del marchese di Monferrato Guglielmo IV, uno dei più prestigiosi personaggi della feudalità italica. Negli interni del monastero sono da ammirare i pregevoli soffitti a cassettoni, con volte a vela, la Sala Capitolare e quella del camino, che accolgono spesso sfilate di moda e mostre. Dopo essere stato per secoli il rifugio di viandanti e forestieri, il monastero di Rocca delle Donne ospita una struttura Bed&Breakfast, adibita nel caseggiato che chiude il lato orientale del monastero.
Tenuta Monastero di Rocca delle Donne - via Monastero, 10 - fraz. Rocca delle Donne - tel. 0142469326
Visite: su prenotazione


CASALE MONFERRATO

Castello dei Paleologi
La posizione strategica di questa struttura, chiusa tra l’argine del Po da un lato e dal semicerchio fortificato dall’altro, l’imponente pianta esagonale e l’ampio fossato lasciano intuire l’importanza militare e strategica che ebbe nei secoli per la città di Casale. Sul portale campeggia lo stemma in marmo dei Paleologi, signori del Monferrato. Al completamento dei lavori di restauro, a oggi in corso, il Castello ospiterà la biblioteca civica e un centro per le attività culturali della città.
Castello dei Paleologi - piazza Castello - tel. 0142444330 (ufficio comunale)
Il Castello è chiuso per restauro

Duomo
La cattedrale, in stile romanico, è dedicata a Sant’Evasio, patrono della città. Il primo impianto risale al 1108, anno della consacrazione, rimaneggiato successivamente fino a metà Ottocento. La maestosa facciata a capanna, in arenaria e mattoni, è delimitata da due campanili duecenteschi. La parte più imponente è il raro nartece che apre alle cinque strette navate. Di grande interesse la Cappella dedicata a Sant’Evasio, in corrispondenza del transetto, opera di Benedetto Alfieri, che riporta l’effigie del patrono cittadino.
Cattedrale di Sant’Evasio - via Liutprando, 22 - tel. 0142452520 (parrocchia) - 0142451999 (prenotazioni)
Visite: tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.30; visite al tesoro del duomo su prenotazione o il 2° fine settimana di ogni mese dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 17.00 17

Sinagoga
La Sinagoga, costruita a partire dal 1595, è considerata una delle più belle d’Europa. Dietro la facciata austera l’edificio nasconde pareti e soffitti interamente decorati di stucchi dorati, verdi e azzurri. Di grande interesse storico le Tavole della Legge contenute nell’Arca in legno dorato (VIII secolo), a sua volta delimitata da due bassorilievi raffiguranti le città di Gerusalemme e Hebron. Annesso alla Sinagoga, il Museo di Arte e Storia Ebraica custodisce importanti testi religiosi e preziose testimonianze relative alla storia della comunità ebraica di Casale Monferrato.
Sinagoga e Museo di Arte e Storia Ebraica - vicolo Olper, 44 - tel. 014271807
Visite: la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00; in settimana per gruppi e su prenotazione. Chiuso il sabato e in occasione delle festività ebraiche.

Museo Civico
Risale al XII secolo la sede del Museo Civico, che fa parte dell’ex convento agostiniano di Santa Croce. L’ampio chiostro accoglie alcuni affreschi del pittore Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo, originario dell’omonimo paese del Monferrato. Seppure non sia stato esposto tutto il materiale in possesso, le Raccolte Civiche annoverano importanti pezzi della storia dell’arte piemontese e lombarda a partire dal XVI secolo. Immancabile una visita alla Gipsoteca Leonardo Bistolfi, in cui sono attualmente esposte 120 opere dello scultore, nato a Casale nel 1859.
Museo Civico e Gipsoteca Leonardo Bistolfi - via Cavour, 5 - tel. 0142444309 (museo) - tel. 0142444249 (prenotazioni)
Visite: sabato e domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30 (gli altri giorni su prenotazione)


A pochi chilometri...
Casale è stata capitale del Monferrato, e si estende in una zona caratterizzata dalla dolcezza dei rilievi collinari, dediti alla produzione di vini Barbera e Grignolino. Da Casale, verso Asti e verso Torino, si scorgono numerosi castelli che si ergono con le loro torri al di sopra dei vari paesi. Uno dei primi che si incontra è quello di San Giorgio Monferrato (5 km), che porta il nome di Castel Ricaldone, tra i più antichi del Monferrato (X secolo).

CELLA MONTE

Gli “infernott”
Il paese di Cella Monte sorge su una dorsale tufacea, e il suo nome ricorda le prime stanze scolpite nel tufo scavate a uso abitativo. A questa tradizione risalgono gli “infernott”, piccole cantine scolpite nella roccia, che un tempo erano utilizzate come dispensa per la conservazione dei cibi nei giorni di festa. Decisamente affascinanti per via della loro struttura, spesso anche con il tavolo e le mensole ricavati dal tufo, oggi gli infernott hanno perlopiù lo scopo di conservare i vini. Dove sorgeva l’antico castello di Cella Monte c’è Villa Perona, azienda vitivinicola e agrituristica, sorta nel 1874 e costruita interamente in tufo.
Villa Perona - strada Perona, 1 - tel. 0142488280 - www.villaperona.it


FRASSINELLO MONFERRATO

Castello di Lignano
Il passato del Castello di Lignano è ricco di storia e di suggestioni. Le sue origini, incerte, risalgono all’epoca romana (da cui il nome, Castrum Lignani), quando la struttura comprendeva l’odierno blocco del primo cortile. L’epigrafe presente nel cortile principale, a Lucio Herennio Lhennius, che probabilmente diede il nome al castello, e i continui ritrovamenti di reperti archeologici accreditano le prime tracce intorno al X secolo. Successivamente, nell’XI secolo, il castello fu ampliato con la struttura attuale, e delle quattro torri originarie ne rimane soltanto più una, che ha mantenuto l’originale composizione a mattoni e tufo. All’interno del maniero oggi è attiva un’azienda agricola vitivinicola, che estende le sue vigne sulla collina circostante, per un totale di quindici ettari.
Castello di Lignano - strada Castello di Lignano, 1 - tel. 0142925326 - castellodilignano.com
Visite: su prenotazione


FUBINE

Cascina Meraviglia - Enosis
All’interno della seicentesca Cascina Meraviglia, appartenuta un tempo ai conti Cacherano di Bricherasio, è stata inaugurata nel 2005 Enosis, un avanzato quanto rivoluzionario centro di servizi e ricerca nel campo dell’enologia e della viticoltura, voluto dall’enologo Donato Lanati. Nei 2500 metri quadrati in cui si estende la struttura, sono stati allestiti laboratori, sale di degustazione, cantine e sperimentali e zona universitaria (Enosis è anche sede didattica della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino). All’esterno, una vigna sperimentale di 5 ettari, la metà dei quali destinati alla coltivazione di 37 varietà autoctone italiane e alcune a diffusione internazionale.
Cascina Meraviglia - Enosis - via per Cuccaro, 19 - tel. 0131798311 - enosis.it


GABIANO

Castello di Gabiano
Le documentazioni parlano di un maniero fondato dallo stesso Aleramo all’estremo nord-ovest dell’attuale provincia di Alessandria, già nell’VIII secolo. È tuttavia dal 1164, con l’investitura di Gugliemo II del Monferrato per mano di Federico I, che il castello diventa nodo strategico per il Monferrato. Passato nelle mani dei Montiglio, dei Gonzaga e infine a Ferdinando di Mantova, viene infine ceduto ad Agostino Durazzo nel 1622. Dopo un attento restauro compiuto attorno al 1920, oggi il castello è sede di attività culturali e di un’azienda vitivinicola. Di pregevole importanza storica i torrioni a pianta quadrata e circolare.
Castello di Gabiano - via San Defendente, 2 - tel. 0142945004 - castellodigabiano.com
Visite: su prenotazione


GIAROLE

Castello Sannazzaro
Edificato dalla famiglia Sannazzaro nel XIII secolo su licenza del Barbarossa, il castello ha offerto per secoli un punto difensivo di estrema importanza per il Monferrato. La struttura è a pianta quadrilatera, con due torri anch’esse quadrate che interrompono le lunghe cinta murarie, in modo da permettere la difesa del castello pressoché da ogni punto. La terza torre, la più alta, era preposta invece all’avvistamento (ancora oggi dalla sua cima si possono avvistare i castelli e le torri adiacenti, fino a Casale Monferrato). Nel corso dell’Ottocento il castello ha subito alcuni rimaneggiamenti che hanno conferito tratti neogotici al complesso. Da segnalare, nell’ala Sud, il balcone del salotto dove Napoleone III e Vittorio Emanuele II si affacciarono per salutare la folla in festa alla vigilia della Seconda Guerra d’Indipendenza. Nel salone del pianterreno si possono ammirare due tele di Pier Francesco Guala, molto legato alla famiglia Sannazzaro, datate 1737. Annessa al castello, la chiesa di San Giacomo, edificata nel corso del XIV secolo come cappella gentilizia. Oggi è possibile pernottare all’interno del castello, ancora di proprietà della famiglia, soggiornando in camere arredate con mobili d’epoca.
Castello Sannazzaro - tel. 3472505519 - castellosannazzaro.it


MASIO

Castello di Redabue
Il Castello di Redabue, situato all’interno dei confini del paese di Masio, risale al XIII secolo, epoca di datazione di alcuni archi di tufo alternati a mattoni. La sua posizione strategica, tra la provincia di Alessandria e quella di Asti, a difesa della media valle del Tanaro, si rivelò spesso uno svantaggio a causa delle ripetute devastazioni e saccheggiamenti che dovette subire nel corso degli anni anche a causa degli scontri tra le famiglie dei Paleologi e dei Visconti per il dominio del Monferrato. Oggi sono aperti al pubblico gli spazi dell’antica cantina, alla base del castello, e la chiesta adiacente, disegnata da Filippo Juvarra come prototipo della futura Superga. Di rara suggestività il parco, che si estende per oltre dieci ettari con piante secolari come il lauro, il salice e l’ippocastano. Nelle case di fronte, un tempo adibite all’abitazione del fattore e della servitù, sono stati realizzati alcuni appartamenti, per un totale di circa 20 posti letto, per passare un suggestivo weekend.
Castello di Redabue - strada Redabue, 5 - tel. 3406589310 - redabue.it


NOVI LIGURE

Museo dei Campionissimi
Il Museo, inaugurato nel 2003 e fortemente voluto dalla comunità locale, è dedicato ai due Campioni di ciclismo di origine novese: Costante Girardengo e Fausto Coppi (quest’ultimo nativo di Castellania, paese poco distante). Nei 3000 metri quadrati dell’esposizione viene raccontata la storia della bicicletta, fino alle avventure dei due ciclisti che hanno reso famosa la città. La struttura ospita anche eventi fieristici, tra cui Dolci Terre di Novi, una rassegna enogastronomica annuale dedicata alla promozione dei prodotti tipici locali, e Mastro Artigiano, un’esposizione dell’artigianato d’eccellenza piemontese certificato con un marchio conferito dalla Regione Piemonte.
Museo dei Campionissimi - viale dei Campionissimi - tel. 014372585 (Iat) -
Visite: venerdì dalle 15.00 alle 19.00, sabato, domenica e festivi, dalle 10.00 alle 19.00 (dal 1° aprile dalle 10.00 alle 20.00); altri giorni visite su prenotazione (solo per gruppi di almeno 10 persone)

Piazza Dellepiane
Questa piazza rappresenta l’antico cuore nobile di Novi Ligure, con i suoi palazzi dipinti che ricordano lo stile genovese (Novi ha fatto parte della Repubblica di Genova dal 1447 al 1815) e la presenza dei più importanti edifici della città. La Chiesa della Collegiata, dedicata a Santa Maria Assunta, fu fondata tra il VI e il VII secolo sopra le fondamenta di un tempio pagano, e successivamente modificata nel XVIII secolo. Di notevole interesse, Palazzo Durazzo e Palazzo Cambiaso Negrotto, entrambi di stile genovese. Sempre in piazza Dellepiane, il Palazzo Negrone-Costa, che presenta una meridiana basata sul calendario della rivoluzione francese. Al centro della piazza si innalza la grossa fontana, detta del Sale, perché donata da Lord Bentick dopo aver salvato il deposito di sale cittadino dall’assalto dei francesi.

Oratorio della Maddalena
L’oratorio, di proprietà della Confraternita dei Disciplinati, è dedicato a Santa Maria Maddalena, come si evince dalla superba statua barocca presente sul portale. L’interno è uno scrigno di opere d’arte, a partire dal Calvario in legno composto di ventuno statue a grandezza naturale disposte sulla parete del bacino absidale, che a colpo d’occhio danno l’impressione di trovarsi di fronte a un monte, quello del Calvario appunto. Di notevole interesse il crocifisso dello scultore del tardo Barocco Anton Maria Maragliano, la serie di rappresentazioni della Crocifissione di Cristo e il gruppo di otto statue in terracotta policroma ispirate alla Deposizione, risalenti ai primi anni del Cinquecento.
Oratorio della Maddalena - via Giuseppe Cesare Abba - tel. 014376600 (priore della Confraternita dei Disciplinati)
Visite: solo su prenotazione

Il Castello
Ormai rimangono solo più i resti dell’originario castello di Novi Ligure, ma sia l’edificio sia il parco che lo circonda meritano una visita. Spicca su tutti la torre a pianta quadrata risalente al 1233, alta 30 metri, mentre all’interno è possibile visitare il lungo tratto di sotterranei, che dal 1820 sono diventati parte dell’acquedotto. Gli alberi del parco risalgono al Settecento, e furono fatti piantare per volere del nobile genovese Gerolamo Durazzo. Nei pressi del castello è ancora possibile scorgere i resti della cinta muraria fatta erigere dalla Repubblica di Genova nel XV secolo.
Castello di Novi Ligure – parco del Castello - tel. 014372585 (Iat)
Visite: nel periodo estivo, durante la rassegna regionale di Castelli Aperti


A pochi chilometri...
Appena lasciata la città di Novi, proseguendo verso Sud, si stagliano le colline di Gavi Ligure, che insieme a quelle novesi rappresentano le terre di produzione del famoso vino bianco, conosciuto come Gavi. La città di Gavi (11 km) merita una visita per l’imponente forte (fine Cinquecento), edificato come nodo cruciale per la via che conduceva al mare, che dallo sperone roccioso su cui fu costruito domina tutta la Valle del Lemme. Altrettanto suggestivo l’itinerario che da Novi conduce alla Val Borbera, con paesaggi mozzafiato.
Seguendo il percorso del fiume Borbera si possono visitare le Strette di Pertuso, un tratto di gole lungo circa 6 chilometri, dove il fiume scorre impetuoso all’ombra degli imponenti muraglioni.
Nel Comune di Borghetto Borbera (17 km) si può ammirare il Castello Torre Ratti, risalente al XII secolo.


OVADA

Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Conosciuta anche col nome di San Domenico, questa chiesa risale alla fine del Quattrocento. Durante il periodo napoleonico subì molti danni, dovuti soprattutto al fatto che i locali furono utilizzati per lungo tempo come caserma prima e magazzino poi. Nel 1986 un grave incendio distrusse completamente il coro e l’organo originali, ma tra le opere rimaste sono da citare l’altare di San Vincenzo Ferreri, situato nella seconda campata destra, in marmo policromo, e l’altare della Beata Vergine del Rosario, datato 1706. Negli oratori sono conservate alcune importanti opere, tra cui alcune casse processionali di Anton Maria Maragliano e dipinti del manierista Luca Cambiaso.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie - piazza San Domenico - tel. 014380206
Visite: tutti i giorni dalle 7.30 alle 11.00 e dalle 15.30 alle 17.00

Parrocchiale Antica di San Sebastiano
L’antica chiesa parrocchiale di Ovada, documentata già nel 1200 e intitolata originariamente a Santa Maria, fu venduta e smembrata nel 1791 (l’originale impianto romanico lo si scorge ancora nella zona dell’abside): il campanile divenne una prigione, mentre la navata centrale e quella sinistra furono trasformate nell’Oratorio di San Sebastiano, di proprietà dell’omonima confraternita. L’intitolazione rimase la stessa negli anni, anche dopo l’estinzione della confraternita, e nel corso dell’Ottocento l’oratorio venne trasformato nella Loggia di San Sebastiano, destinata al mercato coperto. Oggi l’edificio viene usato per mostre d’arte ed eventi.
Parrocchiale Antica di San Sebastiano - via San Sebastiano • tel. 01438361
Visite: aperta solo in occasione di iniziative culturali

Parrocchiale di Nostra Signora Assunta
I due campanili di questa chiesa, costruita a partire dal 1772, svettano al di sopra della città. Dall’interno, a tre navate, si eleva la cupola, divenuta negli anni insieme alla facciata il simbolo del panorama di Ovada. Gli elementi architettonici sono di ispirazione tipicamente ligure, con decorazioni trompe-l’œil. Di interesse artistico l’altare maggiore, realizzato in marmo policromo su disegno dell’Antonelli, e la statua della Vergine Assunta, risalente al Settecento.
Parrocchiale di Nostra Signora Assunta - via S. Teresa, 1 - tel. 0143832140/1/2
Visite: tutti i giorni dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00

Palazzo Spinola
Il palazzo, a pianta rettangolare, fu fatto edificare nella seconda metà del XVII secolo sulla sinistra della chiesa di Santa Maria delle Grazie, traendo ispirazione dalle ville genovesi del Seicento. Il nome richiama la potente famiglia genovese che intrecciò spesso i suoi affari di finanza e di acquisto di terre nella zona di Ovada. Oggi la proprietà dell’edificio è della comunità dei Padri Scolopi, che officia le celebrazioni nella chiesa di San Domenico. Al piano rialzato sono presenti ampi e sontuosi spazi di rappresentanza, mentre il piano nobile è caratterizzato dai preziosi saloni.
Palazzo Spinola - piazza San Domenico - tel. 014380206


A pochi chilometri...
A causa della sua posizione di frontiera, al confine con la Liguria, l’Ovadese è una terra ricca di castelli e rocche poste a difesa della via che porta al mare. Da menzionare, il castello di Trisobbio (8 km), in cui è possibile soggiornare, visitando anche l’annessa chiesa di San Bernardo (XII secolo).
Il Santuario della Madonna delle Rocche, nel comune di Molare (5 km), si erge da oltre cinque secoli su uno dei ripidi pendii che interrompono la piana di Molare, nell’alta Valle Orba.


OVIGLIO

Castello Reale di Oviglio
Non si può datare con certezza l’edificazione di questo imponente castello, simbolo di Oviglio, ma ancor prima del 1367, anno in cui il paese cadde sotto il controllo dei Galeazzo Visconti, vi era un castrum con una cinta a bastioni. Il castello assunse il nome attuale dopo l’acquisto da parte della regina Cristina di Savoia, e già nel 1908 venne dichiarato monumento nazionale per la sua arte e la sua storia. Oggi ospita un relais di grande stile, con nove suites alle quali si accede passando per le antiche cantine, le sale, il deambulatorio e la biblioteca, abilmente ristrutturati. Si svolgono convention ed è a disposizione anche un servizio ristorante allestito nelle varie sale.
Castello Reale di Oviglio - via XXIV Maggio, 1 - tel. 0131776166 - castellodioviglio.it


ROSIGNANO MONFERRATO

Castello di Uviglie
Adagiato sui colli a est di Rosignano, il castello fu costruito tra il 1239 e il 1271 dalla famiglia dei Paucaparte. Passato ai Conti Pico-Gonzaga nel 1491, il maniero fu da subito improntato sull’attività agricola. Per mano dell’architetto Arborio Mella il castello subì importanti opere di ammodernamento nel corso dell’Ottocento, quando ne presero possesso i Conti Callori di Vignale Monferrato. È il 1879 quando subentra il Conte Cacherano di Bricherasio, socio fondatore della Fiat. Dal 1992 la Tenuta del Castello diventa sede di coltivazione viticola, che prosegue ancora oggi nelle antiche sale. All’interno del maniero è attivo il ristorante Cavalieri del Monferrato, arredato in stile medievale.
Tenuta e Castello di Uviglie - via Castello di Uviglie - fraz. San Martino - tel. 0142488132 - castellodiuviglie.com


SERRALUNGA DI CREA

Sacro Monte di Crea
La tradizione, non suffragata da elementi storici provati, vuole che sia stato Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli, a salire la collina di Serralunga verso il 350 d.C., portando con sé la statua lignea della Madonna col Bambino, che viene venerata ancora oggi nella chiesa del Santuario. Le origini del modello del Sacro Monte si perdono negli anni della Controriforma, in cui si diffuse la pratica della realizzazione di percorsi devozionali scanditi da cappelle. La costruzione risale al 1589, per opera del priore Costantino Massino, che scelse la collina dove prima era edificata una chiesa romanica dedicata alla Madonna. Dal Cinquecento il progetto iniziale subì numerose modifiche, e dal 1820, anno dell’ultimo ampliamento, il Sacro Monte di Crea è costituito dalla basilica, di impianto romanico, 23 cappelle maggiori che terminano con quella maestosa detta del Paradiso (posta sulla cima del monte, e dedicata all’incoronazione di Maria) e cinque minori, dette romitori. A fare da cornice, il Parco naturale e area attrezzata del Sacro Monte di Crea, con un’estensione di quasi 50 ettari, istituito dalla Regione Piemonte nel 1980 per tutelare anche i beni ambientali in cui è inserito il complesso del Sacro Monte.
Sacro Monte di Crea - Cascina Valperone, 1 - Ponzano • tel. 0141927120 - parcorea.it
Visite: su prenotazione


SEZZADIO

Chiesa di Santa Giustina
La leggenda indica Sezzadio come la località dove fu abbandonato un bimbo, figlio di nobili sassoni in viaggio verso Roma. Il bambino, di nome Aleramo, fu allevato dai monaci e divenne il primo marchese del Monferrato per volere del re Ottone I. L’impianto originale della chiesa di Santa Giustina risale al 722, anno della prima edificazione per volontà del re longobardo Liutprando. Nel 1030 i monaci benedettini fondarono l’omonima abbazia, mentre nel 1033 la chiesa fu quasi completamente ricostruita e notevolmente ampliata dal marchese di Sezzadio, Oberto. Il prezioso pavimento a mosaico della cripta è un esempio dei restauri compiuti in quel periodo. Nel secoli XII e XIII l’abbazia di Santa Giustina raggiunse il suo massimo splendore, per poi iniziare un lento declino che culminò nel decreto napoleonico che ne consegnò la proprietà ai veterani. In tempi moderni, nel 1956 cominciò l’opera di restauro della chiesa, unica superstite degli antichi edifici appartenenti al monastero. Oggi, mattoni e ciotoli di fiume caratterizzano i fianchi e la facciata dell’edificio. Il portale è rimasto di estrema semplicità architettonica, privo di ornamenti, mentre le tre navate convogliano lo sguardo sull’abside mediana e sugli affreschi del transetto, datati tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo. L’annessa Villa Badia, sorta sulle fondamenta del preesistente convento benedettino, organizza pranzi e cene su prenotazione, per cerimonie o eventi, legati alla tradizione monferrina.
Chiesa di Santa Giustina - Villa Badia - via Badia, 53 - tel. 0131703659 - villabadia.com


TORTONA

Santuario della Madonna della Guardia
Il Santuario, edificato a partire dal 1926, fu fatto costruire per volere di don Luigi Orione (di cui conserva le spoglie) sul sito dove sorgeva l’antica chiesa di San Bernardino. Osservando il panorama della città, la statua dorata della Madonna con bambino posta sul campanile si staglia, coi suoi 12 metri, al di sopra di ogni edificio, ed è diventata negli anni il simbolo di Tortona.
Santuario della Madonna della Guardia
via don Domenico Sparpaglione, angolo corso don Orione - tel. 0131863492
Visite: tutti i giorni dalle 06.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 19.00

Duomo
Sebbene la facciata di ispirazione neoclassica, progettata dall’architetto Nicolò Bruno, risalga al 1880, la cattedrale di Santa Maria Assunta ha origini ben più antiche. L’edificazione è compresa tra il 1574 e il 1592, poi restaurata negli anni Trenta. Al suo interno sono conservate le opere di grandi artisti quali il Fiamminghino, il Moncalvo, il Vermiglio, il Luini e Camillo Procaccini. Nel presbiterio è conservata l’urna di San Marziano martire, primo vescovo e patrono della diocesi di Tortona. La cattedrale conserva le spoglie di un’altra figura storica di Tortona, il compositore e monsignore Lorenzo Perosi. Sulla piazza del duomo si affaccia anche il Palazzo Vescovile, costruito nel 1584.
Cattedrale di Santa Maria Assunta - piazza Duomo - tel. 0131861360
Visite: tutti i giorni dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30

Palazzo Guidobono
Il Palazzo venne edificato nel XV secolo e fu utilizzato per anni come dimora signorile.
Parzialmente ricostruito nel 1939, all’interno conserva ancora un soffitto ligneo quattrocentesco con motivi araldici e, nei sotterranei, resti di muratura e un pavimento a mosaico. Attualmente il Palazzo viene utilizzato per mostre temporanee, ed è in fase di completamento il progetto per realizzare qui il Museo Civico Archeologico, con resti provenienti dall’antica Iulia Dertona.
Palazzo Guidobono - via Ammiraglio Mirabello - tel. 0131864297 (Ufficio Eventi e Manifestazioni del Comune)
Visite: durante le mostre aperto nel fine settimana il venerdì dalle 15.00 alle 19.30; sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.30

Santa Maria dei Canali
È la più antica chiesa cittadina, documentata dal 1511. La costruzione ha subito numerosi aggiornamenti nel corso degli anni, durante i quali vennero edificati le cappelle laterali e l’abside rettangolare; lo stile puramente romanico è stato contaminato di elementi gotici, frutto dei rimaneggiamenti. La struttura è rimasta tuttavia quella originaria, con tre navate. Di notevole interesse la tavola della Natività, di scuola leonardesca, proveniente dall’oratorio sconsacrato di S. Maria di Loreto.
Chiesa di Santa Maria dei Canali - via Giulia, angolo via Baluardo - tel. 0131863570
Visite: tutti i giorni dalle 7.30 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 19.00


A pochi chilometri...
Rivalta Scrivia (8 km), con l’abbazia cistercense di Santa Maria, edificata nel 1180, di cui è sopravvissuta soltanto, oltre alla chiesa, la sala capitolare.
Di grande impatto il percorso che si snoda da Tortona verso la Val Curone fino alle altezze di Caldirola (40 km): meritano la sosta le tre pievi romaniche di Viguzzolo, Volpedo e Fabbrica Curone (X e XI secolo).


VALENZA

Duomo
Questa chiesa ha origini incerte: dell’antico duomo, di dimensioni inferiori rispetto a quello attuale e in stile romanico, si hanno notizie a partire dalla fine dell’XI secolo. A causa delle deplorevoli condizioni della struttura, nel 1606 il Consiglio generale decise di edificare la nuova cattedrale, affidando il compito a Paolo Falcone, architetto di Lugano.
La nuova facciata è più recente, datata intorno al 1890. All’interno meritano una citazione l’altare maggiore, del 1760, e la Madonna del Rosario, dipinto dal Moncalvo nel 1620. Su richiesta è possibile visitare il Museo dell’Opera del Duomo, in cui si trova un cospicuo patrimonio di tessuti e argenterie.
Chiesa di Santa Maria Maggiore - piazza XXXI Martiri - vicolo Visconti, 19 - tel. 0131941840
Visite: tutti i giorni dalle 6.30 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.30

Teatro Sociale
Riportato allo splendore che aveva a metà Ottocento, il Teatro Sociale è stato inaugurato nel 2007 dopo lunghi anni di restauri. Il nobile edificio fu voluto dalle famiglie più abbienti di Valenza, e costruito a partire dal 1853 seguendo le forme tardo-neoclassiche. La posizione in pieno centro cittadino era stata pensata per garantirne l’estrema fruibilità per i Valenzani, e così fu: il Teatro Sociale ha rappresentato per diverso tempo il cuore culturale della città. Oggi il cartellone è realizzato insieme con il Teatro Comunale di Alessandria, con una serie di spettacoli che vanno da novembre a fine aprile.
Cinema Teatro Sociale di Valenza - corso Garibaldi, 58 - tel. 0131942276 - teatrodivalenza.it

Palazzo Pellizzari
Sede del Municipio, il palazzo fu eretto nel XVIII secolo dal progetto dell’alessandrino Giuseppe Zani che, affidandosi allo stile neoclassico, consegnò a Simone Cordara Pellizzari quello che ancora oggi è considerato uno dei più bei palazzi della città. Le decorazioni interne sono sontuose e culminano negli affreschi mitologici della sala consiliare, opera di Luigi Vacca. Il piano terreno fu decorato invece dal padre, Angelo Vacca, all’età di 65 anni. Interessante la lapide in bronzo murata, posta in cima allo scalone del piano nobile, che riporta un’epigrafe di Salvatore Quasimodo in memoria del sacrificio dei partigiani di Valenza.
Palazzo Pellizzari - via Pellizzari, 2 - tel. 0131945246 (Urp)
Visite: solo in occasione di manifestazioni come Riso e Rose in Monferrato

Oratorio di San Bartolomeo - Chiesa di Santa Caterina
La Chiesa, ora sconsacrata, fu edificata nel 1584 da un maestro della famiglia Panizzari su commissione delle monache benedettine, ed è il monumento più antico della città. L’edificio fu riconsacrato e ribattezzato come San Bartolomeo nel 1835 dal governo napoleonico. L’apparato decorativo è in stile neogotico, mentre il portale del 1740 è in stile gotico. Nel 2007 San Bartolomeo è stato riaperto al pubblico dopo anni di restauri volti a conservare la complessa struttura architettonica, dalla pianta ottagonale agli affreschi gotici dell’Ottocento. La destinazione d’uso è prevalentemente per concerti di musica da camera o spettacoli di teatro.
Oratorio di San Bartolomeo - piazza Alfieri, angolo via Banda Lenti - tel. 0131945246 (Urp)
Visite: solo in occasione di manifestazioni come Riso e Rose in Monferrato


A pochi chilometri...
Valenza è rinomata in tutto il mondo per la sua produzione orafa, frutto di una sapiente miscela di arte, tecnologia e tradizione artigianale, con circa un migliaio di aziende che lavorano l’oro. Il Castello di Piovera (13 km), già citato nei manoscritti a partire dal X secolo, fu potenziato dai Visconti come roccaforte difensiva e utilizzato successivamente come dimora signorile.


VIGNALE MONFERRATO

Palazzo Callori
L’edificio, interamente costruito con la chiara pietra tufacea del Monferarrato, era l’antica residenza dei signori di Vignale, risalente al XV secolo e ampliato nel corso del XVII secolo. Oggi è sede dell’Enoteca Regionale del Monferrato, a disposizione per produttori e consumatori per conoscere la selezione dei migliori vini della zona. Su richiesta vengono organizzati eventi di formazione didattica sull’enologia, degustazioni e visite guidate per gruppi. Nell’antica cappella barocca di Palazzo Callori è stata allestita la vineria dell’Enoteca, aperta nel periodo primaverile ed estivo.
Palazzo Callori - Enoteca Regionale del Monferrato - piazza del Popolo, 12 - tel. 0142933243 - enotecadelmonferrato.it
Visite: tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 13.30 alle 16.30; sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00

venerdì 6 febbraio 2009

Piazzetta, restyling dopo la neve
Alessandria - 04/02/2009


Con un giorno di ritardo per l’intensa nevicata di lunedì, sono iniziati i lavori per il restyling di piazzetta della Lega. Nessun problema, calendario di marcia alla mano, per la giornata persa, gli interventi verranno eseguiti nei tempi previsti. Il che significa che la parte centrale della piazzetta, esclusi i marciapiedi e la zona edicola, verrà ultimata il 15 aprile, mentre dal 16 al 29 dello stesso mese verranno realizzati i marciapiedi. Complessivamente i lavori di tutto il recupero della piazza e di corso Roma, divisi in sei trance, termineranno il 15 luglio del 2010. Tra i materiali usati per il nuovo abito del cuore della città, ci saranno graniti rossi, bianchi e basalto nero; sarà utilizzato anche il marmo verde del Guatemala. Nel progetto anche l’illuminazione dell’obelisco e della chiesa di San Giovannino in corso Roma

giovedì 5 febbraio 2009

I sentieri del gusto



La provincia di Alessandria è “terra buona” soprattutto da gustare, coi suoi tesori gastronomici che danno vita a una cucina ricca e genuina, capace di far riscoprire sapori e aromi ormai sovente perduti e le occasioni per sperimentare la bontà dei prodotti. Numerose le manifestazioni autunnali dedicate al tartufo, “Tufo e Tartufo” a Odalengo Piccolo, la Fiera di Bergamasco (http://www.comune-bergamasco.it) e la “Trifola d’or” di Murisengo, la mostra a San Sebastiano Curone, la “Sagra del tartufo bianco” a Cella Monte (http://www.comune.cellamonte.al.it) e Acqui&Sapori di Acqui Terme (http://www.comuneacqui.it). Tutte le domeniche da giugno a ottobre è possibile unire cultura, enogastronomia e turismo aderendo all’iniziativa Andar per Cantine e Castelli, che unisce in un itinerario turistico le numerose cantine della Provincia (fra cui le Enoteche regionali di Vignale Monferrato e di Acqui Terme), le tenute agricole, le attività di agriturismo e i ristoranti tipici, in un progetto di tutela dell’alta qualità dei prodotti del nostro territorio. L’iniziativa fa parte di Castelli Aperti – Viaggio nelle terre del Basso Piemonte (che copre le province di Alessandria, Asti e Cuneo) ed è estesa ad alcune Aziende e Cantine nell’Astigiano. Il turista e l’intenditore hanno inoltre l’opportunità di partecipare, con guide specializzate, a tour enogastronomici, corsi di cucina, laboratori di produ-zione del formaggio, veri “laboratori del gusto” che vogliono avvicinare l’ospite ai ricchissimi giacimenti di sapori e profumi della nostra terra. Nel mese di dicembre Novi Ligure (http://www.comune.noviligure.al.it) diventa la capitale del gusto del basso Piemonte, con l’invito ad esplorare le “Dolci Terre di Novi”: focaccia, vini, dolci, tutta l’enogastronomia locale diventano il fil rouge fra Rassegna dei prodotti, Laboratori del Gusto (sotto l’egida di Slow Food), menù a tema dei ristoranti, momenti di costume (la centenaria Fiera di Santa Caterina) e di cultura (l’inizio della sempre ricca stagione teatrale).
Sulle strade dei Campionissimi

La terra che ha dato i natali a Fausto Coppi e a Costante Girardengo non può non essere terra ciclabile. Ci si avvia sulle pendici delle colline che circondano Novi Ligure (http://www.comune.noviligure.al.it) e Tortona (http://www.comune.noviligure.al.it), sui 400 km della rete stradale provinciale, si sale circondati dal caldo abbraccio delle vigne (impa-gabile l’esplosione cromatica autunnale nei filari), per scendere risto-randosi nell’ombra di brevi tratti boscosi e rivivere emozionanti confronti, cimentandosi in gare sui tracciati di allenamento dei Campionissimi o pedalare con la noncurante lentezza del ciclista non professionista e trascorrere un pomeriggio immersi nella tranquillità.
Novi Ligure sembra possedere un terreno adatto per la bicicletta, tanto che il “Veloce Club Novese” nasce già nel 1893 (la bicicletta con trasmissione a catena ha appena 10 anni!), anno in cui vede la luce anche Girardengo, primo asso del ciclismo italiano, immor-talato dai versi di una canzone di De Gregori. Quando ancora non esistono clamorose apparizioni televisive Coppi e Girardengo (e tutti quelli che pedalano con loro) emozionano gli italiani con la loro umanità e semplicità così tipicamente piemontesi. Novese di adozio-ne (benchè nato a Castellania, paesino di un centinaio di abitanti), il campionissimo Fausto (assieme al fratello Serse) con 5 vittorie al Giro d’Italia e 2 al Tour de France ha appassionato intere genera-zioni, che accorrono ancora oggi al passaggio delle due tappe del Giro d’Italia e al Memorial Fausto Coppi.
Per mantenere viva la grande tradizione ciclistica del territorio sono visitabili il Mausoleo e il Museo Casa Coppi a Castellania e il Museo dei Campionissimi a Novi (www.museodeicampionissimi.it).

Per gli appassionati di ciclismo principianti o esperti sono disponibili alcuni percorsi ciclo-turistici permanenti di varia difficoltà (cartine e depliant dettagliati sono reperibili presso gli IAT della provincia) lungo le strade su cui i Campionissimi pedalavano, percorsi selezionati per far apprezzare il contatto diretto con queste vallate ricche di storia, natura e di sapori e odori indimenticabili.
Gli itinerari tematici
Arte, storia e castelli
ALESSANDRIA

Cose da vedere: Palazzo Rosso, Arco trionfale, Cattedrale, S. Maria del Carmine, Santa Maria di Castello, S. Rocco e complesso degli Umiliati, S. Alessandro, S. Stefano, il Circuito del Sistema dei Musei Civici (www.comune.alessandria.it), Palazzo Cuttica di Cassine, Palazzo Guasco.

Ricca di tracce storiche, Alessandria poco conserva dei borghi preesistenti la fondazione nel 1168, rimodellati dall’insediamento urbano condizionato dai due fiumi Bormida e Tanaro.
Nel tranquillo centro il Palazzo del Presidio Militare ingloba i resti del Palatium Vetus, la più antica sede del governo cittadino, affacciato su Piazza della Libertà, un tempo fronteggiato dal Duomo medievale, raso al suolo da Napoleone. L’attuale ottocentesca Cattedrale di San Pietro, poco distante, conserva un campanile secondo in altezza solo al Torrazzo di Cremona.
Su Piazza della Libertà si affaccia anche Palazzo Ghilini, sede della Prefettura e della Provincia, progettato nel 1732, significativa la successione di due atrii (il primo ottagonale) e gli splendidi scaloni a tenaglia. Sul fianco di Palazzo Ghilini sorge Palazzo Cuttica di Cassine (sede del Conservatorio musicale e di uno splendido allestimento museale che espone ciclicamente le collezioni della Pinacoteca Civica), con due balconi di facciata sorretti da telamoni e un piano nobile di gusto rococò con dipinti seicenteschi, impreziosito da importanti specchiere e sovrapporte coeve.
A pochi isolati il complesso conventuale duecentesco di San Francesco, che ospita la Mostra permanente “Le Stanze di Artù” (www.comune.alessandria.it) dedicata ai 15 pannelli provenienti dalla Torre Pio V di Frugarolo, ciclo di affreschi a raro soggetto profano eseguito fra 1391 e 1402 da un artista molto vicino alla corte viscontea di Pavia.
La costruzione in cotto di Palazzo Guasco risale al sec. XVIII e, per la parte ancora destinata a residenza privata, ha raffinata tipologia che lo avvicina a Palazzo Ghilini.
Per gli appassionati di architettura contemporanea, ecco la sede storica della Fabbrica Borsalino (1857), che ospita parte della sede universitaria cittadina. Poco distanti gli edifici della Taglieria del Pelo e il Dispensario Antitubercolare, disegnati negli Anni ’50 da Ignazio Gardella.

Pregevoli gli sfavillanti mosaici di Gino Severini che ornano la facciata del Palazzo delle Poste e Telegrafi, eretto a fine degli Anni Trenta secondo i canoni dello stile razionalista.

Sulla riva sinistra del Tanaro, la Cittadella (visitabile solo in occasione di eventi) sorge sulle rovine del borgo di Bergoglio. Iniziata nel 1728 da Ignazio Bertola (geniale architetto militare sabaudo), la pianta a esagono ellittico viene modificata per adattarsi alla griglia urbana di Bergoglio e presen-ta oggi numerosi edifici residenziali, magazzini, sotterranei (nonché esempi intatti di edilizia militare, come le polveriere) articolati attorno all’am-pio spazio verde centrale, la Piazza d’Armi. I bastioni esterni resistono alle dinamiche di espansione cittadina e rappresentano un patrimonio unico a livello europeo, in ottimo stato di conservazione.
A pochi km dalla città, il sobborgo di Marengo è teatro il 14 giugno 1800 della vittoria di Napoleone che segna il passaggio del Piemonte alla dominazione francese. Il luogo, fondamentale meta per i cultori di Bonaparte, dove, in memoria dell’evento fu costruita da un estimatore una villa neoclassica a metà ‘800, e dà anche nome a una moneta aurea e a molte ricette. Ogni due anni nel mese di giugno ha luogo la rievocazione storica che richiama gruppi di figuranti e appassio-nati da tutta Europa.
I dintorni abbondano di residenze nobiliari anche fortificate, quali i Castelli di Pavone, di Castelceriolo (risalente al sec. XII e più volte ricostruito), di Solero (proprietà dei Guasco e poi dei Faa’ di Bruno), di Oviglio.

Il più caratteristico è il trecentesco Castello di Piovera (http://www.comunepiovera.it), appartenuto ai Visconti e ora adibito a residenza signorile: l’edificio è molto articolato, arricchito da posti di guardia, ponti che scavalcano il scenografico fossato e da un parco secolare, confina col borgo medievale ed entrambi ospitano affascinanti rievocazioni in costume.



CASALE MONFERRATO (http://www.comune.casale-monferrato.al.it)

Cose da vedere: Castello, Giardini pubblici, Sinagoga e Museo di arte e storia ebraica, Duomo, Chiesa dell’Addolorata, S. Paolo, S. Caterina, Teatro Municipale, Palazzo Gozzani di S. Giorgio,S. Domenico, Pinacoteca civica e Gipsoteca Bistolfi.
L’avvicendarsi dinastico (Aleramo, Monferrato, Paelologhi, Gonzaga, Savoia) ha arricchito la cittadina capitale del marchesato di storia e di monumenti, nel rispetto dell’originario impianto medievale.

Sulla riva destra del Po il Castello Paleologo difende la città con la sua sagoma imponente, che pare oggi quasi ingiustificata per una cittadina dall’aria pacifica come Casale. Il primo nucleo risale al sec. XIV e in seguito viene munito di mura imponenti, di quattro torrioni e di quattro pivellini. Sul lato opposto della città viene completata nel 1590 la Cittadella, voluta dai Gonzaga a chiusura della cinta muraria e poi distrutta dai Francesi.

Edifici religiosi pregevoli, come il Duomo dedicato a Sant’Evasio e la Sinagoga, si collocano in un contesto urbano arricchito da palazzi nobiliari, fra cui Palazzo Gozzani di Treville e il Palazzo di Anna d’Alençon, una residenza tardo quattrocentesca che conserva un loggiato interno e preziosi affreschi. Degni di nota anche l’ex convento agostiniano di Santa Croce, rimodellato con una facciata del Magnocavalli nel 1758, che ospita le collezioni del Museo Civico, la Gipsoteca Leonardo Bistolfi (intitolata al maestro della scultura simbolista in Italia) e la raccolta di reperti archeologici del sec. XI provenienti dagli scavi effettuati nella necropoli di Morano Po.

Gli Aleramici fortificarono i dintorni di Casale e un esempio notevole è il Maniero di Camino (http://www.comune.camino.al.it), con una torre d’avvistamento e un complesso residenziale, impreziosito nel ‘400 da un salone decorato da Pier Francesco Guala coi ritratti della dinastia degli Scarampi (protagonisti di una novella del Bandello).
In un punto panoramico si erge il castello Ricaldone, nel paese di San Giorgio Monferrato (http://www.comune.sangiorgiomonferrato.al.it): risalente al sec. X, feudo del vescovo di Vercelli, attraverso rimaneggiamenti barocchi del cortile d’onore assume nell’800 la definitiva imponente facciata.
Reminescenze letterarie nel Castello di Murisengo (http://www.comuninprovincia.it/al/murisengo), di impianto trecentesco rifatto nel sec. XVII, dove Silvio Pellico si dedica alla stesura di “Francesca da Rimini”.






TORTONA (http://www.comune.tortona.al.it).

Cose da vedere: Duomo, Teatro Civico, Palazzo Guidobono, S. Matteo, Sepolcri romani, Luoghi orionini, Accademia musicale “Lorenzo Perosi”; Atelier di Pellizza a Volpedo, Castellania ed i luoghi natali di Fausto Coppi, Abbazia di Rivalta Scrivia.
Fondata nel 120 a.C. al crocevia fra le vie consolari Postumia e Fulvia (cui si aggiungerà il prolungamento della via Emilia verso la Gallia), la romana Dertona ha lasciato numerose tracce nel tessuto urbano di Tortona e nelle vicinanze. Già florida in età imperiale romana, raggiunge il massimo splendore in età comunale, quando si scontra con Pavia per interessi commerciali e viene assediata e distrutta da Barbarossa nel 1155, per poi entrare nella sfera d’influenza milanese. I Visconti iniziano la costruzione di un nuovo castello, potenziato nei secoli successivi fino a diventare una piazzaforte, smantellata da Napoleone.
Nella vicina Val Curone, il paese di Volpedo ha dato i natali al pittore divisionista Giuseppe Pellizza, formatosi alla scuola del Fattori e ricco di spunti personali inconfondibili quali l’attenzione alle esplosioni di colore della luce solare. Autore del Quarto Stato, nel suo studio è allestito il Museo che ospita pregevoli tele (fra cui i ritratti dei genitori e due autoritratti).
Novi Ligure (http://www.comune.noviligure.al.it).
Cose da vedere: Palazzi Dipinti, Teatro Municipale, Biblioteca Civica, Museo dei Campionissimi, Parco e Castello, Basilica La Maddalena; i Luoghi di Fausto Coppi e Costante Girardengo, Zona archeologica di Libarna e sale espositive di Villa Caffarena a

SERRAVALLE SCRIVIA (http://www.comune.serravalle-scrivia.al.it), Outlet di Serravalle Scrivia, Pinacoteca di Voltaggio.

Dominata dai resti (tratti di mura e una torre quadrata) del castello duecentesco, Novi Ligure è una città ricca di influenze liguri, nel dialetto, nella cucina e nell’architettura cittadina.
Tipicamente ligure è l’usanza di dipingere le facciate delle case dei nobili e dei ricchi commercianti - Novi fu sede della fiera di cambio dal 1626 - con finti elementi archi-tettonici e figure storiche e mitologiche. Scene di ampio respiro e cicli pittorici veri e propri o elaborate decorazioni floreali otto-centesche creano così una galleria d’arte all’aperto (per esempio lungo le facciate dei Palazzi Negrone-Costa, Cambiaso-Negrotto, Bianchi, Brignole), meritando a Novi l’appel-lativo di “città dipinta”.
Pregevole la Collegiata di Santa Maria Assunta, rinnovata a metà sec. XVII nelle sue forme originarie del sec. XIII (sorte nel sec. VI su un preesistente tempio pagano): all’interno opere seicentesche di ambito ligure e la statua della Patrona cittadina (di provenienza orientale).
Del seicento l’Oratorio dedicato a Santa Maria Maddalena all’interno del quale si trova un gruppo ligneo barocco raffigurante il Calvario, composto da 21 figure dipinte, completate nei primi anni del ‘600. L’Oratorio conserva anche un prezioso gruppo in terracotta di inizio ‘500, il Compianto sul Cristo morto.
Poco distante sorge Libarna. Citata da Plinio il Vecchio, è il più sviluppato sito romano in territorio alessandrino: sorto sulla via Postumia, la fiorente cittadina viene abbandonata nel sec. VII per le incursioni barbariche. Del tessuto urbano rimangono perfettamente conservati il Teatro, l’Anfiteatro, le Terme e il Foro, uniti dal complesso acquedotto e dal condotto fognario, che attraversa abitazioni un tempo arricchite da preziose decorazioni, in parte visibili in loco, in parte disperse nei musei di Genova e Torino. A Serravalle Scrivia di notevole rilievo il centro commerciale Outlet, uno dei più grandi nel suo genere in Europa.
A circa 400 metri di altezza, su uno sperone roccioso, il Forte di Gavi (http://www.immagine.com/gavi) è monumento nazionale ben restaurato, che domina la Val Lemme con la sua forma stellata racchiusa dalla cortina muraria a sei bastioni angolari, sorti sulla seicentesca fortezza quadrangolare a sua volta edificata su strutture risalenti al sec. XII.
Proseguendo per la Val Lemme si raggiunge Voltaggio dove si può ammirare la Pinacoteca dei Padri Cappuccini.





OVADA (http://www.comune.ovada.al.it)

Cose da vedere: Parrocchiale antica, Parrocchiale dell’Assunta, Palazzo Spinola, Casa natale e Museo di S. Paolo della Croce, Scuola di Musica “Antonio Rebora”, Civico Paleontologico “Giulio Maini”, Museo della maschera di Roccagrimalda.
Citata nei documenti di fondazione dell’Abbazia di Spigno (991), a partire dal sec. XIII la città comincia a gravitare nella sfera d’influenza di Genova, da cui rimane condizionata in ambito politico e culturale. Ovada conserva numerose tradizioni tipicamente liguri, come le processioni delle confraternite religiose, che due volte all’anno sfilano per le vie cittadine con immensi Crocifissi.
Ricche di castelli sono le colline dei dintorni. Quasi ogni comune dispone di un proprio castello, come Silvano d’Orba, Roccagrimalda, Cremolino, Mornese e Montaldeo, conferendo al panorama collinare una particolare suggestione. Caratteristica la torre trecentesca del castello di Roccagrimalda (http://www.ovada.it/roccagrimalda), rifatto in epoche successive e arricchito di un giardino all’italiana.
A Trisobbio, paese disposto su tre terrazzamenti con-centrici, sintomi di un impianto fortificato, il Castello presenta un corpo massiccio ingentilito da bifore e da una singola torre merlata angolare, rifacimenti moderni di una struttura preesistente al Duecento.
Ancora più antico il nucleo del Castello di Tagliolo Monferrato (http://www.comunetagliolo.it) , una torre del sec. X poi rafforzata dai Genovesi e più volte rimaneggiata, in ultimo dal D’Andrade: le splendide sale interne ospitano un Archivio storico e una Biblioteca.
Arrampicato su una scarpata, il Castello di Lerma appartiene da sempre alla famiglia Spinola e non riesce - pur con ingentilimenti rinascimentali - a nascondere la sua destinazione militare.
Merita una visita Castelletto d’Orba, località turistica conosciuta per le acque oligominerali.

ACQUI TERME (http://www.comuneacqui.it)

Cose da vedere: Palazzo Vescovile, Chiesa di S. Francesco,Basilica di S. Pietro, Palazzo Municipale, Palazzo Robellini ed Enoteca Regionale, Zona Bagni¸ Museo Civico Archeologico; Museo della Civiltà contadina a Montechiaro, Chiesa di S. Lorenzo a Cavatore, Museo di arte sacra di Ponzone, Gipsoteca Giulio Monteverde a Bistagno.
Abitata dai liguri Statielli, ribattezzata Aquae Statiellae dai Romani - incantati dalle acque salutari che sgorgano in città -, antica e potente sede vescovile, Acqui vive un momento di splendore in età alto-medievale, di cui conserva numerose testimonianze come il Duomo e il caratteristico quartiere medievale della Pisterna. Sulla Pisterna vigila il Castello dei Paleologhi, già nell’XI sec. residenza vescovile e ora sede del Museo Archeologico e del Museo dei Maestri Ferrari.
Ricco il patrimonio cittadino di edifici religiosi – per esempio la basilica di San Pietro, il duomo di San Guido, la Chiesa di San Francesco - dovuto all’antica cristianizzazione della città ad opera di San Maggiorino (sec. IV)

Caratteristica nel centro cittadino è l’edicola della Fontana della Bollente, da cui sgorgano le acque terma-li curative (a 75° C), ancora oggi utilizzate negli stabilimenti cittadini, che sorgono poco distante, in Zona Bagni, segnalati dai resti imponenti del-l’acquedotto romano.
L’Acquese è un territorio ricco di sopravvivenze medievali, dislocate lungo la Val Bormida e la Valle dell’Erro, come i borghi di Montechiaro, di Ponzone, di Strevi (castello quattrocentesco), di Cassine (http://www.comuninprovincia.it/al/cassine) (che ospita il primo weekend di settembre un’affascinante Festa Medievale, arricchita da mostre, incontri e percorsi enogastronomici) e i complessi come l’Abbazia di Sezzadio (di fondazione longobarda) e l’Abbazia di Spigno Monferrato (fondata dagli Aleramici sul finire del secolo X). Pregevoli e ben conservate le torri fortificate: a Denice la struttura risale al Duecento ed è circondata da case dell’antico abitato, a Cartosio rimane la torre del castello quattrocentesco degli Asinari.
La Gipsoteca Giulio Monteverde a Bistagno raccoglie circa gessi che consentono di cogliere i diversi aspetti dell’attività del Monteverde.
Le vie del sacro
Alessandria (www.comune.alessandria.it) e dintorni

La chiesa di Santa Maria di Castello è originariamente inserita nella cinta muraria dell’antico Castrum Roboreti (ora scomparso). Già citata in un documento del 1107 presenta attualmente forme tardo-gotiche di fine secolo XV, sovrapposte alla struttura romanica triabsidata. La Chiesa, il chiostro e la sala capitolare conservano pre-gevoli testimonianze, fra cui una terracotta policroma del sec. XVI di scuola lombarda, opere attribuite di Giorgio Soleri e di Guglielmo Caccia (il Moncalvo).
Iniziata nel sec. XIV, la chiesa di Santa Maria del Carmine ha una facciata gotica a salienti e i fianchi a mattoni a vista: particolare l’interno, una “sala a gradinatura” con crociera sorretta da pilastri cruci-formi e con abside centrale poligonale.
Il complesso conventuale di San Francesco ingloba una chiesa a tre navate e volte ogivali terminata nel corso del Trecento: il riutilizzo otto-centesco come ospedale militare rende difficile il recupero degli elementi superstiti. Ospita l’esposizione permanente “Le Stanze di Artù che presenta ciclo di affreschi arturiani di Frugarolo.
Altrettanto antico è l’insediamento degli Umiliati, ordine giunto in città nel sec. XIII, impiantando una florida industria di lavorazione e tintura della lana. I resti dei laboratori sono visitabili sul retro della chiesa di San Rocco, di origine romanica con copertura gotica.
Nelle vicinanze di Alessandria, a Bosco Marengo, nasce nel 1504 il futuro Pio V, che avvia la costruzione del complesso conventuale di Santa Croce. La chiesa è esempio del desiderio di rinnovamento artistico della Controriforma, con facciata classicheggiante, navata unica e impo-nente, ricchissimo patrimonio artistico che comprende opere di Giorgio Vasari (un’Adorazione dei Magi, un Giudizio Universale, dieci tavole di storie testamentarie), il sarcofago destinato a San Pio V, elaborate cornici barocche, altari marmo-rei settecenteschi. Suggestivi i due chiostri del convento, la Sala del Capitolo e la sagrestia.
Il paese di Castellazzo Bormida, borgo fortificato da Ludovico il Moro, ospita il Santuario neoclassico della Madonna della Creta, dal 1947 patrona dei Centauri, che danno vita al raduno motociclistico estivo. Al di fuori della cinta muraria, la chiesa di Santo Stefano (o Trinità da Lungi) “extra muros” conserva del primitivo impianto romanico le absidi esterne decorate ad archetti pensili.

Casale Monferrato (http://www.comune.casale-monferrato.al.it) e dintorni
Nonostante gli interventi di abbattimento in epoca napoleonica, Casale conserva 16 chiese consacrate, tutte di notevole pregio.
La Cattedrale di Sant’Evasio viene consacrata nel 1107 e nel 1474 diventa sede vescovile. L’ambiente del vasto nartece presenta una inconsueta vicinanza con modalità costruttive dell’architettura armena e immette nelle cinque navate originariamente coperte da mosaici, i cui elementi superstiti hanno trovato sistemazione nell’area presbiterale. Nel 1404 viene collocato al centro del transetto (e qui è rimasto) il crocifisso laminato in argento sottratto al Duomo di Alessandria. In sacrestia è custodita l’unica opera rimasta in città di Gaudenzio Ferrari (morto nel 1546).

L’edificazione della chiesa di San Domenico inizia nel 1472 ed è legata al trasferimento a Casale della corte marchionale monferrina. La facciata gotica presenta l’inserimento di un portale rinascimentale di scuola lombarda. L’interno diviso in tre navate ospita tele del Moncalvo e di Pier Francesco Guala.
Vale una visita il Tempio Israelitico (Sinagoga), sorto nel 1595 in sostituzione del tempio precedente risalente all’arrivo in città di esuli spagnoli nel 1492. La modesta facciata nasconde uno sfavillante interno, sontuosamente decorato con pitture e stucchi dorati. Nei piani dei matronei è ora allestito un Museo di Storia e Arte Ebraica.

Allontanandosi dalla città in direzione ovest si arriva al Sacro Monte di Crea, nel Parco Naturale. La devozione popolare collega l’arrivo della statua della Vergine Nera alla venuta di Sant’Eusebio di Vercelli nel sec. IV e i restauri che hanno restituito una Madonna ripulita e datata al sec. XIV non hanno intaccato la tradizione. La chiesa romanica del borgo fortificato originario viene ampliata nel 1483 da Guglielmo Paleologo, committente di un pregevole ciclo di affreschi su Santa Margherita d’Antiochia. Il progetto iniziale (1589) del percorso devozionale del Sacro Monte viene ampliato fino alle attuali 23 cappelle e 5 romitori, dominati dalla Cappella del Paradiso: i gruppi statuari (terracotta policroma) risalgono a due periodi, uno a cavallo fra ‘500 e ‘600 (cui partecipano il Moncalvo e Giovanni e Nicola de Wespin), l’altro nel corso dell’’800.



Tortona (http://www.comune.tortona.al.it) e dintorni

In città sorge la basilica del Santuario Madonna della Guardia, la cui costruzione viene avviata negli anni Venti del sec. XX per sciogliere un voto pronunciato dal beato Luigi Orione (fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza) e realizzata sotto l’egida dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Edifici più antichi abbondano nei dintorni della cittadina, a cominciare dalla Abbazia di Rivalta Scrivia, residuo di un complesso cistercense risalente al 1180, istituita in Commenda nel 1478 e passato in mano private: l’opera di smantellamento viene completata nel 1810. All’interno della chiesa di Santa Maria (unita già in epoca medievale alla pieve di San Siro), a Sale (http://www.comune.sale.al.it), viene firmato nel 1165 il trattato di pace fra Pavia e Tortona: la pianta ad aula articolata in tre navate conserva soltanto i resti della stupenda decorazione affrescale, fra cui spiccano i dipinti dell’abside.Edificata nel sec. X a Pontecurone (http://www.comune.pontecurone.al.it), non distante dal tracciato della via Postumia, la Collegiata di Santa Maria Assunta (documentata dal 1175) diventa una della tappe sulla direttrice Terrasanta – Roma – Compostela, e conserva due pregevoli affreschi raffiguranti San Giacomo in veste di pellegrino. L’edificio, interamente in cotto, risale al sec. XIII ed è articolato in tre navate (quella centrale terminante nel presbiterio con volta a crociera).



Novi (http://www.comune.noviligure.al.it) e dintorni

La chiesa di Santa Maria della Pieve è legata alla nascita stessa di Novi: notevoli le absidi medievali, in fasce di mattoni e arenaria bianca. Conserva un bell’affresco di Manfredino Boxilio, raffigurante Sant’Anna con Vergine e Bambino (1474).
Nel seicentesco Oratorio di Santa Maria Mad-dalena si trova il gruppo ligneo barocco del Cal-vario, 21 figure dipinte completate a inizio ‘600. Vi è anche conservato il Compianto sul Cristo morto, preziosa terracotta di inizio ‘500.

Merita una visita la Pinacoteca della Chiesa e del Convento dei Cappuccini a Voltaggio, che raccoglie tele degli ultimi cinque secoli, fra cui spicca una Deposizione di scuola genovese attribuita ad Anton Van Dick.
La Chiesa di San Giacomo nel centro di Gavi nonostante gli interventi nel ‘600 mantiene gli elementi caratteristici romanici: la facciata in arenaria bianca e il portale con lunetta a basso-rilievo (raffigurante l’Ultima Cena).
In stile romanico sono anche le chiese di San Michele (con elementi romani di riutilizzo) e di San Martino (in frazione omonima, con campanile quadrato con archetti ornamentali) entrambe a Borghetto Borghera (http://www.comune.borghettodiborbera.al.it).
Il Santuario del Monte Spineto di Stazzano (http://www.comune.stazzano.al.it) (viene costruito fra 1623 e 1630 sul luogo di un fatto miracoloso all’epoca dell’invasione francese.

Ovada (http://www.comune.ovada.al.it) e dintorni

Chiusa al pubblico è la Loggia di San Sebastiano (già chiesa di Santa Maria), costruita su preesistenze romaniche nel sec. XIII, con affreschi risalenti al sec. XV.
Di costruzione contemporanea il santuario cittadino dedicato a San Paolo della Croce, la cui casa natale nel centro storico è insieme museo e monumento nazionale.

Nei dintorni di Silvano d’Orba troviamo la Pieve di Santa Maria in Prelio, databile al sec. IX, che conserva al suo interno numerosi ex-voto della pietà popolare, che ha provveduto a conservare anche il vicino Oratorio di San Rocco (inizi sec. XVI) e il Santuario di San Pancrazio, raggiungibile con un escursione sulla collina nei pressi del castello, con una vista incantevole sull’Appennino ligure-piemontese.


Acqui Terme ( www.comuneacqui.com) e dintorni

Il Duomo è consacrato nel 1067 da San Guido, vescovo e protettore della città: costruito su un precedente edificio paleo-cristiano, mantiene dell’originale struttura romanica l’esterno, il transetto e le absidi con monofore, mentre la facciata ha subito l’aggiunta seicentesca di un atrio a colonne. Il campanile in cotto risale agli inizi del sec. XV. Pregevoli l’altare maggiore del ‘500 e i confessionali barocchi, la cripta triabsidata divisa in piccole navate e il chiostro dei canonici (con loggia a due ordini). Nella sala del Capitolo spicca il trittico della Madonna del Monserrato del Bermejo (1480 c.ca).
La primitiva cattedrale cittadina, la basilica di San Pietro (risalente al sec. IV, epoca di San Maggiorino e della prima comunità cristiana acquese) viene modificata in età romanica e diventa abbazia benedettina, per venire infine nel sec. XVIII dedicata all’Addolorata. L’abside e il campanile sono le rimanenze alto-medievali, in un interno a tre navate con copertura a capriate.

A pochi chilometri, nei pressi di Spigno Monferrato, è possibile visitare l’alto-medievale Abbazia di San Quintino, voluta nel sec. X dal marchese Oddone, succeduto al padre Aleramo (alla cui memoria dedica la nascente struttura).
Il centro storico di Cassine è uno dei più ricchi di testimonianze storiche in terra alessandrina: al centro del borgo il complesso conventuale di San Francesco, sede della comunità monastica presente in loco dal 1232 e ora proprietà comunale. L’edificio originario (terminato fra 1330 e 1350) è stato liberato dagli interventi sette-centeschi, riportando alla luce l’originale facciata a capanna (modificata con una quarta navata nel sec. XV e con i contrafforti eretti dopo un terremoto a metà ‘600).

Da sempre sede abbaziale, Sezzadio ospita il com-plesso benedettino di Santo Stefano (risalente al sec. X e pesantemente rimaneggiato) e l’abbazia di Santa Giustina. Fondata dal sovrano longobardo Liutprando nel sec. VIII, viene ricostruita e ampliata nel 1030 dagli Aleramici, che la affidano ai Benedettini. La struttura mantiene dell’aspetto romanico la facciata e il perimetro, la planimetria a tre navate con transetto, il presbiterio sopraelevato e la cripta. Nel sec. XV viene modificata con l’inserimento di una volta a crociera e dei pinnacoli sulla facciata. Il passaggio napoleonico compromette la decorazione pittorica, cancellata con calce e intonaco e solo dalla fine del sec. XIX lenta-mente riportata alla luce, soprattutto nel transetto e nell’abside (con una Passione e un Giudizio Univer-sale risalenti al sec. XV). Pregevoli i resti della decora-zione musiva pavimentale, a tessere bianche e nere con decori geometrici e floreali.
L’enogastronomia
Il vino

La provincia di Alessandria occupa un ruolo non certo secondario nella produzione vitivinicola vanto di tutto il Piemonte, con la difesa di vini rari (Carica l’asino e Timorasso) e la produzione di 37 vini fra D.O.C. e D.O.C.G.

Barbera Il vitigno piemontese più rustico, forte, ottimo per l’invecchiamento, passa dal giovanile ros-so rubino (piacevolmente pungente) al più maturo rosso granato attenuando l’intenso profumo, rimane adatto all’abbinamento con piatti robusti.
Ci sono 6 certificazioni D.O.C.: Barbera del Monferrato e Barbera d’Asti (contenenti anche Freisa, Grignolino e Dolcetto), Gabiano e Rubino di Cantavenna, Colli Tortonesi Barbera e Piemonte Barbera.

Dolcetto Vitigno diffuso nell’Acquese e nell’Ovadese, citato in un documento del 1593, di dolce ha solo il nome, essendo il “secco” per eccellenza, ammandorlato, con un retrogusto amarognolo che lo rende adatto a gustosi risotti al tartufo come alle carni bianche.
Il Dolcetto di Acqui e quello di Ovada (con uve dolcetto al 100%) sono affiancati dal Monferrato Dolcetto e dai Colli Tortonesi Dolcetto.

Grignolino Anticamente chiamato “barbesino”, coltivato nel Casalese e nell’Astigiano fin dal 1252, color rubino chiaro, dal profumo poco intenso e dal sapore tannico, è un vino non facile, dal carattere “anarchico”, con una mutevolezza che lo rende sovente incompreso, ma anche molto amato, come un figlio capriccioso, capace di sorprenderci (da provare coi piatti di pesce!).
D.O.C. sono il Grignolino del Monferrato Casalese e il Piemonte Grignolino.


Cortese Si ottiene dal vitigno bianco Corte-se, ben ambientato nelle terre attorno a Tortona, Acqui e Novi. Il Gavi è un vino asciutto, fresco, dal colore paglierino, leggermente ammandor-lato, dal profumo insieme delicato e persistente: è ottimo per un aperitivo e si sposa alla perfezio-ne con piatti di pesce (gli antipasti), con carni bianche e con focacce.
Il Cortese di Gavi (o Gavi tout court) è D.O.C.G., mentre D.O.C. sono il Colli Tortonesi Cortese, il Cortese dell’Alto Monferrato, Il Monferrato Casalese Cortese e il Piemonte Cortese.

Moscato bianco Vitigno amato già dai Fenici, il moscato dall’Oriente ha raggiunto l’Acquese e l’Astigiano, dove è divenuto estre-mamente ricercato per la sua giusta dolcezza e la bassa alcolicità che lo rendono perfetto per i dessert e per i brindisi conviviali. La produzione alessandrina è concentrata nelle colline del Monferrato e soprattutto a Strevi.
Qui nascono l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti (entrambi D.O.C.G.) affiancati dai D.O.C. Piemonte Moscato e Piemonte Moscato Passito.

Brachetto Ricavato da uve a bacca nera (diffuse fin dal sec. XV), è un vino dolce e liquo-roso, color rubino chiaro, dal profumo mu-schiato, con sentori di frutta matura, da gustarsi giovane. Esiste anche la variante spumante.
D.O.C.G. il Brachetto d’Acqui (o Acqui, cui è dedicata l’Enoteca regionale), D.O.C. il Piemonte Brachetto.


“un vino racchiude in sé molto più di quanto certe definizioni convenzionali possano lasciar intendere: un vino, infatti, al di sopra e al di là del colore, della limpidezza, del profumo e del sapore che lo definiscono, esprime l’anima e la personalità, la storia e le tradizioni delle genti e dei luoghi che lo hanno prodotto”
(Mario Soldati)



I prodotti dell’agricoltura

La morfologia differenziata del territorio della provincia di Alessandria da esito a una particolare ricchezza e varietà di prodotti tipici.
I terreni di pianura, collina e montagna sono da sempre amati e coltivati con cura, all’insegna di una produzione di qualità che è fiore all’oc-chiello della zona e dà il meglio di sé nella produzione di qualità di verdura, frutta, formaggi e salumi, tutelati dall’Assessorato provinciale per la Promozione dei prodotti tipici e di pregio.


La produzione di frutta e verdura è calata quantita-tivamente rispetto ai secoli scorsi, ma si è mantenuta immutata la qualità di varietà locali gustose e ricercate quali la fragola alessandrina (del sobborgo di Casalbagliano) e la preziosa fragolina di Tortona, la pregiata e saporita pesca di Volpedo, l’albicocca di Volpedo, la ciliegia “precoce”di Rivarone, la ciliegia “bella di Garbagna” e le mele della Val Curone (www.vallicuronegrueossona.com), la castagna, la Mela Carla e la fagiolana (legume molto richiesto nella vicina Liguria) della Val Borbera (http://www.valborberaespinti.it).


E ancora la rapa rossa e la scorzonera (radice amara bianco-giallognola) di Casalcermelli, il sedano di Alluvioni Cambiò, la zucca di Castellazzo Bormida, le patate di Castelnuovo Scrivia, i meloni di Isola Sant’Antonio, l’aglio di Molino dei Torti. Tutti questi prodotti di nicchia danno vita ad abbinamenti enogastronomici unici.

Gastronomia

L’Alessandrino e il Casalese hanno tradizioni culinarie dai sapori tipicamente monferrini, dove robusti e ricchi di storia sono i primi piatti, come il pollo alla Marengo, gli agnolotti di stufato (conditi col sugo del medesimo stufato), gli agno-lotti di arrosti (insaporiti dal cavolo), i bolliti misti conditi con le tre salse tradizionali (bagnetto verde, rosso e salsa bianca) e la “bagna cauda” che nel suo ingrediente principale (l’acciuga) testimonia la passione locale per il salato (si dice che un alessandrino che debba scegliere fra un pasticcino e un’acciuga scelga sempre l’acciuga!). Tipici della Fraschetta (i sobborghi di Alessandria) i gnocchetti di verdure e formaggio, bolliti dopo esser stati fatti “rabatare” (rotolare) nella farina, da cui il nome di rabatòn.

Le terre confinanti con la Liguria hanno subito un influsso gastronomico oltre che culturale, e si ha oggi la possibilità di gustare aromi medi-terranei abbinati a gusti più tipicamente locali, per esempio con l’abbinamento di piatti di funghi e selvaggina a pesci conservati sotto sale (l’antica Via del Sale passava proprio di qui) come stoccafissi e acciughe.
L’influsso ligure ha prodotto una passione per le focacce (inimitabile la morbidezza della focac-cia di Novi, prodotto IGT) che si affianca alla ricca produzione di pane e grissini delle rinoma-te panetterie.
Le cuoche amano poi ricorrere alle erbe per rendere unici i propri piatti, arricchiti da odori e sapori nella cui produzione eccelle la Comunità Montana dell’Alta Valle Orba, Erro e Bormida di Spigno, che rivaleggia con la Provenza per erbe officinali e aromatiche (e per gli olii essen-ziali) coltivate sui versanti meno adatti all’agri-coltura con tecniche biologiche e biodinamiche.
Nella zona di pianura troviamo le influenze della cucina lombarda (e longobarda) con l’abitudine di servire risotti, verdure in carpione (tipica presenza anche nei menù degli agricoltori monferrini) e piatti a base di rane (per l’influenza dei vicini vercellesi e lomellini).
Pregevoli al palato e indimenticabili sono i formaggi. La produzione delle zone collinari acquesi fa concorrenza alle robiole caprine di Roccaverano (la cui zona di produzione sconfina in territorio alessandrino) e lungo tutto l’arco ap-penninico piemontese si producono da secoli le inconfondibili formaggette (o robiole) il cui gusto è prodotto inconfondibile dovuti all’unione di pascoli stesi al sole, latte caprino (a volte con una percentuale vaccina) e stagionatura tradi-zionale, vanto della Comunità montana Suol d’Aleramo - Comuni delle Valli Orba, Erro e Bormida (http://www.cm-ponzone.al.it).
Prodotto unico è il Montebore, antichissimo formaggio dalla forma tronco-conica schiacciata (ora a componente vaccina al 70 % e caprina al 30%) la cui produzione a rischio di scomparsa è ricominciata da pochi anni sotto la dicitura DOP, e rappresenta vanto (oltre che presidio enogastro-nomico) delle Val Curone (www.vallicuronegrueossona.com) e Borbera(http://www.valborberaespinti.it).
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Fra i salumi non ha bisogno di presen-tazione il filetto baciato di Ponzone (http://www.comuneponzone.it), prodotto unico del suo genere in Italia, ottenuto avvol-gendo il cuore del filetto suino (aromatizzato adeguatamente) con una pasta di salame pure suino. Apprezzatissimi il prosciutto cotto di Tortona (privo di polisfofati e di glutine), la testa in cassetta della Val Lemme, la pancetta, la coppa e la testa in cassetta tipici della Val Borbera (privi di conservanti chimici) e la muletta monferrina (prodotta nel casalese e stagionata per 3 mesi).
Caratteristici due piccoli formati: il cacciatore monferrino (del peso massimo di 4 etti, da consumare giovane entro i tre mesi, una porzione creata apposta per non far perdere tempo ai cacciatori!) e il salamino di vacca tipico di Mandrogne (carne bovina mista a lardo suino trito, ottimo sia bollito che alla griglia).

I dolci dell’alessandrino sono prodotti in varie-tà (e quantità) tali da fare la felicità dei golosi, che possono ad ogni passo scoprire prodotti indimenticabili. Ogni cittadina ha il proprio tesoro particolare, dalla ricetta mantenuta rigo-rosamente segreta e passata invariata attraverso i maestri pasticcieri. Le vetrine delle pasticce-rie traboccano di baci di dama, di baci dorati (con l’impasto arricchito di cacao), di canno-ncini ripieni di zabaione e di cioccolato, di bavaresi, di polentine di Marengo (torte di mais povere all’aspetto ma friabili e gustose), di creme di cioccolato (la famosa Giacometta, dal nome della compagna della maschera Gian-duia), di canestrelli (ciambelle mignon di pasta frolla ricoperte di zucchero).

Quasi ogni città produce un proprio tipo di amaretti, da Acqui (pregiati i morbidi amaretti del Sassello) a Ovada (http://www.comune.ovada.al.it) e a Gavi (http://www.immagine.com/gavi) (morbidissimi, dall’inconfondibile forma triangolare), mentre il Novese è rinomato per la lavorazione del cioccolato, del torrone e del croccante (che ad Alessandria sono prodotti tradizionalmente legati alla festa di Santa Lucia). A Casale Monferrato da più di un secolo si cuociono i krumiri, paste frolle prodotte secondo una ricetta custodita gelosamente, piegate a forma di “v” ed esportate in tutto il mondo nelle inconfondibili scatole di latta.