mercoledì 11 novembre 2009

alla Locanda dell'Arte di Solonghello


Sabato 26 settembre, alle ore 17, alla Locanda dell’Arte di Solonghello si terrà la presentazione del calendario 2010 Viaggio in Colombia di Ezio Gribaudo. In mostra i pastelli originali e i precedenti calendari.
Sarà presente l’artista. La mostra resterà aperta fino al 31 ottobre 2009 tutti i giorni con l’orario 10-13 / 14.30-19


Mondo lancia "Monferrato Aperto"


Col weekend pasquale è decollata una nuova proposta turistica, ideata da Mondo, consorzio che riunisce comuni, enti e realtà del territorio monferrino. Si chiama Monferrato Aperto: fino a tardo autunno, ogni secondo weekend del mese, in concomitanza con il Mercatino dell'Antiquariato di Casale e "Casale città aperta una serie di iniziative coordinate e aperture di siti artistici permetterà di avvicinarsi a questo straordinario territorio. Il progetto coinvolge cittadine e piccoli comuni, castelli, musei, chiese e santuari, enoteche e infernot, percorsi naturalistici, aziende agricole, strutture ricettive e ristoranti.
Info: monferrato.org
Il Monferrato superstar
Dalla rubrica "In cantina" de La Stampa 15-10-2009

La rinascita del Monferrato è inarrestabile e non solo in fatto di vini, ma anche di strutture clamorose come questo nuovo resort dotato di camere, una spa e ampi spazi che danno sui vigneti. I fratelli Flavio e Tiziano Barea, imprenditori di Busto Arsizio nel settore elettronico, sono stati colpiti al cuore dal fascino di queste colline. Così un antico casale del 1500 ospita oggi la Tenuta Montemagno: splendida, non ci sono parole. In quanto ai vini, al primo assaggio di sei mesi fa m’avevano colpito per la purezza; riassangiandoli ho avuto un sussulto per la coerenza: sono proprio i vini di queste terre e gli enologi Cordero e Cerutti sembrano aver voluto rispettare ciò che le mappe napoleoniche indicavano: un luogo altamente vocato alla vite. Così ai 5 ettari di vite già presenti, i fratelli Barea ne hanno accorpati altrettanti. In primavera vedrà la luce la nuova cantina, costruita in simbiosi col paesaggio secondo l’architettura tradizionale del territorio. Ora, se tutti i vini hanno convinto, a iniziare dallo spessore del Grignolino d’Asti, non posso non riconoscere che Montemagno è terra di Barbera, davvero buone. La migliore? La Barbera d’Asti “Mysterium” 2007, da una vendemmia avanzata di uve raccolte in vigneti di oltre mezzo secolo; dopo la fermentazione, l’affinamento di un anno è in tonneaux. Ha colore rubino denso che spinge un profumo carico di forza e di speziature antiche. In bocca è “importante”, ampia, di grande impatto e di persistenza molto lunga. La gemella “Austerum” 2007 proviene da vigneti più recenti ed è vinificata in acciaio. Ma ha all’origine la medesima intensità, benché non sia persistente come la prima. Ma quanto è buona! Degno di nota anche il Monferrato Bianco 2008, da sauvignon blanc (40%), timorasso (40%) e cortese (20%), che offre la stessa nota rotonda dei rossi e, col Grignolino, si contende un posto d’onore con il coniglio, vero grande piatto del Monferrato. Il Ruchè sarà un classico; ottima la Malvasia di Casorzo in tre versioni: una molto gradevole e "petillant" a “tappo raso” (bevetela col salame cotto), una passita in modo naturale e infine quella spumantizzata, rosata e molto aromatica. Il Monferrato è servito...
TENUTA MONTEMAGNO
Montemagno (AT)
via Cascina Valfossato, 9 • tel. 014163624
Una bottiglia di Barbera d’Asti Mysterium 2007: € 18


Le birre artigiane parlano "mandrogno"
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 11-09-2009


Dove andrà a finire non lo sappiamo, ma l’entusiasmo per le birre artigianali non s’è smorzato e oggi è Alessandria a firmare la sua birra. O meglio è Vincenzo Civale, che dà il nome a sei birre, nate solo tre mesi fa dopo tante sperimentazioni. La sede del Birrificio Civale è a Spinetta Marengo (s.s. 10,5 - tel. 3476772916), terra mandrogna di salamini di vacca e di rabattoni, ma in città si possono acquistare anche al beershop di Daniele Cosenza (Birraland in via Tortona, 70 - tel. 0131252973). L’ispirazione deriva dalle birre belghe dopo lunghi viaggi all’estero per carpire i segreti dei mastri birrai; la concretezza ha preso vita in un vecchio stabilimento rimodernato alle porte della città. Ora, le birre di Daniele e Vincenzo si basano su pochi e decisivi elementi: l’acqua di durezza media del territorio, malti d’orzo distico del Belgio, luppoli selezionati e lieviti generati "freschi" a ogni produzione. Ed ecco l’Alica, una bionda leggera e dissetante, delicata e fruttata, la Tempore, una saison biondissima dai profumi agrumati. La Mervisia, rossa che trae ispirazione dalle Pale Ale inglesi, più rotonda e dalle note caramellate (molto buona), infine la Ulula è una rossa dallo spiccato retrogusto amaro, dovuto a un mix di luppoli europei e americani. Ma la numero uno per me è stata la Virtute, di colore giallo carico, equilibrata e di buon corpo, ha schiuma pannosa e aroma che ricorda la pesca.


Il vignaiolo medievale
Dalla rubrica "In cantina" de La Stampa 10-09-2009

Stefano Bellotti, vignaiolo di solidi principi ecologici lo conobbi agli inizi dell’avventura, prima di aprire quel ristoro agrituristico che è uno spettacolo. Se fosse nato nel Medioevo sarebbe un condottiero solitario: ma non un don Chisciotte, forse più un Aleramo di Monferrato. Pochi mesi fa un incendio ha minacciato la sua Cascina degli Ulivi e m’ha colpito il tam tam degli appassionati di vino che si sono fatti presenti, tant’è che l’attività è ripartita a tempo record. Ho visto anche Massimiliano Alajmo, lo chef delle Calandre sorridere con approvazione mentre mi serviva il suo Monferrato bianco “Montemarino”, da uve cortese: secco, etereo, quasi che di Novi evocasse la parte ligure, avendo profumi di brezza marina. È il frutto compiuto della sua scelta, di quando un quarto di secolo fa decise di convertire la produzione ai principi biodinamici. Accanto ai vigneti (22 ettari per 100 mila bottiglie), trovano spazio l’agriturismo, l’orticoltura, la coltivazione di antiche varietà di cereali e l’allevamento di animali da bassa corte per i gruppi di acquisto. Nei suoi vigneti ci sono barbera, dolcetto, cortese e traminer. E qui viene praticato il "sovescio di erbaio" a filari alterni: una tecnica di fertilizzazione biologica. Eccezionale ho trovato il Monferrato “La Merla Bianca” 2004: una vendemmia leggermente tardiva di sauvignon e traminer sottoposte a veloce macerazione (4 ore) e fermentate in tonneaux. Riposa quattro anni in bottiglia per dare un vino dal colore oro antico, note fruttate e minerali e una ricchezza aromatica in bocca che non è sfacciata, ma si manifesta istante dopo istante. Il suo must è il Gavi “Filagnotti”, cru di uve cortese coltivate nel comune di Tassarolo e vinificate in botti di acacia. Sorprendenti anche i rossi: come le Barbera “Venta Quemada” e il “Moumbè”; l’altro è il Nibiò “Vigna Pinolo”, un dolcetto a graspo rosso: biotipo coltivato in loco da almeno un millennio (già, il Medioevo). Viene affinato in botte grande per oltre un anno: buono l’equilibrio tannico e l’ampio bouquet. Sono rossi da conquista!
CASCINA DEGLI ULIVI
Novi Ligure (AL)
strada Mazzola, 14 • tel. 0143744598
Una bottiglia di Monferrato Bianco La Merla Bianca 2004: € 18


Quel pane genuino al sapore di memoria
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 12-06-2009

Quando sono stato nella Valle dei Mulini di Gragnano mi sono commosso. Anche la valle del mio paese aveva il mulino e lì di fronte c’era la casa dove nacque mio papà. In quell’aia, proprio a giugno, ho assistito a una delle ultime battiture del grano, ignaro che quelle immagini poi avrebbero riempito solo le sagre rievocative dei paesi. E sono passati 40 anni. L’altro giorno mia moglie è tornata a casa con una confezione di 5 chili di farina di grano tenero macinata a pietra. E m’ha sorpreso perché è andata ad acquistarla in un mulino di quelli come un tempo, a conduzione famigliare, che rivende volentieri anche al dettaglio a chi si vuole cimentare con il pane fatto in casa. Il Molino in questione è quello della famiglia Bogetto di Castello d’Annone (Asti) (via Roma, 70 – tel. 0141401151) e le sue farine le utilizza e le rivende anche la macelleria Fungo, sempre in paese, che talvolta confeziona strepitosi agnolotti (già, la carne del ripieno qui non manca). Mia moglie, invece, ha fatto il pane in casa ed è venuto fuori soave, buono. Una lavorazione che va da 2 a 4 ore, a seconda del tipo. La macchina per fare il pane, oggi, è diventata uno dei regali più gettonati, e con una spesa intorno ai 150 euro - poco più poco meno a seconda dei tipi - puoi toglierti lo sfizio di mettere le mani in pasta. Ma ci vogliono farine vere e genuine come quelle che hanno il sapore, ma anche il sapere, delle cose antiche che non mutano mai.


Una croatina per pane e salame
Dalla rubrica "In cantina" de La Stampa 28-05-2009

La scampagnata ideale? Sui Colli Tortonesi nella culla del mito di Fausto Coppi, i cui paesi sono adornati da una pista ciclabile di 7 chilometri. Ma questa è anche terra di salami crudi eccezionali, e di un vino come la Croatina che ne è compagno ideale. Stupefacente è stato l’assaggio della bottiglia di Paolo Poggio (classe 1962) titolare di un’azienda vitivinicola e frutticola all’imbocco della Val Curone: Brignano Frascata, paese del famoso salame cucito. Il Colli Tortonesi Rosso "Prosone" 2007, nasce da una vendemmia di croatina della prima decade di ottobre, fermentata a temperatura naturale in acciaio e poi affinata sulle fecce fino all’estate successiva. Il colore è rubino impenetrabile e concentrato; al naso spicca intensa la polpa della frutta rossa; in bocca si celebra l’equilibrio di un sorso ricco di sfumature fruttate, decisamente uniche. Ottima impressione anche per il bianco Timorasso "Ronchetto" 2007, mentre da tre ettari vitati esposti a sud, frammezzati e ad un’altezza media di 300 mt. cresce l’uva regina di questo territorio (fin dai tempi degli Antichi Romani) per la Barbera "Campo La Ba" 2007. E siamo già al coniglio al forno.
PAOLO POGGIO
Brignano Frascata (AL)
via Roma, 67 • tel. 0131784929
Una bottiglia di Colli Tortonesi Rosso "Prosone" 2007: € 5


Anche piatti per celiaci
nel ristorante del futuro
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 10-04-2009


Quando “scoprimmo” Davide Palluda, a Canale d’Alba, aveva poco più che vent’anni e il suo locale era aperto da sei mesi: restammo folgorati e ci sbilanciammo. Oggi mi sento di farlo per un altro ragazzo, di appena 21 anni, geniale, coi piedi saldi a terra, ispirato da una famiglia che ha nel cuore il senso del bello (la zia cura un giardino straordinario, la mamma è cuoca raffinata). Lui si chiama Matteo Panfilio e dopo importanti esperienze all’estero ha aperto a Pozzolo Formigaro questa Locanda dei Narcisi (tel. 0143319822) appartata in frazione Bettole: un locale bomboniera dove appena seduto ti servono il loro pane e altre fragranze da forno irresistibili. Un biglietto da visita per continuare: tagliatelle di seppia su insalata di carciofi e pecorino, ravioli del plin ripieni di fonduta valdostana, faraona farcita di pistacchi, tiramisù al profumo di arancia e vaniglia con granita al caffè (gradioso!) e delizie al mandarino (la ricetta è di mamma Enza). Dove va forte è sul pesce, come il “pescato del giorno” in crosta di erbe e il filetto di tonno in manto di lardo. Il menu degustazione è a 35 euro, ma la novità è che questo è uno dei pochissimi locali con un’alternativa ghiotta (e seria) anche per i celiaci. Insomma è il ristorante del futuro, in tutti i sensi, nato proprio nell’era della crisi. Scommettiamo che avrà futuro?


La malvasia sapor di rosa
Dalla rubrica "In cantina" de La Stampa 26-03-2009


Ho voglia di Malvasia, ma di quella rosa, che sulle colline del Monferrato, tra la terra dei Santi (la Doc segna “Malvasia di Castelnuovo don Bosco”) e il Casalese diventa fragrante. Roberto Bava a Cocconato d’Asti, con la malvasia varietà di Schierano ha fatto un vino da Messa, il “Malvaxia Sincerum”, mentre nel paese dove dal 961 è sepolto il fondatore del Monferrato, il marchese Aleramo, vinificano la Malvasia di Casorzo. E qui a Grazzano Badoglio sembra una primavera questo vino che sa di rosa e che Dario Natta produce con orgoglio nella sua cantina, insieme a una Barbera d’Asti che un mese fa, con Gionata e Nicola, ci ha sbaccalito dopo averla accostata a una fagianella memorabile. La Barbera in questione, turgida nella sua consistenza, si chiama “Le Rose”, quasi a fare il verso al profumo possente della Malvasia, che dedico a mia moglie e al suo compleanno, sapendo che i figli saranno felici di questo bicchiere che nei locali dove si ritrovano, ancora, non hanno scoperto. A Grazzano Badoglio, da Natalina o al Bagatto, il pranzo monferrino si chiude come una preghiera con questo vino che, quando avevo vent’anni, mi servivano al calice da Moscatelli a Milano, locale naif della zona Brera... che aveva capito già tutto.
TENUTA VALARA
dei fratelli Natta
Grazzano Badoglio (At)
strada Vallescura • tel. 0141925512
Una bottiglia di Barbera d’Asti Le Rose” 2007: € 9


Alla casa del popolo rinasce l'osteria
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 13-02-2009


Se è vero, come è vero, che la crisi aguzza l’ingegno, è impressionante registrare come in tre paesi contigui si sia compiuta la rinascita dell’osteria. Così se a Felizzano c’è la Torre dei fantastici agnolotti e a Solero l’Antica Bettola, ad Abazia di Masio è rinata la Casa del Popolo fondata nel 1901. Dal 2005, dunque, l’Antico Forno dell’Abbazia delle Roncaglie (tel. 0131799004 - strada Comunale di Monvicino, 15), alimentato a legna, ha ricominciato a sfornare pane, focacce, farinata e pizze. Merito di Franco Perfumo, in arte Cikito, che ha reso vitale questo complesso di architettura isolata in mezzo alla campagna, frutto di un geniale architetto di cui si son perse le tracce. Ci sono andato con l’orgoglio di entrare in un luogo che i miei genitori ricordavano per le feste da ballo nel primo dopoguerra. E sono entrato col pensiero di Teresa, la madre di Franco, che nella mia infanzia gestiva il mitico Belvedere di Abazia di Masio. E qui ho riassaggiato il suo bagnetto verde, che è il più buono del mondo (non ho dubbi!), l’insalata russa cremosa, la zuppa di ceci con le costine di maiale, la farinata alta e poi le pizze a sfoglia, sottili, fatte con la farina biologica del Mulino Marino di Cossano Belbo. E ho bevuto la Barbera di Perfumo di Nizza, acidula e fragrante. E se non ho pianto dalla felicità è solo perché non ero solo.


Quei biscotti profumano di Piemonte
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 23-01-2009


Grandi novità intorno a Felizzano (uscita casello A21). A Quattordio visitate il maestoso relais Rocca Civalieri (tel. 0131797333), con la consulenza in cucina di Luigi Caputo (ex Balbo di Torino). Ha una spa, un centro convegni, camere e naturalmente un ristorante ambientato in quel vecchio Piemonte che rivive. Ma di Piemonte parla anche Daniela Caviglia, un caso di seme della memoria che si risveglia. Lei è titolare dell’azienda Mia (strada Vallestrero, 1 • tel. 0131772578), e ci tiene a dire: «mia nonna era una Riccardi». Daniela è la dimostrazione vivente che la vita è la realizzazione del sogno della giovinezza, con un nonno che costruì la stazione di Porta Nuova a Torino e la zia che a Morbello “sfornava pane e focaccia in un forno a legna”. Da qui la nascita dei biscotti “Magie del Benessere” e “Magie del Monferrato”, dove ogni chicca è confezionata con la foto di un paese. E Cella Monte è abbinato al biscotto con uva passa chinata “Rosa del deserto” (ottimo con la Moscatellina di Franco Pigino, raro vino che sa di rosa). Col dna del nonno ha inventato un impianto di spremitura meccanica a freddo di semi oleosi. E da qui una serie di prodotti con farina vegetale. Ma che buoni i frollini, sono 22, con l’effigie dei tarocchi (i Tarocchiso) venduti con tanto di “bugiardino”. Brava Daniela! All’inizio del 2009 ci voleva questo vento fresco di creatività e fiducia.


La panna cotta buona si gusta nel castello
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 02-01-2009


Mi sono divertito sabato scorso quando una comitiva di amici da Milano mi ha chiesto di guidarli in una gita fuori porta. Ed ho pensato: il Monferrato è un’idea. E mentre arrivavano spaiati con le loro auto sul piazzale di Castell’Alfero, sentivo che erano ammirati dal balcone del castello che dava sulla campagna. Poi a tavola Marisa ha fatto il pranzo degno del nome l’Osteria del Castello (tel. 0141204115). Regale. Non c’è altro termine per descrivere la carne cruda, l’insalata russa, il vitello tonnato, i cardi in bagna caoda. Qui non si scherza: lo capisci dall’indaffararsi delle donne in cucina e poi dalla soavità di quegli gnocchi al sugo di salsiccia che sanno di patate, dagli agnolotti succulenti e dai tajarin gialli cotti in un secondo e irrorati di burro e di tartufo. Regina anche delle carni: la trippa, il coniglio al vino bianco, il capretto che richiama la Barbera. Ma il più bel divertimento è stato osservare l’espressione degli amici quando è arrivata la panna cotta tremula (questa è la migliore in assoluto, è il prototipo). E l’hanno voluta tutti, dopo le prime ritrosie dovute ai ricordi di un prodotto industriale che ha imbastardito questa gloria delle nostre terre. Poi, il giro per i colli, verso Aramengo per un saluto al sommo Guido Nicola (insoddisfatto per la stagione dei tartufi) e Vezzolano, per ritrovarsi con Alessandro Meluzzi, che ha casa a pochi passi, e stare davanti all’oggettività del bello. Che quel giorno ha fatto il paio con l’oggettività del gusto di Marisa.


La Barbera aiuta i bimbi di Nairobi
Dalla rubrica "Dolce&Salato" de La Stampa 20-11-2008

Giancarlo Campazzo, 46 anni, sindaco di Morbello, da un decennio ha le redini dell’azienda agricola di famiglia sormontata da un castello. Lì sorge anche la cantina originaria, che Giancarlo ha ammodernato nel corso degli anni, dotandola anche di uno spazio degustazione. Due ettari di proprietà e acquisto di uve selezionate tra Acquese e Ovadese per 30 mila bottiglie l’anno. Siamo in Alta Langa, in una zona eroica per la vite… e questo che fa? Destina una percentuale delle vendite dei suoi vini top al progetto "World Friends" (www.world-friends.it) promossa dal medico acquese Gianfranco Morino, per i bambini che abitano nelle baraccopoli di Nairobi. Una raccolta di fondi che ha permesso la costruzione di un nuovo ospedale pediatrico che verrà inaugurato il 29 novembre. Già, avrebbero bisogno loro d’essere aiutati. E invece… Io provo un debole per la sua Barbera del Monferrato "Le Surie" 2007, da una vendemmia della prima decade di ottobre eseguita sul “grandioso” territorio di Terzo e di Montabone. E’ un vino vivace, cremoso, autentico che fa il paio con la Barbera d’Asti "Baccarossa" 2007, vinificata anch’essa in acciaio ma con fermentazione più lunga e il Dolcetto d’Acqui "Mas de Garon" 2007, realizzato con le omonime uve coltivate su vigneti caratterizzati da rese basse e con età media di 30 anni. Vini autentici, vini veri. Come chi li produce.
CAMPAZZO GIANCARLO
Morbello (Al)
frazione Costa, 36 • tel. 0144768975
Una bottiglia di Barbera del Monferrato “Le Surie”: € 9


La barbera perfetta
Dalla rubrica "In cantina" de La Stampa 11-09-2008


Un pro memoria da chi non è profeta in patria per Gerry Scotti, che domani a Casale Monferrato festeggia la Docg della Barbera del Monferrato superiore. Ora, risale al novembre 2002, nella Cittadella Militare di Alessandria, la storica degustazione che diede il via a questa idea. La Barbera ha patria solida nel Monferrato, che travalica le province di Asti e di Alessandria. E un paese dove questo rosso ha le spalle solide è Montegrosso d’Asti, dove il sottoscritto e Marco Gatti hanno trovato il loro vino top dei top. Nasce sulle alture dello "Zucchetto", dove Franco Roero - che è solo un timido perchè sarebbe da indicare come un leader - fa una Barbera schietta e senza fronzoli "di una volta". Franco e Lucia, per l’esattezza, vignaioli in dieci ettari per 50 mila bottiglie. Quando è tempo di vendemmia, provvedono alla divisione di 5 partite di uve, e la selezione migliore sarà per la Barbera d’Asti Superiore affinata poi 18 mesi in tonneaux. Il campione 2006 è perfetto: ampio, complesso, profondo, emozionante nel suo incedere alla viola e alla mandorla. Fa il paio con la Barbera d’Asti "Carbunè" e la Barbera d’Asti "Cellarino" (barrique) e vivaddio con un campione vivace, che già mi sogno sulla bagnacaoda. Gerry io (invece) ti invito.
FRANCO ROERO
Montegrosso d’Asti (At)
via Zucchetto, 8 • tel. 0141956160
Una bottiglia di Barbera d’Asti Superiore 2006: € 14


Un merlot e un sauvignon in Val Rilate
Dalla rubrica "In cantina" de La Stampa 28-08-2008


A forza di consulenze per altre aziende, il quarantunenne Davide Rollaon poteva avere solo un sogno: produrre un vino tutto suo. L’ha realizzato rilevando un’azienda agricola in Val Rilate, in quell’Astigiano pieno di castelli, riassestando vecchi vigneti. Sette ettari vitati (22 mila le bottiglie annuali) per dare vita a un mix di tradizione e innovazione. Lo è, a sorpresa, il Monferrato Bianco Nisol 2006, da una vendemmia della terza decade di agosto di uve sauvignon blanc, refrigerate con macerazione a freddo e quindi pressate la prima notte. Poste sui lieviti da settembre a gennaio, ed affinate esclusivamente in acciaio, regalano un vino paglierino di ottima brillantezza; al naso ha profumi floreali molto intensi, in bocca il sorso è complesso, di stoffa, rotondo, decisamente elegante. Quindi, i due "gemelli diversi" della Doc Monferrato Rosso: il "Rovigne" 2007, da nuovi filari di merlot, vinificati in acciaio (90%) e in piccola parte in barrique (10%), e il più strutturato "Sophora" 2007, da vinificazione separata di uve merlot (fermentate e affinate in barrique), cabernet sauvignon e barbera. La Barbera d’Asti Vignasone 2007 è vinificata in acciaio (90%), mentre una parte minore fermentata in barrique. Diventerà famoso.
CANTINA VIGNASONE
Montechiaro d’Asti
Strada Comunale Vignasone, 3/5 • tel. 3472424700
Una bottiglia di Monferrato Bianco Nisol 2007: € 10


LA BOTTEGA DL’UISOT
Cerrina Monferrato (Al)
via Nazionale, 96 - tel. 014294193
Riposo settimanale: martedì



Nel cuore della Valle Cerrina merita una sosta la Bottega Dl’Uisot di Massimo Gonella e Maurizio Pallanza. Si tratta di una bottega storica situata sulla strada della Valle Cerrina che unisce il bar-caffetteria all'enoteca e alla boutique del gusto. Aperto dalle 7 del mattino alle 20,30 della sera, offre classiche colazioni, taglieri di salumi e formaggi per un pranzo veloce, aperitivi e la possibilità di fare un acquisto di valore. I vini presenti sono circa 220 e contano bottiglie prevalentemente del territorio, con una sezione dedicata alle etichette dei grandi piemontesi come Barolo e Barbaresco e un reparto dei vini d'Italia. Interessante anche la selezione di birre artigianali, sia italiane sia d'abbazia belghe. Nella zona enoteca anche i salumi come la Muletta di Miglietta e il salame di Varzi di Thogan Porri e poi formaggi piemontesi e italiani, torte, biscotti, confetture, vasetti di sfiziosità...


NERO DI STELLE
Moasca (At)
Piazza Castello, 8 - tel. 0141856182


Nel Monferrato astigiano, per una sosta all'insegna di vino e buon cibo, non può mancare una sosta a Moasca nell'osteria vineria che ospita anche la bottega del vino: il Nero di stelle ambientato in chiave antica e moderna all’interno del castello del paese. Qui la cucina è quella classica piemontese, con vitello tonnato, agnolotti del plin e l’immancabile, buon coniglio. Ampia la scelta dei vini, che naturalmente abbraccia tutto il patrimonio vitivinicolo monferrino.


CAVALLERO MARCO ERNESTO
Penango (At)
Via Mazzini, 25 - fraz. Cioccaro - tel. 0141917818


Il primo assaggio del Grignolino di Floriana e Marco Cavallero fu una decina di anni fa durante una di quelle "Giornata di resistenza Umana" di Papillon che aveva come centro la Locanda del Sant'Uffizio di Cioccaro di Penango. C'era ancora il padre di Floriana, che ci aprì delle bottiglie di Grignolino di anni addietro ed il sottoscritto e Marco Gatti non ci capacitavamo che fossero così eccellenti. La cantina che nei messaggi di questo sito viene indicata è questa. Produce Grignolino d'Asti e Barbera, il prezzo delle bottiglie in cantina è di 4,00 euro e durante Golosaria ha ricevuto parecchie visite.

martedì 10 novembre 2009

GIU' LE MANI DAL CROCIFISSO!

Inserito da Gianluca Valpondi il Sab, 11/07/2009 - 04:09.

Quei muri appesi ai Crocefissi…
Posted: 05 Nov 2009 01:46 PM PST
Gesù è stato giudicato – duemila anni fa – dalle varie magistrature del suo tempo. E sappiamo cosa decise la “giustizia” di allora.
Oggi la Corte europea di Strasburgo ha emesso una sentenza secondo cui lasciare esposta nelle scuole la raffigurazione di quell’Innocente massacrato dalla “giustizia umana” viola la libertà religiosa.
E’ stato notato che semmai il crocifisso ricorda a tutti che cosa è la giustizia umana e cosa è il potere ed è quindi un grande simbolo di laicità (sì, proprio laicità) e di libertà (viene da chiedersi se gli antichi giudici di Gesù sarebbero contenti o scontenti che una sentenza di oggi cancelli l’immagine di quel loro “errore giudiziario” o meglio di quella loro orrenda ingiustizia).
Ma discutiamo pacatamente le ragioni della sentenza di oggi: il crocifisso nelle aule, dicono i giudici, costituisce “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”.
Per quanto riguarda la prima ragione obietto che quel diritto dei genitori è piuttosto leso da legislazioni stataliste che non riconoscono la libertà di educazione e che magari usano la scuola pubblica per indottrinamenti ideologici.
La seconda ragione è ancor più assurda. Il crocifisso sul muro non impone niente a nessuno, ma è il simbolo della nostra storia. Una sentenza simile va bocciata anzitutto per mancanza di senso storico, cioè di consapevolezza culturale, questione dirimente visto che si parla di scuole. Pare ignara di cosa sia la storia e la cultura del nostro popolo.
Per coerenza i giudici dovrebbero far cancellare anche le feste scolastiche di Natale (due settimane) e di Pasqua (una settimana), perché violerebbero la libertà religiosa.
Stando a questa sentenza, l’esistenza stessa della nostra tradizione bimillenaria e la fede del nostro popolo (che al 90 per cento sceglie volontariamente l’ora di religione cattolica) sono di per sé un “attentato” alla libertà altrui.
I giudici di Strasburgo dovrebbero esigere la cancellazione dai programmi scolastici di gran parte della storia dell’arte e dell’architettura, di fondamenti della letteratura come Dante (su cui peraltro si basa la lingua italiana: cancellata anche questa?) o Manzoni, di gran parte del programma di storia, di interi repertori di musica classica e di tanta parte del programma di filosofia.
Infatti tutta la nostra cultura è così intrisa di cristianesimo che doverla studiare a scuola dovrebbe essere considerato – stando a quei giudici – un attentato alla libertà religiosa. In lingua ebraica le lettere della parola “italia” significano “isola della rugiada divina”: vogliamo cancellare anche il nome della nostra patria per non offendere gli atei? E l’Inno nazionale che richiama a Dio?
Perfino lo stradario delle nostre città (Piazza del Duomo, via San Giacomo, piazza San Francesco) va stravolto? Addirittura l’aspetto (che tanto amiamo) delle vigne e delle colline umbre e toscane – come spiegava Franco Rodano – è dovuto alla storia cristiana e ad un certo senso cattolico del lavoro della terra: vogliamo cancellare anche quelle?
Ma non solo. Come suggerisce Alfredo Mantovano, “se un crocifisso in un’aula di scuola è causa di turbamento e di discriminazione, ancora di più il Duomo che ‘incombe’ su Milano o la Santa Casa di Loreto, che tutti vedono dall’autostrada Bologna-Taranto: la Corte europea dei diritti dell’uomo disporrà l’abbattimento di entrambi?”
Signori giudici, si deve disporre un vasto piano di demolizioni, di cui peraltro dovrebbero far parte pure gli ospedali e le università (a cominciare da quella di Oxford) perlopiù nati proprio dal seno della Chiesa?
Infine (spazzata via la Magna Charta, san Tommaso e la grande Scuola di Salamanca) si dovrebbero demolire pure la democrazia e gli stessi diritti dell’uomo (a cominciare dalla Corte di Strasburgo) letteralmente partoriti e legittimati (con il diritto internazionale) dal pensiero teologico cattolico e dalla storia cristiana?
La stessa Costituzione italiana – fondata sulle nozioni di “persona umana” e di “corpi intermedi” (le comunità che stanno fra individui e Stato) – è intrisa di pensiero cattolico. Cancelliamo anche quella come un attentato alla libertà di chi non è cattolico?
E l’Europa? L’esistenza stessa dell’Europa si deve alla storia cristiana, se non altro perché senza il Papa e i re cristiani prima sui Pirenei, poi a Lepanto e a Vienna, l’Europa sarebbe stata spazzata via diventando un califfato islamico.
Direte che esagero a legare al crocifisso tutto questo. Ma c’è una controprova storica. Infatti sono stati i due mostri del Novecento – nazismo e comunismo – a tentare anzitutto di spazzare via i crocifissi dalle aule scolastiche e dalla storia europea.
Odiavano l’innocente Figlio di Dio massacrato sulla croce, furono sanguinari persecutori della Chiesa e del popolo ebraico (i due popoli di Gesù) che martirizzarono in ogni modo e furono nemici assoluti (e devastatori) della democrazia e dei diritti dell’uomo (oltreché della cultura cristiana dell’Europa e della civiltà).
Il nazismo appena salito al potere scatenò la cosiddetta “guerra dei crocefissi” con la quale tentò di far togliere dalle mura delle scuole germaniche l’immagine di Gesù crocifisso.
Non sopportavano quell’ebreo, il figlio di Maria, e volevano soppiantare la croce del Figlio di Dio, con quella uncinata, il simbolo esoterico dei loro dèi del sangue e della forza. Lo stesso fece il comunismo che tentò di sradicare Cristo dalla storia stessa.
Se le moderne istituzioni democratiche europee si fondano sulla sconfitta dei totalitarismi del Novecento, non spetterebbe anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo considerare che la tragedia del Novecento è stata provocata da ideologie che odiavano il crocifisso (e tentarono di sradicarlo) e che i loro milioni di vittime si ritrovano significate proprio dal Crocifisso?
Non a caso è stata una scrittrice ebrea, Natalia Ginzburg, a prendere le difese del crocifisso quando – negli anni Ottanta – vi fu un altro tentativo di cancellarlo dalle aule: “Non togliete quel crocifisso” fu il titolo del suo articolo.
Scriveva:
“il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? (…) Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano”.
La Ginzburg proseguiva:
“Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo… prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini… A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.
Con tutto il rispetto auspichiamo che pure i giudici lo apprendano. “Il crocifisso fa parte della storia del mondo”, scrive la Ginzburg.
Infine il crocifisso è il più grande esorcismo contro il Male. Infatti non è il crocifisso ad aver bisogno di stare sui nostri muri, ma il contrario. Come dice un verso di una canzone di Gianna Nannini: “Questi muri appesi ai crocifissi…”. Letteralmente crolla tutto senza di lui, tutti noi siamo in pericolo.
Antonio Socci
Da Libero, 4 novembre 2009
Cari amici,
gli avvenimenti di questi giorni ci riconducono al centro del messaggio cristiano di salvezza. Per quanto negativi, possono darci uno scossone salutare.
Innanzi tutto dobbiamo mettere la croce al centro della nostra vita, perchè è da essa che viene la salvezza del mondo. Dobbiamo adorarla, amarla, abbracciarla. Senza accogliere la croce non possiamo salvarci.
L'impero delle tenebre odia la croce, perchè da essa è stato sconfitto. Non dobbiamo meravigliarci se esistono i nemici della croce che, con falsi pretesti, vogliono espellerla dal mondo. Essi però non possono nulla se noi la teniamo ben stretta alla nostra vita.
Combattiamo la buona battaglia in difesa della croce. Dobbiamo non solo viverla, ma anche renderla visibile, perchè gli uomini, compresi quelli che la combattono, ne hanno bisogno per non perdersi.
Mettiamo la croce nelle nostre case, nelle nostre stanze e su di noi, come segno di fede, di gratitudine e di salvezza. Mettiamola ovunque possibile, perché la croce è il più grande esorcismo di cui il mondo ha bisogno.
Ripetiamo durante questa settimana questa bella invocazione: "Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perchè con la tua santa croce hai redento il mondo".
Vostro Padre Livio (direttore di Radio Maria)