mercoledì 3 dicembre 2008

Il Pacchetto
anti-crisi del Governo







A cura di:

Dipartimento Economico Unione di Centro
On. Gian Luca Galletti

Con la collaborazione di:
Francesco Lucà
Antimo Sambucci

Il Governo ha varato un pacchetto di misure che nelle intenzioni mira a contrastare la crisi finanziaria, ridare potere reale d’acquisto alle famiglie, sostenere lo sviluppo delle imprese e dare un impulso alle opere strutturali.
Il Governo, nonostante la gravità della crisi e a differenza di quanto fatto dagli altri Paesi europei, ha presentato un piano “minimalista”.
Il piano vale circa 6,3 mld di euro e gli interventi previsti, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno una validità limitata al solo esercizio 2009.

PROPOSTE PER LE FAMIGLIE
- Bonus alle famiglie con redditi fino a 20.000 euro
A partire da febbraio 2009 verranno concessi bonus da 200 a 1.000 euro alle famiglie reddito da lavoratori dipendenti, con figli e pensionati.

TIPOLOGIA BONUS LIMITE DI REDDITO CONTRIBUTO FAMILIAREGIORNALIERO CONTRIBUTO PROCAPITE GIORNALIERO
PENSIONATICONIUGISENZA FIGLICONIUGI CON UN FIGLIOCONIUGI CON DUE FIGLI CONIUGI CON TRE O PIU’ FIGLI 2003004505001.000 15.00017.00017.00020.00020.000 0,550,821,231,372,74 0,550,410,410,340,55

COMMENTO: Appare evidente che l’intervento per le famiglie è del tutto insoddisfacente, sia per la ridotta entità del contributo, sia per la limitata soglia massima di reddito che permette di accedere al contributo. Infine, appare come una misura UNA TANTUM, valida solo per l’anno 2009.
Basti pensare, ad esempio, che come si evince dal precedente prospetto sopra riportato, una famiglia con due figli e un reddito familiare lordo inferiore a 20.000 euro (circa 1.400/1.500 euro al mese) avrà un contributo di soli 1,37 euro al giorno per tutta la famiglia e 0,34 centesimi al giorno per ogni componente il nucleo familiare.
Non si tratta, quindi, di una politica per la famiglia, ma di una politica assistenzialista.
In questo momento di difficoltà economica bisognava avere il coraggio di investire sulle famiglie del ceto medio, quelle che oggi soffrono maggiormente e che avrebbero potuto rilanciare i consumi se sostenute.


IL BONUS FAMIGLIE
3,54 MILIONI pensionatiin famiglie monocomponenti fino a 15.000 euro
2,95 MILIONI famiglie con 2 componentireddito fino a 17.000 euro
627 mila famiglie con 3 componenti reddito fino a 17.000 euro
569 mila famiglie con 4 componentireddito fino a 20.000 euro
158 mila famiglie con 5 componentifino a 20.000 euro
52 mila famiglie con oltre 5 componentifino a 22.000 euro
88 mila famiglie con disabiliredditi fino a 35.000 euro


- Ridefinizione del tasso sulle rate pagate dalle famiglie per i mutui prima casa
PER I CONTRATTI IN ESSERE: Dal 2009 il tasso applicabile alle rate sui mutui entro il 31/10/2008, per l’acquisto della prima casa, non potrà essere superiore al 4%. Lo Stato si accollerà gli eventuali differenziali tra gli importi a carico del mutuatario e quelli derivanti dall’applicazione del nuovo tasso.
PER I NUOVI CONTRATTI: se sottoscritti dal 1°gennaio 2009 il tasso sui mutui variabili avrà come base sui cui calcolare lo spread il tasso BCE. Le banche, comunque, avranno piena discrezionalità sul tasso di interesse totale.

COMMENTO: Questa manovra è tardiva, sarebbe stata molto utile nel 2008, anno in cui i tassi erano crescenti e corrispondentemente sono cresciute le rate dei mutui delle famiglie italiane.
Avrà, invece, un effetto molto limitato nel 2009, in previsione di un ulteriore taglio dei tassi previsto nei prossimi giorni di 0,50-0,75 % da parte della BCE.
A quel punto i tassi dei mutui variabili scenderanno naturalmente ad un tasso molto vicino, se inferiore, al 4%.
Il problema per le famiglie si potrà ripresentare nel 2010 e quel punto la manovra non sarà più in vigore.
Per i nuovi contratti, quelli stipulati a partire dal 1° gennaio 2009, la manovra prevista non ha alcun effetto reale. Le banche prenderanno a riferimento il tasso BCE, che è sicuramente più basso dell’interbancario (EURIBOR) in vigore oggi, ma non avendo previsto alcun limite allo spread, non faranno altro che aumentare quest’ultimo.
A riprova di tutto questo basti pensare che dalla relazione tecnica si evince che il costo della riduzione dei mutui è di circa 250/350 milioni di euro.









- Blocco delle tariffe su autostrade e riduzione delle tariffe energetiche
Per le tariffe autostradali si impone un blocco sui pedaggi autostradali con durata 4 mesi.
Per le tariffe di luce e gas è previsto, solo per le famiglie svantaggiate, una revisione al ribasso (max 15%).

COMMENTO: la promessa di abbassare le tariffe sembra un mero spot, in quanto le stesse tariffe dovrebbero comunque scendere nei prossimi mesi a causa del drastico calo del petrolio. E comunque, ancora una volta, si interviene solo in ambito assistenziale.


- Estensione degli ammortizzatori sociali e proroga della detassazione di premi ed incentivi. Accantonata la detassazione degli straordinari
Proroga per la detassazione dei salari di produttività (premi ed incentivi) per redditi fino a 35.000 euro annui (rispetto ai 30.000 attuali). Resta invariato il limite di detassazione: era di 3.000 euro per 6 mesi, viene confermato a 6.000 euro per un anno. Sono incluse le categorie che fanno riferimento a personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso.
Destinato 1 miliardo in 4 anni (2009/2012) agli ammortizzatori sociali, con estensione del sostegno in deroga ai lavoratori atipici e a lavoratori a tempo indeterminato nei settori in cui non erano previsti.

COMMENTO: Si giudica positivamente la misura, anche se dovuta vista la congiuntura economica, che riguarda il rafforzamento del fondo per gli ammortizzatori sociali.
L’estensione del sostegno anche ai lavoratori atipici, i cosiddetti precari, appare invece il solito spot. Infatti, il sostegno è troppo limitato sia nell’importo, solo il 5% del reddito conseguito l’anno precedente, sia nella platea dei lavoratori inclusi nel sostegno, solo quelli che hanno prestato l’attività in zone e settori dichiarati in “stato di crisi”.
Per fare un esempio, un precario che nel 2008 ha lavorato per 6 mesi, a 1.000 euro al mese, avrà diritto, se verrà licenziato e rimarrà senza lavoro per più di due mesi consecutivi, ad un’indennità, nel 2009, di 300 euro una tantum. Si commenta da sé.


FISCO E IMPRESE

- Riduzione dell’acconto IRES e IRAP di novembre
Si applica un riduzione del 3% sull’acconto d’imposta con scadenza 30 novembre. Tale misura vale esclusivamente per i soggetti IRES, ossia essenzialmente per le società di capitali.
COMMENTO: la riduzione esclude inspiegabilmente le persone fisiche soggette all’IRPEF, ossia società di persone e imprenditori individuali che sono la stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese italiane.
La misura appare di poca sostanza, in quanto il beneficio è soltanto temporale.

- Deducibilità del 10% dell’IRAP ai fini IRES e IRPEF
A partire dal periodo d’imposta in corso al 31/12/2008, è concessa la parziale deducibilità (10%) dell’IRAP dalla base imponibile rilevante ai fini IRES e IRPEF. La deduzione è considerata “forfetaria” e si pone l’obiettivo di offrire respiro alle imprese. La misura è apprezzabile, anche se di modesto impatto.

- Versamento dell’IVA a debito solo al momento dell’incasso del corrispettivo pattuito
La misura, auspicata anche dall’Unione di Centro, introduce il principio del versamento dell’IVA secondo criteri di “cassa” anziché di competenza. Tale intervento rappresenta una forma di respiro per le imprese, costrette finora a versare allo Stato imposte senza aver ottenuto i corrispettivi di beni e servizi dai propri debitori.
COMMENTO: Hanno recepito una nostra proposta, ma il contorno della misura è poco definito, in quanto la disposizione viene applicata solo per gli anni 2009, 2010 e 2011 ed è sospesa in attesa dell’approvazione dell’UE.

Paradossale l’aumento dell’IVA dal 10% al 20% per le pay-tv.
La misura non fa che penalizzare soprattutto Sky, che possiede la maggior parte degli abbonamenti.
L’intervento, oltre a costituire un grave episodio di conflitto di interessi (Sky è concorrente diretta delle tv possedute dal Premier), non farà che penalizzare soprattutto le famiglie, sulle quali ricadrà il necessario futuro aumento degli abbonamenti necessari a sopperire all’aumento delle imposte.

- Revisione degli Studi di Settore
La revisione, definita congiunturale, si propone di modificare i parametri e gli indici di congruità su cui si basano i meccanismi di accertamento della base imponibile.
Ciò viene fatto al fine di tenere conto degli effetti della crisi economica su imprese e lavoratori autonomi, con particolare riguardo a determinati settori e realtà territoriali. La norma, pur giusta, è molto vaga e rimanda ai meccanismi di rinvio ad atti del MEF. Sarà possibile esprimere un giudizio solo quando saranno noti i nuovi parametri.
- Garanzia statale dei crediti alle PMI attraverso i Confidi
Il Fondo di Garanzia per PMI e Confidi viene esteso alle imprese artigiane e rifinanziato. E’ potenziato dalla garanzia di ultima istanza dello Stato. Il tetto massimo di garanzia ammonta a 450 milioni di euro.
COMMENTO: la misura è giusta, ma non viene stabilito il criterio mediante il quale verrà applicata la misura. Il tutto è rimandato ad un successivo decreto del MEF.
- Recupero crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione
La procedura per snellire e velocizzare il recupero crediti nei confronti della PA verrà stabilità con un futuro decreto.
Il giudizio è sospeso, in attesa dei criteri in base ai quali, nei tempi e nell’ammontare, verrà stabilita la restituzione dei crediti.
- Intervento pubblico nel capitale delle banche.
Saranno utilizzati alternativamente due strumenti per la partecipazione statale al capitale delle banche in difficoltà: obbligazioni subordinate perpetue oppure obbligazioni convertibili. La misura vale all’incirca 12 miliardi di euro. Entrambe le misure produrranno l’effetto di incidere sull’indice di patrimonializzazione rispetto alle attività a rischio (CoreTier1). Le banche dovranno fare espressa richiesta affinchè lo Stato sottoscriva tali strumenti. Il decreto non si espone (ma rimanda ad un successivo provvedimento) sulla remunerazione di tali bond, la subordina agli utili eventualmente distribuibili. E’ rimandato ad un successivo decreto il principio secondo cui le banche in cui interviene lo Stato debbano considerare un reinvestimento delle risorse ottenute nella concessione di credito a famiglie e PMI.
COMMENTO: è necessario prevedere fin da ora i meccanismi che vincolano i prestiti statali alla concessione di credito a famiglie ed imprese. Previsto un codice etico, ma nessun riferimento all’obbligo che le banche finanziate procedano ad una decurtazione degli stipendi per manager e dirigenti.


CONCLUSIONI
Si può sostenere che il Piano messo a punto dal Governo appare troppo dispersivo, cioè per accontentare tutti (famiglie, imprese, lavoratori e banche), in considerazione delle scarse risorse impiegate, finisce per non soddisfare nessuno.
La scarsità delle risorse è dovuta anche alle scelte compiute fino ad oggi dall’Esecutivo. Se non avessero abolito l’ICI sulla prima casa, aiutando cosi in particolar modo i ceti medio-alti, se non avessero maldestramente tentato di salvare Alitalia, se non avessero “regalato” soldi a Roma e Catania oggi avrebbero potuto fare un pacchetto di interventi di altri 12 miliardi di euro. Con soli 6 miliardi, invece, sarebbe stato meglio finalizzare gli interventi a favore delle famiglie, nell’ottica del rilancio dei consumi che avrebbe poi portato benefici anche alle imprese.
Ricordiamo che la nostra proposta di 1.200 euro per ogni famiglia con un figlio più 600 euro per ogni altro figlio avrebbe avuto un costo di circa 6 miliardi di euro e tale misura avrebbe offerto un beneficio reale alle famiglie italiane.
Per le imprese mancano interventi importanti come, ad esempio:
· Misure di impulso agli investimenti delle PMI, come credito d’imposta o detassazione degli utili reinvestiti in ricerca ed innovazione;
· Un piano di incentivi agli investimenti in efficienza energetica per le imprese;
· Un piano di sostegno ai settori che maggiormente risentiranno della crisi.
Manca, inoltre, un piano per il rilancio delle opere nel mezzogiorno d’Italia. Sempre per il Sud, manca una vera e propria politica di incentivi allo sviluppo e di azioni volte a facilitare l’accesso al credito per le PMI.
Emblematico, in tal senso, è il continuo taglio operato al Fondo per le Aree Sottosviluppate.

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