AMBIENTE E MEZZE VERITA’
“Sulla salute della gente non si deve creare allarmismo per fini politici”
Nelle ultime settimane la nostra città è stata oggetto di una serie di accuse di un certo ambientalismo di maniera, usato a fini strumentali politici come elemento di accusa verso il Sindaco in carica, quasi che i problemi ambientali abbiano una origine recentissima.
Da tale quadro la nostra città è stata dipinta a tinte fosche, quasi come un girone infernale, infestato da miasmi e microbi (con tanto di fotografie sulla stampa di grottesche mascherine mediche, che notoriamente hanno una funzione ben diversa e non servono certo ad impedire di aspirare bacilli, come sanno, seriamente, gli addetti ai lavori). Allora, poiché il tema ambientale è una cosa seria, cominciamo a parlarne in modo serio, con dati e informazioni.
Intanto non è affatto vero che la nostra città è una specie di agglomerato di inquinamento da terzo mondo.
Infatti, il Rapporto Ecosistema Urbano 2008. effettuato da Legambiente con l’elaborazione dell’Istituto di Ricerche Ambiente d’Italia, e pubblicato su il Sole 24 Ore nel mese di ottobre 2007 (su dati dei Comuni del 2006, e quindi ben prima della nostra amministrazione), indagando sul quadro ambientale nei 103 comuni capoluogo di provincia attraverso una serie di parametri (e non solo pretestuosamente su uno), dimostra che non c’è una città in grado di stagliarsi nettamente sopra le altre per qualità ambientale complessiva.
Vero, dirà qualcuno, che la logica del “mal comune mezzo gaudio” non soddisfa, ma intanto documentiamo ai nostri denigratori due cose semplici e vere: la prima, che non è vero che siamo un caso limite, la seconda, che l’ambiente non è di destra o di sinistra.
Si rileva poi una seconda considerazione: le condizioni di salute di un territorio non si misurano, negli studi seri, solo puntando il dito (per ragioni evidenti di parte) su una questione, ma analizzando un paniere di indicatori (nello studio in esame ben 125), che osservano molti elementi (Pm10, passeggeri del trasporto pubblico, sistemi di raccolta rifiuti, sistemi di smaltimento fanghi, depurazione, NO2, solo per citarne alcuni).
Ma accettiamo pure (per ora, indicheremo prossimamente altri temi su cui vi sono ben altre responsabilità) il confronto su un solo parametro, quello del Pm10 o polveri sottili: ebbene, nel 2006 la nostra città era al 75° posto in classifica, con valori sopra la media, ma per onestà intellettuale noi riconosciamo che non era la sola, trovandosi con ben altri 33 Comuni capoluogo a segnalare, con le centraline, valori al di sopra del limite normativo.
Una sola domanda: perché allora, con un Sindaco di sinistra, l’Assessore Provinciale all’Ambiente non aveva nulla da dire? Non mi pare corretto interpretare i dati per fare politica. E poi gravissimo farlo usando la demagogia per creare allarmismo tra i cittadini. Parliamo pure dei Pm10, che, a giudizio di questi ambientalisti a metà, sarebbero la causa delle malattie della gente (tanto da dover mettere mascherine per girare in città, poco prima di evacuarla). Ebbene, si leggano la dichiarazione del famoso oncologo Umberto Veronesi, intervenuto a Milano alla presentazione dello “Studio su mobilità e inquinamento da Pm10 in ambito urbano”.
“Non è vero, ha detto Veronesi, che le polveri sottili (Pm10) sono tra le prime cause di tumori polmonari”.
Sulla base della triste classifica rappresentata dal rapporto ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (dati 2004), Veronesi ha indicato che ai primi posti per i rischi alla salute ci sono la cattiva alimentazione (35%) ed il fumo da sigaretta (30%), mentre l’inquinamento atmosferico incide in modo marginale, collocandosi penultimo in classifica (2%). Non basta: un altro luogo comune vuole che siano le auto le principali responsabili di tale inquinamento, che pure come abbiamo ricordato ha un peso minore sulle gravi patologie. E’ una convinzione errata. Secondo gli ultimi dati ufficiali (anno 2004) della Commissione Europea, pubblicati su Il Sole 24 Ore, il traffico privato contribuisce alla produzione della CO2 di origine umana solo per il 12% contro il 14 dei trasporti pubblici, il 16 delle attività industriali, il 19 dei consumi domestici, il 39 degli impianti di produzione di energia. Secondo i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità, sopra citati, il traffico stradale che va a gasolio è responsabile solo del 29% delle emissioni di Pm10, ma le auto incidono, su tale percentuale, solo per l’8%, e di questa ultima percentuale, solo l’1% è generato dalle vetture che sul libretto di circolazione risultano compatibili con le direttive Euro 3 e Euro 4, cioè quelle di ultima generazione.
Come si legge, non sono opinioni, ma dati, e non di parte, perché tra le fonti di uno studio commissionato al Csst (Centro Studi Sistemi di Trasporto) si posso citare l’Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e servizi tecnici) e l’Arpa (Agenzia regionale prevenzione e ambiente della Lombardia.
E non si pensi che il parco auto di recente generazione sia minoritario, perché a livello italiano esse oscillano tra il 30% ed un 45% del totale. Quindi, impedire a tale parco auto di circolare, ad esempio con sistemi di chiusura totale del traffico, incide in misura millesimale sul contenimento delle polveri sottili.
Vogliamo allora costringere le persone anziane a non circolare in centro città perché non hanno le risorse finanziarie per acquistare un’auto di nuova generazione? Ma quanti chilometri percorrono queste persone, qualcuno lo ha calcolato, oppure si vuole andar dietro alle esigenze di incremento di vendite delle case automobilistiche? Seriamente, recenti studi, basati sulla chiusura dei principali centri urbani italiani negli scorsi anni, dimostrano che gli stop al traffico non servono a ridurre la quantità di polveri sottili presenti in atmosfera, perché sono altre, come si è visto, le principali cause inquinanti: sono le fabbriche, le centrali termiche, i sistemi di riscaldamento.
Ma è comodo, per giustificare scelte politiche quali la chiusura del centro storico, usare l’ambiente come deterrente, sfruttando l’ignoranza della gente su questi temi così specifici e per addetti ai lavori. Comodo, ma politicamente scorretto.
Per questo, se vogliamo ragionare di ambiente in termini seri e non con una presuntuosa ottica di parte, dobbiamo predisporre piani integrati di difesa dell’ambiente, che esaminino tutti i parametri, basati su dati e non su opinioni, con il supporto di autorevoli esperti, affinché vadano veramente a difendere i cittadini, e non a costituire errate premesse preconcette e, come si è dimostrato, del tutto inutili a ottenere una reale tutela della salute pubblica.
Piercarlo Fabbio
venerdì 3 ottobre 2008
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