IL PETROLIO VOLA: CI SALVA L’EURO. PER ORA
L’inarrestabile corsa del prezzo del petrolio, che ieri ha toccato la quota record di 89 dollari, verso la barriera psicologica dei 100 dollari al barile (una misura internazionale che equivale a 159 litri) è un evento dal quale gli italiani non hanno ancora subito le conseguenze nelle loro tasche. Nel senso che, ad esempio, il prezzo della benzina non è schizzato all’insù come sarebbe stato normale. Il merito? E’ tutto del dollaro la cui persistente debolezza ha finora compensato quasi del tutto l’impennata del prezzo del greggio.
Ma fino a quando potrà durare la forza dell’euro che ci consente di acquistare petrolio pagandolo quasi allo stesso prezzo di prima solo perché servono meno dollari in cambio di un barile? La pacchia (si fa per dire) non potrà durare a lungo. La debolezza del dollaro, infatti, è destinata a finire quando George Bush lascerà l’anno prossimo la Casa Bianca al suo successore (Hillary Clinton, Barach Obama o chi altri) il cui obiettivo primario sarà quello di ridurre l’impegno delle truppe americane in Iraq. A quel punto il biglietto verde tornerà a rafforzarsi e noi finiremo inevitabilmente per sentire la morsa piena del prezzo del petrolio. A meno che il prezzo del barile, nel frattempo, non torni a scendere a livelli più accettabili (che gli esperti indicano tra i 40 ed i 60 dollari).
E’ una previsione verosimile? Tutto dipende dalle tensioni in Medio Oriente (il braccio di ferro tra gli Stati Uniti e l’Iran non depone bene in questo senso) e dalla ripresa economica mondiale sulla quale pesa non poco l’enorme fame di energia di paesi come Cina e India che stanno crescendo a un ritmo del 10% l’anno.
Per non legare i nostri destini a quanto succede fuori da casa nostra, l’Italia ha una sola strada da percorrere che, a parole, il Governo ha già detto di voler seguire: quella di usare l’elevatissima tassazione della benzina come cuscinetto per compensare il rialzo del petrolio.
Ogni volta che sale il greggio, il Governo ridurrebbe le tasse in modo di lasciare invariati i prezzi al consumo. Ma la confusa situazione politica italiana renderà possibile tradurre questa semplice promessa in realtà?
venerdì 3 ottobre 2008
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