NON SI ARRIVA PIU’ ALLA FINE DEL MESE
Tempi duri, tempi di vacche magre, anzi, magrissime! Non passa giorno che andando a far spesa, ci si trovi a combattere con il continuo, inesorabile, aumento dei prezzi che, qualora attacchi i beni voluttuari, pazienza, ce ne potremmo fare una ragione rinunciandovi. Quando però, i prezzi in ascesa riguardano beni di prima necessità come, ad esempio, il pane quotidiano, o la pasta, allora è proprio il caso di prendere, come si dice, “il toro per le corna”.
E questo per non finire travolti da continui, e troppo spesso, aumenti ingiustificati.
Il prezzo del pane è di ben quindici volte superiore a quello del grano che attualmente viene pagato agli agricoltori su valori simili a quelli di quindici anni fa dopo essere costantemente diminuiti.
E’ quanto afferma la Coldiretti che considera ingiustificati i rincari fino al 20 % per pasta e pane, sulla base dell’andamento di mercato dei cereali. Per ogni euro speso in pasta fresca non più di 5 centesimi servono per pagare il grano prodotto dagli agricoltori a conferma di come sia strumentale imputare ai prodotti agricoli la responsabilità di aumenti così rilevanti al consumo.
Vale la pena ricordare, precisa la Coldiretti, che con un chilo di grano dal prezzo di circa 21 centesimi al chilo si riesce a produrre con la trasformazione in farina e con l’aggiunta d’acqua, un chilo di pane che viene venduto ai cittadini, a valori variabili da 2,5 Euro al chilo per il pane comune a 5 Euro e oltre per i pani più elaborati, con prezzi ancora molto più alti per i dolci.
Se poi consideriamo che, da una breve indagine, alcuni panettieri di Alessandria non tengono neppure il pane “semplice”, va da sé che il rincaro di massa deciso a tavolino dai panificatori suona come una beffa.
Ma i rincari annunciati non trovano giustificazione neanche in una presunta mancanza di cereali Made in Italy in quanto secondo l’ultima rilevazione Ismea la produzione di frumento duro nel 2007 in Italia, riferisce la Coldiretti, è aumentata rispetto allo scorso anno dello 0,9 % per 4,13 milioni di tonnellate, mentre per il grano tenero l’aumento è dello 0,6 % per una produzione di 3,23 milioni di tonnellate. Il rischio è che gli allarmi servano, sostiene la Coldiretti, a coprire la volontà di aumentare le importazioni dall’estero di prodotti da spacciare come Made in Italy a fini speculativi in assenza di una adeguata informazione di etichetta.
Per questo la Coldiretti chiede l’immediata applicazione della legge 204/2004 sostenuta dalla raccolta di 1,5 milioni di firme di cittadini per indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli impiegati negli alimenti e consentire scelte di acquisto consapevoli anche a vantaggio della rintracciabilità delle produzioni dopo i recenti allarmi sanitari.
Le stime preliminari sull’inflazione di settembre fornite dall’Istat, registrano un aumento generalizzato dei prezzi nel settore alimentare. Il fatto clamoroso è che se ne sia accorta persino l’Istat, denunciano Adoc, Adusbef, Codacons e Ferconsumatori, i quali sostengono che, per la prima volta, anche l’Istat conferma gli allarmi lanciati dalle organizzazioni dei consumatori.
In particolare, pane e cereali hanno registrato a settembre un aumento tendenziale del 4,5 %, mentre per il pane, l’incremento è stato del 7,3 % e per la pasta del 4,5 %. Per quanto riguarda le carni, il pollame ha segnato un 6,7 % tendenziale a settembre, mentre il latte ha registrato un più 3,4 %.
E’ noto, sottolineano le associazioni dei consumatori, che l’Istat tende piuttosto a sottostimare le variazioni al rialzo dei prezzi e il fatto che questa volta l’Istat concordi sostanzialmente con le stime delle associazioni lanciato nelle settimane scorse vuol dire che l’allarme è tutt’altro che infondato.
Le quattro associazioni concludono il comunicato sollecitando il Governo a decretare al più presto l’emergenza prezzi intervenendo con ogni strumento a sua disposizione per salvare migliaia di famiglie dalla bancarotta.
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