domenica 28 settembre 2008

La più alta forma di carità.


Spettabile direttore,
Papa Paolo VI diceva che la politica è la più alta ed esigente forma di carità che l’uomo possa compiere. Queste parole, ancora oggi, risuonano come un monito ed un insegnamento per chi “fa’ politica”, esse sono state, fino ad ora, la luce che ha illuminato ogni nostro passo nel lungo e spesso tortuoso cammino politico. A molti farà sorridere una simile affermazione, anche se è stata espressa da un uomo pio e santo come PaoloVI, ma a noi invece commuove e ci aiuta a far capire ed a comprendere quanto la carità possa abbracciare tutto e tutti e non avere confini di sorta. La politica è al servizio dell’uomo e badate, non dell’uomo politico, ma dell’uomo cittadino a cui è per vocazione rivolta ed oggi più che mai è chiamata a farsi carico di un problema drammatico capace di minare persino le basi di una serena e legittima convivenza civile. La società odierna, cioè, è trafitta da un male silente celato dalla pubblicità che spesso ostenta una ricchezza ed un’opulenza non corrispondente alla realtà. E’ la nuova povertà figlia di una disoccupazione ed emarginazione che ha radici profonde che affondano in un precariato sempre più diffuso e non ancora vinto. Siamo di fronte ad una nuova tipologia di poveri, “i lebbrosi dei tempi moderni” come li chiamerebbe S.Francesco di Assisi, e così aumentano drammaticamente nella nostra città, il numero dei senza tetto, non immigrati clandestini, ma sempre di più ex cittadini, prima stimati, considerati e persino stipendiati, mi si consenta l’espressione, da un sistema che li ha dimenticati lasciandoli ai margini della società. I “nuovi poveri” non sono analfabeti, fra essi troviamo sempre di più laureati e diplomati. Il tema è di forte attualità se solo si considera che secondo l’ISTAT sono 2,6 milioni le famiglie in stato di povertà, cioè dotate di un reddito inferiore ai 936 euro mensili. Precarizzazione del lavoro, contrazione del welfar, fragilità familiare, disoccupazione e fallimento economico sono i fattori che hanno allargato la soglia della povertà a fasce sociali prima ritenute indenni da una simile piaga sociale. E qui è il punto, che cosa fa’ la politica per loro, per le famiglie sempre più in difficoltà, e non solo quelle a monoreddito, ad arrivare a fine mese? Si sente spesso che la colpa è dell’euro, ma non è così, troppo facile, è anche e soprattutto colpa del sistema economico-politico. Dopo 40 anni risuonano ancora profetiche le parole di Papa PaoloVI il quale esaminando i diversi motivi degli squilibri sociali, mette in guardia da un sistema che considera il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti ed obblighi corrispondenti e ribadisce che l’economia deve essere al servizio dell’uomo, perché il progresso non è tale se non è di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Ed oggi? Oggi non è cambiato nulla se si considera che è proprio di pochi giorni fa’ l’appello di Papa Benedetto XVI all’ONU a mantenere l’impegno di sconfiggere la povertà e le malattie nonostante le nuove difficoltà provocate dalla crisi finanziaria globale. La politica, quindi, deve farsi portavoce e strumento di uomini come Ernesto Olivero, un esempio di cittadino totalmente al servizio dei più poveri, fondatore del Sermig(Servizio Missionario Giovani), fondatore dell’Arsenale della Pace, punto di incontro fra culture, schieramenti diversi per conoscersi e dialogare; e come dimenticare l’opera realizzata dalla nostra concittadina Madre Teresa Grillo Michel, ammirabile modello di santità nonché educazione civica rivolta verso il prossimo. In Alessandria, inoltre, mi preme ricordare l’inestimabile opera realizzata da comuni cittadini impegnati nella Comunità di S.Egidio, che mi permetto di chiamare “i santi silenti”, gioielli di una città ancora sorda verso la solidarietà, e gli esempi potrebbero continuare. Uno degli aspetti fondamentali delle linee emergenti di lotta alla povertà consiste nell’orientamento verso politiche sociali attivizzanti e cioè i poteri pubblici, di concerto con le parti sociali, devono operare in maniera più consistente e convinta contro un sistema economico sempre più carnefice delle fasce più deboli e così pur rischiando di risultare blasfemo, mi permetto di affermare che il lavoro è vangelo soprattutto per le giovani generazioni, vittime di una mobilità e flessibilità che si traducono facilmente in precarietà, dando vita ad un variegato universo di attività a tempo determinato, part-time, a progetto ecc..facendo ritardare drammaticamente scelte di vita fondamentali come l’uscita di casa, il matrimonio, la costruzione di una nuova famiglia. Insomma viviamo una guerra non dichiarata fatta di inquietudine, insicurezza, mancanza di speranza che mina la già debole psiche delle nostre umane debolezze, Alla politica, e non solo alla società civile, alle associazioni, al volontariato, spetta l’arduo compito di dare una risposta risolutiva e concreta, ma soprattutto credibile. Voglio terminare con le parole di un giovane magistrato ucciso dalla mafia, il quale scisse: “Al termine della nostra vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili.”
Davide Nocito e Giovanni Barosini
Segreteria UDC di Alessandria

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