mercoledì 3 dicembre 2008

Lasciamo perdere gli slogan lanciati contro la riforma Gelmini sulla scuola, e
in particolare sulle classi ponte che vedono schierati sullo stesso fronte
Bossi e Berlusconi.
Il fatto è che continuare nel solito schema, di matrice
leghista, a cui si è legata però anche la Gelmini, per cui la ghettizzazione
degli immigrati è cosa buona e giusta, spolverando apartheid e classi ghetto,
spaccaindoli per "problema didattico", è qualcosa che non ha né capo né coda in
un Paese che si dichiara democratico.
"Una proposta vergognosa", così l'ha
definita Pierferdinando Casini, e non c'è nessuna ragione al mondo per cui
anch'io, in qualità di segretario dell'UDC alessandrina ma anche di privato
cittadino, non mi dichiari assolutamente d'accordo con quella dichiarazione.

Comprendo Maroni che deve reggere il moccolo a Bossi per cui qualunque sua
dichiarazione assume quasi l'aspetto di una verità insindacabile, se non
addirittura dogmatica, ma che si muovano sulla stessa linea anche politici che
per un verso si dichiarano profondamente convinti e consapevoli della necessità
di integrare gli stranieri, soprattutto i più piccoli, e dall'altra accettano
senza battere ciglio quella che è una vera e propria segregazione razziale,
perdonatemi ma proprio non riesco ad accettarlo.
Apartheid; non esiste termine
più appropriato per definire una legge balorda come quella che Berlusconi,
Bossi, Maroni hanno concepito e che la Gelmini sta tentando di applicare
pedestremente.
Possibile non ci si renda conto che il modo più rapido per
imparare una lingua, qualunque lingua, è quella che un termine inglese
definisce "full immersion".
Un metodo utilizzato da tutti coloro che decidono
di imparare o approfondire una lingua, e per far ciò si "immergono" in toto
nell'ambiente più indicato, vale a dire, il luogo dove quella lingua è
praticata quotidianamente.
I risultati migliori - registra Famiglia Cristiana -
si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della
lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida"
(2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati,
approvate anche dalla Lega.
Non solo, lo stesso giornale ricorda l'esistenza di
un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre
diversi livelli di lingua italiana concludendo che "il Governo potrebbe
rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale"
approvata dal Parlamento italiano".
E non è finita, è previsto che con la
lingua italiana i bambini stranieri debbano apprendere anche il «rispetto di
tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura
religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la
«comprensione dei diritti e dei doveri».
Domanda: vogliamo scommettere che se
quelle stesse domande le rivolgiamo ad un bambino italiano delle elementari lo
mettiamo fortemente in crisi? Innanzi tutto perché se di origine siciliana ma
residente a Torino per motivi di lavoro, delle tradizioni territoriali e
regionali torinesi non gliene può fregar di meno. Le apprenderà, certo, ma con
il tempo e vivendo "full immersion" fra i torinesi, i milanesi, eccetera.
La stessa cosa vale per i bambini che arrivano in Italia da altri Paesi, se li si
vuole integrare veramente, e non solo a parole, si attivino quei corsi
aggiuntivi per l'insegnamento della lingua italiana citati in precedenza e la
si smetta di trovare soluzioni prevaricatrici e impraticabili nei confronti di
bambini che si trovano in Italia perché i loro genitori sono quì solo per
lavorare.
Sempre che la Lega non abbia intenzione, prossimamente, di imporre a
Berlusconi & C. l'approvazione di qualche altra norma in favore della purezza
della razza, perché la strada è quella, la storia insegna, anche se non a tutti
evidentemenete

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