Dalla fine degli anni Ottanta sentiamo parlare con insistenza dell’amianto (asbesto), dell’impatto nocivo che ha sull’ambiente, eppure per decenni, durante il boom industriale, si è utilizzata per i più svariati impieghi una fibra che era in buona parte costituita da amianto, denominata “eternit” dal nome della ditta che la produceva. Con questo materiale si costruivano: a) lastre ondulate per la copertura dei tetti delle case e dei capannoni industriali, b) tubi per la condotta di acqua potabile negli acquedotti pubblici e privati, c) pannelli isolanti per le carrozze ferroviarie, d) isolanti termici per uso privato, e) vasche per il contenimento dell’acqua potabile, ecc. In seguito si è scoperto che gli accessori appena citati, in stato di degrado tendono a sbriciolarsi e, se la fibra è asciutta, si libera nell’aria una polvere ricca di amianto che inalata può provocare con altissima probabilità l’asbestosi ( una patologia cronica del tessuto polmonare), il carcinoma polmonare e il mesotelioma, un particolare cancro letale che colpisce la membrana che riveste il polmone (pleura) e a volte l’intestino. Orbene, gli esperti informano che se questo materiale, altamente inquinante, è mantenuto bagnato si riduce di molto la diffusione della polvere nociva nell’ambiente e con essa i relativi rischi. Del resto in ottemperanza al disposto della legge 257/92, si sta già provvedendo a sostituire le tubature dell’acqua potabile e le stesse vasche di accumulo sono quasi del tutto scomparse, benché queste strutture essendo a contatto con l’acqua non presentassero, probabilmente, nell’immediato un pericolo per la salute. Infatti, studi mirati al riguardo affermano non esserci una connessione evidente tra l’aumento dei tumori intestinali e il consumo di acqua potabile trasportata dai tubi sopra citati, costituiti da fibra di cemento-amianto.
Ben diverso è il discorso sulle coperture degli immobili, infatti, sono ancora parecchi i palazzi ( molti dei quali appartengono all’Amministrazione pubblica), le case e i capannoni che hanno per tetto le lastre ondulate “eternit”, e per bonificare il tutto in tempi brevi occorrerebbero ingenti capitali che né il pubblico erario né, tantomeno, i privati sono in condizione di esborsare, data la congiuntura economica del momento. D’altronde si è sempre sentito dire che se dette coperture sono integre non rappresentano particolari rischi per la salute, ben altra cosa è la copertura costituita da lastre in precario stato di conservazione che liberano nell’ambiente, trasportate dal vento, le particelle dannose che se aspirate possono creare conseguenze letali. Su queste ultime è d’obbligo intervenire immediatamente affinché si possa eliminare ogni possibile rischio per la salute.
Alla luce di quanto premesso, l’UDC di questa città sottolinea l’urgenza di un monitoraggio sulle coperture esistenti in città e in provincia, alla ricerca di questi materiali particolarmente inquinanti, tutto ciò in ottemperanza e in concerto con una legge emanata di recente dalla Regione Piemonte in materia. È necessario, tuttavia intervenire con una rapidità assolutamente improrogabile sull’immobile in stato di abbandono e di degrado sito tra via Massaia e Spalto Borgoglio, fronte parcheggio Tiziano (individuato e fotografato da Enrico Asinaro), che ha copertura costituita da lastre ondulate del tipo cemento-amianto, in cui vi sono evidenti spaccature e sbriciolamenti della fibra. Si tratta dunque di un pericolo per la salute dei cittadini, in quanto dallo sfaldamento di quel materiale di copertura si liberano nell’aria le particelle d’amianto sopra citate, che trasportate dal vento possono diventare un grave pericolo per chiunque abbia la sventura di inalarle.
Grazie per l’ospitalità.
mercoledì 3 dicembre 2008
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